Padelli: “Fare bene nel Torino e poi la Nazionale chissà…”
Il portiere del Torno Daniele Padelli in conferenza stampa ha fatto il punto sulla squadra al termine della prima parte del ritiro e parlato della nuova stagione.
Ci può fare il bilancio sulla prima parte del ritiro?
“Abbiamo lavorato tanto fisicamente e tanto in campo perché avendo alcuni giocatori nuovi era importante farlo partendo subito con la squadra al completo in modo che tutti potessero assimilare i concetti di gioco del mister. E’ stato un periodo positivo e abbiamo accumulato la cosiddetta benzina che servirà per tutto il campionato”.
Quali impressioni le hanno fatto i nuovi compagni?
“Sono tutti ragazzi giovani che hanno voglia d’imparare e di mettersi in gioco e questo potrà sicuramente essere utile perché per giocare nel Torino ci vuole grinta, voglia e passione. Soprattutto ci vuole tanta voglia d’imparare quello che ci chiede il mister, che sono concetti di gioco un po’ particolari”.
E’ tornato Ichazo, le è sembrato diverso o uguale a prima?
“E’ un bravissimo ragazzo prima di tutto. Penso che prima del giocatore si debba valutare la persona e lui è un ottimo ragazzo e un ottimo portiere e l’ha dimostrato nel Danubio dov’era titolare. Ritengo che su di lui la società abbia fatto un investimento importante e sono felice di averlo riabbracciato perché nei sei mesi precedenti ci siamo trovati bene”.
L’anno scorso all’inizio doveva dividere il posto con Gillet, mentre quest’anno è il titolare. Il suo approccio psicologico alla stagione è diverso?
“Non è cambiato assolutamente niente perché nessuno ha il posto sicuro ci sono altri portieri importanti in rosa, i fratelli Gomis, Ichazo e Castellazzi. Tutti vorrebbero giocare e si allenano al meglio per farsi trovare pronti per la partita. Nessuno regala niente, soprattutto a Torino e quindi devo allenarmi e prepararmi bene per questo campionato e se poi il mister deciderà di farmi giocare io sarò ben contento”.
Non solo il Torino, ma anche la Nazionale e con l’Europeo e poi il Mondiale dovrà fare gli straordinari.
“La Nazionale è una conseguenza, è un premio per il buon lavoro fatto l’anno scorso e deve essere uno stimolo in più oltre a quello di guadagnarmi i galloni da titolare. Passa tutto tramite la maglia del Torino, se faccio bene in granata nulla è precluso e l’ultima convocazione me l’ha dimostrato. Sta a me mettermi in gioco nel migliore dei modi e fare di tutto per esprimermi al massimo durante tutta la stagione”.
Dal sorteggio per i Mondiali è uscita la Spagna, tra le altre squadre, come avversario dell’Italia. Sarà una bella sfida?
“Per adesso non ci penso, cerchiamo di fare le cose per gradi. Come ho detto, penso al Torino e se farò bene qui poi chissà … vedremo. La Nazionale è un sogno che sono riuscito a raggiungere per due volte grazie alla maglia del Torino e grazie alle buone prestazioni fornite qui, quindi devo continuare su questa strada, lavorare bene e seriamente senza pensare ad altro”.
In Nazionale c’è concorrenza per il ruolo di portiere, perché Conte dovrebbe puntare su di lei?
“Penso che riuscire a fare quello che chiede mister Ventura sia abbastanza simile a quello che chiede Conte, nel senso d’impostare l’azione da dietro e di giocare con i piedi senza paura. Questo può essere un punto a mio favore perché essendo abituato mi resta più facile, però fra parte della Nazionale italiana non è uno scherzo ed è una cosa che bisogna guadagnarsi sul campo poiché c’è concorrenza e ci sono tanti ottimi portieri in Italia. Devo stare con i piedi per terra, lavorare duro, tenere un profilo basso e fare bene con il Torino e poi vedremo”.
Il presidente Cairo ha detto che arriverà un altro giocatore, ma per come vede lei la squadra c’è bisogno di altri innesti per essere competitivi?
“Io non mi esprimo su queste cose perché non sta a me farlo, devo pensare a lavorare per me stesso e per la squadra. Tocca al presidente, alla società e allo staff tecnico valutare e pensare a queste cose, non posso permettermi di entrare in questi argomenti”.
Ci dica almeno se la squadra le sembra già competitiva?
“Sì, siamo una buona squadra e abbiamo possibilità di fare bene, ma per riuscirci dobbiamo remare tutti dalla stessa parte, sembra una frase fatta però non lo è. Dobbiamo metabolizzare bene il lavoro fatto finora sia dal punto di vista fisico sia da quello tattico perché è un’arma importante per noi. Soprattutto quelli che sono al Torino già da un po’ di tempo devono riuscire a far integrare bene i nuovi che sicuramente ci daranno una grande mano”.
Le piace la definizione: “Toro dei giovani”?
“Sì, però non bisogna dimenticare che in rosa ci sono elementi d’esperienza come Moretti, Bovo, Glik, che è giovane ma ha una marea di partite alle spalle. Penso che si sia creato una buona comunione d’intenti fra ragazzi più esperti e più giovani”.
Si sente un senatore della squadra?
“No, non mi sento tale”.
Ma è la terzo anno che è al Torino e poi anche Baselli l’ha definita così.
“Baselli mi considera già vecchio? (sorride, ndr) Va bene, tanto è al tavolo con me, ci penso io. Battute a parte, mi fa piacere se mi considera un elemento d’esperienza. Come h detto, s’è creato un buon gruppo formato da elementi più esperti e altri che sgomitano per emergere nel campionato e questo porterà buoni frutti al Torino”.
La difesa è rimasta invariata rispetto alla scorsa stagione e visto che il centrocampo è cambiato molto il reparto arretrato può essere un punto di partenza e di forza della squadra?
“Sì, da due anni a questa parte la difesa è stata un buon reparto, abbiamo subito pochi gol e in più l’anno scorso Glik ne ha anche fatti parecchi. La difesa è stata un punto di forza della squadra per poi provare a proporre il nostro gioco offensivo che coinvolge tutti gli undici in campo. Il reparto è rimasto lo stesso e abbiamo un buon affiatamento, va bene così. Portiamo avanti il nostro progetto e sappiamo che ci sono altri ottimi calciatori, Jansson e Silva, che sono pronti a mettersi in gioco anche loro e a mettere in difficoltà il mister nelle scelte”.