Questo non è il Toro e i tifosi meritano di riaverlo: Cairo si decida a vedere il club, la misura è colma!

Non si può distruggere una fede, è immorale. Assistere alla lenta, ma costante, demolizione dell’essenza granata fa male al cuore e si prova una rabbia che spinge a ribellarsi perché si tratta di un’ingiustizia. E anche ieri più di 5000 anime, non solo gli Ultras o i gruppi del tifo organizzato, ma anche singoli e famiglie, persone di ogni età, dai bambini ai nonni, sono scesi in piazza per dire no. Da tempo il popolo granata ha individuato nel presidente Urbano Cairo la persona responsabile di 20 anni di mediocrità, di grigiore che ha impregnato il Torino, squadra gloriosa che ha scritto pagine di storia del calcio italiano. Una storia a volte molto dolorosa per i lutti, Il Grande Torino, Meroni, Ferrini, per citare i più conosciuti, o di successi mancati per un soffio dove la sfortuna ci ha messo lo zampino, un paio di scudetti scippati, come quello a seguito del caso Allemandi, una Coppa Uefa mancata per legni e traverse colpiti ad Amsterdam oppure l’arbitraggio a senso unico per il Tirol Innsbruck. Ma anche una storia fatta di successi come i cinque scudetti di fila conquistati dal 1942-43 al 1948-49 o l’aver dato alla Nazionale 10 giocatori su 11. Ma anche le cinque Coppa Italia vinte e un vivaio che per decenni ha sfornato giocatori di livello. E una società che annoverava fra i suoi dirigenti persone che mettevano il bene del Toro al primo posto e ne conoscevano la storia e la rispettavano.
Ieri dopo la marcia di protesta dei tifosi è andata in scena una partita che definire ignominiosa è il minimo sindacale sulla falsa riga di quella con l’Inter a San Siro del 25 agosto scorso. Due sconfitte con la squadra granata che praticamente non si è palesata in campo, totalmente con l’Inter e appena appena la si è vista con l’Atalanta. Quell’Atalanta che è diventata un modello virtuoso di gestione che dovrebbe essere imitato: conti a posto, giocatori forti che vengono sì venduti però immediatamente rimpiazzati da altri che non li fanno rimpiangere e risultati sportivi che arrivano, ma che Cairo si guarda bene dal fare altrettanto. I giocatori del Torino non hanno avuto neppure l’orgoglio o la professionalità di evitare di scendere in campo e diventare soggetti di un’altra figuraccia. Mister Baroni è l’ennesimo allenatore costretto a fare i conti con una rosa mal assemblata e con giocatori che per la maggior parte vengono al Torino nella speranza di rilanciarsi per poi andare a cercare fortuna, sportiva ed economica, altrove. Suo malgrado ha sprecato tempo durante la preparazione estiva perché aveva pensato di far giocare la squadra in un certo modo, 4-2-3-1, e poi all’atto pratico già nelle amichevoli ha verificato che non aveva i calciatori adatti e allora ha cambiato modulo passando al 4-3-3 e ottenendo, prima della chiusura del mercato, un paio di rinforzi che andassero a colmare alcune lacune, ma anche questo sistema di gioco si è rivelato non ottimale e così altro cambio con l’adozione del 3-4-3 e pure così per il momento non si è trovata la quadra. E intanto la squadra nelle cinque partite ufficiali, compresa la Coppa Italia, è riuscita a segnare solo 2 gol e ne ha subiti 8. Ma non c’è da stupirsi visto che in estate è andata in scena l’ennesima rivoluzione: cambio di allenatore e giocatori ceduti per fare cassa e rimpiazzati con altri scommessa.
Di questa situazione non se ne può più i tifosi del Toro meritano di più e Cairo deve convincersi a cedere il Torino trovando lui un acquirente, ovviamente non si può aspettare che arrivi qualcuno a prendere un club che non ha né proprietà immobiliari né giocatori di livello, e se non è in grado di farlo si affidi a chi fa questo di mestiere chiedendo che venga individuato una persona o un fondo che si prenda l’impegno di rispettare la storia e lo spirito del Toro riportando la squadra a ottenere successi.
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