Sulla scia di Zambrotta e Berna, Vita Nova dantesca per Verdi?
Tra la fine degli Anni '90 e i primi 2000, dopo una breve transizione da mezzala, Gianluca Zambrotta, nato esterno offensivo e ala, consolidò il proprio status di importantissima realtà del calcio italiano, e successivamente internazionale, trasformandosi in vero e proprio terzino fluidificante. Tra Juve, Barcellona, e Milan, il nazionale azzurro, tra i protagonisti assoluti della kermesse teutonica del 2006, si impose da titano del pallone proprio grazie all'intuizione di Marcello Lippi, che prima in bianconero, poi in azzurro, lo rese punto cardine della squadra, da laterale difensivo, su entrambe le fasce a seconda della necessità.
E, a proposito di protagonisti del trionfale Mondiale di ormai un quindicennio fa, sono numerosi i giocatori che, arrivati al cuore della propria carriera, hanno beneficiato di un cambio di ruolo, spesso costituito da un arretramento nel proprio baricentro d'azione, e talora per ragioni più di necessità che di scelta. Quello di Andrea Pirlo l'esempio più evidente, che, nato trequartista, fu reinventato regista davanti alla difesa da Ancelotti, rappresentando tuttora uno dei punti di riferimento nel ruolo, lungo la storia del calcio. Proprio lo stesso Pirlo che sta ora provando a imprimere la stessa svolta nella carriera di Federico Bernardeschi, ricollocandolo, "alla Zambrotta", come terzino sinistro, dopo anni di ardua collocazione sulla trequarti juventina. Anche Camoranesi, da ala e mezzala, riuscì a "riciclarsi" a dovere, garantendosi ulteriori anni da protagonista; senza contare i vari Nesta, Materazzi, Zaccardo, tutti terzini trasformati definitivamente in centrali difensivi.
Cosa ha a che fare tutto ciò con Simone Verdi? È semplice: appare evidente la sua possibile evoluzione in termini di posizione in campo, e raggio d'azione. Per lo più inefficace sul fronte offensivo ormai da quasi tre anni, dopo il suo addio al Bologna, il ventottenne sta invece rendendo a dovere in un ruolo "alla De Paul", nel 3-5-2 di Davide Nicola, abituato ad avere a che fare con giocatori che, lungo la propria carriera, hanno arretrato la propria zona di competenza (Izco, Behrami, lo stesso De Paul). Non per forza un percorso irreversibile: un'occasione, piuttosto, per completarsi, magari con una prospettiva da tuttocampista, alla "Papu" Gomez, la cui verve, certo, è più unica che rara. Un'alternativa che, sicuramente, potrebbe consentire all'ex-Napoli di rilanciarsi appieno, nella prospettiva di una permanenza da protagonista in maglia granata.