Padelli: “Ci sono le basi per fare bene, siamo un ottimo gruppo”

Il neo portiere granata si è presentato. Fra lui e Gillet, che sono amici da tempo, c’è un buon rapporto e una sana competizione che va a favore della squadra.
15.07.2013 15:26 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Padelli: “Ci sono le basi per fare bene, siamo un ottimo gruppo”
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© foto di Nicolo' Zangirolami/Image Sport

Lei è stato il primo acquisto di questa nuova stagione, è qui giocarsi la chance di essere il portiere titolare?

“Sono contento di essere arrivato al Torino perché è una società importante e mi fa piacere essere stato il primo acquisto, ero stato contattato tramite il mio procuratore dal direttore Petrachi qualche mese prima che finisse la stagione scorsa e questo mi ha fatto sentire che c’era una volontà forte di avermi e di chiudere subito la trattativa senza perdere tempo. Devo ringraziare l’Udinese poiché mi ha dato l’opportunità di essere un loro giocatore per due anni avendo anche passato periodi un po’ difficili, soprattutto nella seconda stagione, ma anche nella prima quando non avevo mai giocato. Devo però ringraziare anche il Torino, società e staff tecnico, per avermi dato questa nuova opportunità”.

 

Quali sono le sue aspirazioni per questa stagione?

“Come sempre mi metto a disposizione dell’allenatore, che conosco molto bene, e per il resto credo di dare il meglio di me in ogni allenamento e se avrò l’opportunità di giocare lo farò molto volentieri, nel senso che sono qui per questo, ma non tocca a me decidere”.

 

Come ha ritrovato Ventura a due anni di distanza da quando eravate a Bari?

“Conosco molto bene il mister con lui ho lavorato un anno e mezzo a bari e prima uno a Pisa. Il suo modo di vedere il calcio è ben preciso e lui porta avanti le sue convinzioni con “ferocia” poiché lui crede fermamente in quello che fa e i risultati gli hanno sempre dato ragione, infatti, tenta di trasmettere il tutto a noi giocatori”.

 

Lei conosce bene anche Gillet, che rapporto avete?

“Un ottimo rapporto anche al di fuori del campo, abbiamo anche diviso la camera durante i ritiri per due anni per cui ci conosciamo molto bene”.

 

C’è un po’ di sana competizione?

“Sì, nel seno che ognuno si gioca le sue carte, ma Gil è un portiere molto importante ed io l’anno scorso ho avuto la possibilità di poter dimostrate qualche cosina quindi è chiaro che un po’ di competizione ci deve essere perché così si riesce a dare sempre il meglio di sé, anche per il bene della squadra”.

 

L’anno scorso lei ha disputato dodici partite, non poche tutto sommato.

“Sì, è stata un’annata abbastanza positiva perché mi sono fatto trovare pronto quando serviva, è chiaro che l’errore ci sta, è umano, ma sono contento di quello che ho fatto l’anno scorso”.

 

Che prima impressione le hanno fatto i tifosi del Toro?

“Il primo giorno quando alla sera ci siamo ritrovati in hotel a Torino ad attenderci c’erano due-trecento tifosi e non mi aspettavo un’accoglienza simile. Sapevo che la tifoseria del Toro è molto calda, ma non così come ho potuto verificare. Fa piacere avere dei tifosi che ti spronano a dare il meglio, è chiaro che sono esigenti, però noi siamo qui per dare il massimo”.

 

La squadra è quasi completa, quanto è importante iniziare il ritiro con quasi tutti a disposizione?

“E’ sicuramente importante perché ci dà la possibilità di lavorare quasi a organico pieno e di immagazzinare le informazioni di quello che ci chiede il mister che sono cose un po’ complesse e se non si lavora con lui dall’inizio ci vuole più tempo per assimilarle, anche se i primi giorni si fa un po’ di fatica a capire esattamente le sue richieste in seguito, quando si entra nella mentalità, tutto è più facile. Lavorando tutti insieme si riesce ad avere la stessa lunghezza d’onda”.

 

C’è un numero di maglia che le piacerebbe avere?

“Quando Glik è arrivato al Bari io avevo il venticinque e lui lo voleva, qui è successa la stessa cosa al contrario ed io dovrò trovarne un altro. Penso che prenderò il trenta, lo stesso numero che avevo a Liverpool, comunque vedremo quando saranno assegnati i numeri ufficiali”.

 

L’esperienza nel campionato inglese che cosa le ha insegnato?

“Mi ha fatto crescere tanto sia dal punto di vista tecnico avendo avuto la possibilità di lavorare con dei campioni  di livello assoluto sia da quello umano perché le esperienze che si fanno all’estero sono importanti soprattutto se le si effettua in un top club come è il Liverpool dove eravamo arrivati alla finale di Champions League, era un periodo d’oro con Benitez. Tutto questo mi ha dato la possibilità di accrescere la mia personalità in campo”.

 

Lei che conosce Benitez che Napoli si aspetta? Il Torino nello scorso campionato aveva strappato un pareggio al San Paolo.

“Benitez è un grande professionista e un’ottima persona. Io gli devo tanto perché mi ha dato la possibilità di crescere. E’ un ottimo allenatore, poi ci sono le annate più positive o altre meno, ma resta comunque un grande allenatore e lo dimostrerà anche a Napoli”.

 

Dove può arrivare il Torino quest’anno?

“Cominciamo a lavorare in ritiro e poi vedremo dove riusciremo ad arrivare, i conti si fanno alla fine. E’ una frase fatta, ma rispecchia la realtà. Adesso non si può dire dove arriveremo, ma chiaramente siamo una buona squadra da quello che ho potuto vedere, però, come dicevo prima, ci sono annate positive e negative. Per parte nostra faremo di tutto per dare il massimo e alla fine dell’anno si vedrà”.

 

In generale si attende un campionato per qualità e difficoltà simile allo scorso o un po’ diverso poiché a fine stagione ci sarà il Mondiale che rende l’annata particolare?

“Qualunque cosa si dica il campionato italiano è sempre difficile e prestigioso, anche se qualche campione come Cavani è andato via, ci sono altri che sono arrivati ad esempio Tevez e Llorente, che sono due grandissimi giocatori, quindi il nostro campionato è sempre duro e difficile da affrontare per tutti”.

 

Ha avuto modo di conoscere Gomis, gli consiglierebbe un’esperienza da titolare in una serie inferiore o è meglio che resti e acquisti ulteriori conoscenze da lei?

“Non ho la presunzione di insegnare agli altri e non saprei ciò che è meglio per lui. E’ un bravissimo ragazzo, molto simpatico e sempre allegro e da quello che ho potuto vedere un ottimo portiere. Di lui mi avevano parlato bene anche tutti gli altri compagni e lo stesso Gillet. Starà a lui e al Torino scegliere se è meglio che rimanga o faccia un’esperienza altrove. Non mi sento di dare consigli perché ci sono delle situazioni particolari”.

 

Ha già legato con qualche nuovo compagno?

“Conoscevo già tanti giocatori che ci sono qui, ma è Meggiorini quello al quale sono più legato perché siamo amici anche fuori da campo dai tempi di Bari e ci frequentiamo anche d’estate. Sono tutti bravi ragazzi, è un ottimo gruppo già dall’anno scorso e stanno tentando di far inserire al meglio noi nuovi. Ci sono le basi per fare bene”.

 

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