Rosario Rampanti: "Al Toro manca il costruttore di gioco"
Abbiamo intervistato in esclusiva Rosario Rampanti, ex calciatore e allenatore del Torino e attualmente assessore allo sport del comune di Moncalieri, con lui abbiamo parlato della sua ex squadra.
Il Torino con il Bologna è chiamato a dimostrare di saper conquistare punti con le dirette concorrenti per la salvezza. Si può definire questa gara un banco di prova?
“Mah, il Torino secondo me soffre di un peccato originale nel senso che se andiamo a vedere gli uomini che ha a disposizione, in particolare a centrocampo, si capisce perché la squadra fatica più nelle partite casalinghe che in quelle in trasferta poiché deve maggiormente costruire gioco. Per farlo bisogna avere una grande varietà di colpi perché fuori è più facile difendere e poi magari ripartire in contropiede poiché si hanno più spazi a disposizione, ma quando si gioca in casa si hanno spazi più ristretti e quindi si ha bisogno di costruttori di gioco. Gazzi e Brighi, che conosco benissimo perché quando allenavo le nazionali Brighi l’ho avuto nell’Under 21 e Gazzi la prima volta che l’ho visto in campo militava nei Giovanissimi Nazionali del Montebelluna in una finalissima a Cuneo, sono due mediani, mentre al Torino manca il giocatore centrale che sa lanciare e verticalizzare il gioco”.
Quindi il problema è risolvibile solo a gennaio se sarà preso un giocatore con queste caratteristiche?
“Sì, al Torino manca quel tipo di giocatore che ha una qualifica specializzata e quindi la squadra soffrirà sempre fino a quando non sarà preso un calciatore che sa fare quel determinato gioco. Questo tipo di giocatore servirebbe a completare l’aiuto che possono dare Gazzi, Brighi e tutti gli altri calciatori che giocano a centrocampo. Se si vuole uscire da questa situazione di difficoltà si deve prendere un giocatore con queste caratteristiche, altrimenti il problema si trascinerà fino al termine della stagione”.
Utilizzando maggiormente gli esterni alti non si potrebbe sopperire in qualche modo alla mancanza di un centrocampista che lancia e verticalizza il gioco?
“No, perché Ventura con gli esterni fa esprimere le proprie squadre in modo molto efficace e pertanto non può modificare il suo sistema di gioco, quindi bisogna intervenire sulle specialità dei calciatori per sopperire a questa lacuna che è il peccato originale di questa squadra”.
La partita con il Bologna precede quelle con Roma, Fiorentina, Juventus e Milan, sulla carta molto più difficili, aumenta quindi oggi pomeriggio l’obbligo di vittoria?
“Per esperienza personale le partite di calcio sono tutte difficili e vanno affrontate una alla volta senza mai pensare chi s’incontrerà dopo. L’errore che era stato fatto un po’ di partite fa con l’Udinese e poi con il Parma, risparmiare qualche giocatore poiché si disputavano turni infrasettimanali per poi mandarlo in campo nella gara successiva, non deve essere ripetuto. Il Torino non deve ragionare in questo modo, ma mandare in campo sempre i giocatori migliori, non può permettersi di pensare alla partita che verrà dopo. Giocare sempre con la squadra migliore e poi affrontare la fatica è una cosa che viene naturalmente: se un giocatore nella partita successiva è stanco lo si cambierà in quel momento. Il Torino non può fare troppi calcoli, ma sfruttare al meglio quello che ha a disposizione vivendo alla giornata”.
Che armi ha il Torino per avere la meglio sul Bologna?
“Non deve scoprirsi e sfruttare bene le fasce laterali. Io ripongo molte aspettative in Cerci che è un giocatore che conosco personalmente per averlo allenato nell’Undrer 20, è un ragazzo bravissimo che deve cercare la continuità che finora al Torino non ha dato”.