Sopra un'altalena d'incognite
Sette punti in cinque gare, recita l'ultimo ruolino di marcia granata. E soprattutto tre sconfitte nell'arco di trentacinque giorni. In serie B, l'ha ripetuto sino alla noia, Ventura: puoi vincere con chiunque, ma anche subire sberle da chiunque. Una considerazione che al "Castellani" di Empoli è calzata a pennello, consentendo di mantenere così una "buona" media punti in quell'inviso campo di calcio. Tuttavia non può essere un alibi, questo comune denominatore del torneo cadetto. Il ko toscano ha delle analogie con quello di Brescia; squadra di casa che fa la voce grossa in un'occasione e viene premiata, e compagine ospite a rincorrere senza mai acciuffare la preda. Siamo entrati nel cuore del campionato, e i granata faticano a ritrovare il passo autunnale. Anzi, in questo 2012 non sono mai riusciti a riguadagnarlo, in particolar modo lontano dall'Olimpico. Peccato veniale, se si ficca il naso nei giardini altrui, dove si registrano sorprese interessanti: il Pescara battuto in casa dal Bari, il Sassuolo rimontato a Grosseto, le debacle di Padova e Varese, che confermano quanto sia fondamentale ritrovare in ogni settimana gli stimoli adeguati per affrontare una nuova ed insidiosa sfida, magari sette giorni dopo una goleada. L'esempio lampante lo mostrano palesemente gli ultimi due risultati consecutivi del Toro: il cappotto rifilato al Gubbio e la scoppola subita ieri in terra empolese. Da una parte, questa altalena su cui i granata si dondolano da settimane, non sortisce effetti drammatici, soprattutto a livello di classifica. Ma il rovescio della medaglia, illustra una compagine affamata a settimane alterne, non supportata dalla freschezza psico-fisica, risorsa spesso latitante in primavera. La gara contro l'undici di Aglietti, in questo senso, è stata paradigmatica. Premesso che il Torino avrebbe meritato senza dubbio il pareggio, e forse qualcosa di più, si sono evidenziati alcuni nei non esattamenti benigni. Se la difesa regge, il centrocampo è in corto circuito. Iori e Basha appaioni spremuti, e Vives è in pre-allarme. E constatando la lungodegenza di Suciu e la totale noncuranza dell'apporto che può fornire De Feudis, l'immediato futuro non appare luminosissimo. Sulle fasce Surraco incarna la discontinuità, Stevanovic è in evidente debito d'ossigeno e Guberti in fase di "ricostruzione" fisiologica. Il reparto offensivo si poggia sovente su alcuni assoli degli attaccanti; il feeling tra la varie coppie messe in vetrina dal tecnico genovese in questi mesi, non è mai stato eccelso. Antenucci si intende meglio con Meggiorini rispetto a Bianchi, ma poi sottoporta è necessario far male, altrimenti il lavoro sfuma in un batter d'occhio. Il cinismo non è l'arma letale di questo Toro, ormai è assodato, però si può pigiare sul tasto della volontà e della cattiveria agonistica. Prima di Pasqua, c'è lo sbarco della Reggina, appuntamento imperdibile con i tre punti. Dopo un 6-0 casalingo ed una caduta antipatica, si ripresenta la possibilità di tornare a far festa. A patto che Ventura riesca a sgomberare il cielo da qualche nuvola sinistra.