Salvate il soldato Longo: né parafulmine né mago con la bacchetta magica
Non avrebbe mai detto di no Moreno Longo alla chiamata per accomodarsi sulla panchina della prima squadra del Torino perché lui è uno del Toro. Il compito per quanto arduo non lo spaventa. Saranno i suoi quasi 44 anni, li compirà fra pochi giorni il 14 febbraio, che lo pongono fra i giovani allenatori emergenti, sarà la consapevolezza di essersi preparato bene a fare l’allenatore, sarà che un po’ di gavetta l’ha fatta prima nel settore giovanile e poi in Serie B e anche un pochino in Serie A, ma è soprattutto che conosce il Torino, pregi e difetti, avendovi giocato e allenato nel settore giovanile, quindi, sa che dovrà e non poco contare sulle proprie forze e su quelle dei suoi stretti collaboratori.
Longo ha sedici partite per prima di tutto ricostruire il Torino, perché una squadra che in otto giorni ha subito quindici gol in tre gare più altri due nella partita precedente e ne ha realizzati tre, uno fatto al Sassuolo ma trattasi di autogol e due al Milan in Coppa Italia ad opera del difensore Bremer però nessuno ad Atalanta e Lecce, è evidentemente allo sbando, e, poi, se ci saranno ancora il tempo e l’opportunità potrà provare a inseguire l’obiettivo stagionale di migliorare il settimo posto della scorsa stagione che al momento dista, nonostante tutto, cinque punti*, seppur ci sia una concorrenza folta che rende più complicato raggiungere il traguardo. Sia ben chiaro che a Longo non si può chiedere il raggiungimento dell’obiettivo stagionale, però, essendo in teoria non così distante rimane vivo, pur se appeso a un filo sottilissimo. Ma il compito principale, come si diceva, è ricostruire il Torino visto che, non essendo un mago e non avendo la bacchetta magica, non potrà risolvere tutti i problemi in un battere di ciglia, tenuto anche conto che la squadra ha un andamento altalenante da inizio stagione e ha già perso la metà delle partite disputate, undici su ventidue ed è stato sconfitto ben sette volte da squadre che avevano meno punti quando sono state affrontate, Lecce andata e ritorno, Sampdoria, Parma, Udinese e Spal e al ritorno il Sassuolo, e nel novero dei punti lasciati per strada con chi stava dietro c’è anche il pareggio con il Verona.
Ma chi può salvare il soldato Longo? L’ambiente granata che non deve pretendere da lui miracoli visto quali sono state le circostanze del suo arrivo e, soprattutto, la società, intesa come dirigenti del Torino Fc, dimostrando di credere in lui e, quindi, sostenendolo in modo che non sia considerato né un semplice traghettatore né un parafulmine. Longo non ha potuto neppure provare ad avanzare qualche richiesta di rinforzo essendo arrivato a mercato chiuso e si ritrova con più di un giocatore in infermeria, ieri, infatti, nel primo allenamento che ha diretto non erano disponibili Ansaldi, Baselli, Verdi e Zaza che hanno svolto una sessione di lavoro personalizzata, mentre oggi Verdi è rientrato in gruppo, però, Rincon non si è allenato a causa di una forma influenzale, Ansaldi e Baselli hanno ancora svolto un lavoro personalizzato e Zaza è alle prese con u programma rieducativo e sabato, tra tre giorni, alle diciotto il Torino sarà in campo contro la Sampdoria, altra squadra che sta cercando di trovare una soluzione ai propri problemi.
*La classifica della Serie A dopo ventidue giornate: Juventus 54; Inter 51; Lazio 49**; Atalanta e Roma 39; Cagliari, Parma e Milan 32; Verona**, Napoli e Bologna 30; Torino 27; Sassuolo 26; Fiorentina 25; Udinese 24; Sampdoria 20; Lecce 19; Genoa 16; Brescia e Spal 15.
** Lazio-Verona si recupererà questa sera alle ore 20,45