Santana: "Il correre e il sacrificarsi, penso, sia dentro di me"
Santana colpisce soprattutto per la grande umiltà con la quale si pone nei confronti del calcio e la voglia che ha di mettersi a disposizione della squadra e dei compagni più giovani. E’ fondamentalmente un po’ timido, ma simpatico e schietto.
Lei calcisticamente è nato come esterno, ma nelle ultime stagioni è stato utilizzato più dietro le punte. Come sta vivendo che Ventura l’abbia riportata al suo ruolo?
“Io devo vedere la fascia vicino a me e Ventura mi ha riportato al mio ruolo, spero di riuscire a fare bene quello che mi chiede il mister. Ora devo solo lavorare e capire bene i movimenti che il mister ci chiede e piano piano andando avanti migliorare in tutte le cose”.
Ventura basa molto il gioco sugli esterni e a loro chiede un gran lavoro, lei come pensa di inserirsi in questo contesto?
“Tutto questo penso di averlo dentro e credo di aver sempre dato il massimo per la squadra quindi il correre e il sacrificarsi è dentro di me e farò quello che mi chiede il mister e dopo i movimenti vengono le caratteristiche principali che ognuno ha”.
Qual è la sua caratteristica tecnica principale?
“Saltare l’uomo, cerco di farlo il più spesso possibile qualche volta ci riesco e qualche altra no, ma ci provo sempre”.
Ammettere che non sempre riesce in quello che fa non è da tutti e sicuramente i tifosi lo apprezzeranno, soprattutto perché lo dice adesso, in tempi non sospetti.
“Io sono fatto così (sorride, ndr), oggi sono venuto in conferenza stampa, ma non sono molto portato a parlare in pubblico quindi passerà del tempo prima che ci rivedremo, però se non giocherò bene verrò a parlare con voi giornalisti volentieri. Comunque spero che i tifosi possano apprezzarmi di più per quello che farò in campo”.
Calcia preferibilmente di desto o di sinistro?
“Di destro, il piede sinistro mi serve solo per salire le scale”.
Anche se è arrivato da pochi giorni e non conosce ancora molto il mister come si trova con lui?
“Mi trovo bene è ho l’impressione che lavori tanto ci chiede di fare tanti movimenti in campo ed è un allenatore di alto livello e spero e penso che questo sia un anno importante per me, perché comunque torno a giocare nel mio ruolo con un allenatore che fa giocare tanto gli esterni”.
Il ritiro è appena cominciato, ma fisicamente come si sente?
“Fatica ne sto facendo perché corriamo tanto, ma mi sento bene e riesco a fare tutto perciò sono contento per come sta andando”.
Che tipo di campionato si aspetta poiché negli ultimi anni la serie A si è un po’ livellata verso il basso?
“Sarà molto difficile perché comunque in questi anni è cambiato tutto, nessuna partita è scontata e vincere non è facile. Bisogna lavorare tantissimo ed essere un gruppo unito, ma lo siamo già. Ho trovato un grandissimo gruppo, dei bravi ragazzi umili che corrono e lottano tutti insieme e questo, credo, che sia la cosa più importante per affrontare il campionato di serie A”.
In squadra, almeno al momento ci sono anche tanti ragazzi giovani e molti non hanno mai giocato in serie A. Come vede una formazione così composta con pochi elementi che hanno già affrontato sfide importanti?
“E’ vero che ci sono dei ragazzi, ma ho visto che sono già abbastanza maturi e lavorano concentrandosi al massimo, di solito è difficile vedere giovani così concentrati e che stanno attenti a eseguire tutte le cose che chiede il mister. Quindi già si parte da una base molto importante”.
Questo forse aggiunge maggiori responsabilità a giocatori come lei che hanno più esperienza e ai quali quindi spetta una maggiore responsabilità?
“Indubbiamente in questi casi chi ha più esperienza ha molto da dare ai compagni più giovani sia nei momenti positivi sia in quelli negativi, quindi il nostro sarà un apporto importante anche per i giovani che in certi momenti hanno bisogno dell’aiuto di chi è più esperto”.