Non basta voler vincere bisogna agire con convinzione per riuscirci
Non basta più invocare la svolta, sperare che il tempo aggiusti le cose basandosi sul fatto che il lavoro di solito paga perché il Torino ha bisogno di un’inversione di rotta immediata, prima che la situazione diventi troppo complicata. Di conseguenza con il Palermo serve una vittoria in quanto il pareggio è poca cosa da quando la vittoria vale tre punti. Non sarà facile perché la squadra di Iachini si sta comportando più che discretamente, ha superato l’essere una neo promossa e viaggia a un ritmo di tutto rispetto avendo conquistato diciassette punti in tredici giornate, meglio ad esempio del Torino dell’anno scorso che dopo tredici gare aveva quindici punti, infatti i rosanero ne hanno due in più.
Sono tre i fattori che destano preoccupazione nel Torino: avere una media punti inferiore a uno, per l’esattezza 0,92; aver segnato solo otto reti; non aver trovato ancora un impianto di gioco utile. Unico dato confortante è che il Torino con quindici reti incassate ha la settima difesa del campionato - meglio hanno fatto solo Juventus (5), Roma (9), Sampdoria (10), Fiorentina (11), Genoa (12) e Atalanta (13) - mentre il Palermo con venti è la sedicesima e questo potrebbe venire in soccorso di Ventura per sabato sera, a patto che l’allenatore riesca a mandare in campo una formazione che supporti adeguatamente le punte, anche a costo di fare scelte che non cerchino di valorizzare giocatori che per età e costo siano potenziali plusvalenze, se dovessero salire agli onori della ribalta. Dare fiducia a calciatori che hanno doti, sono giovani e che non sono giunti in granata a costo zero, ma previo esborso finanziario, anche discreto per il cartellino o il prestito, è giusto, ma se poi il prezzo da pagare è vedere la squadra scivolare verso il fondo della classifica rischia di rasentare il masochismo, per non dire altro. Per il bene del Torino, e di conseguenza di tutti, Ventura deve trovare un impianto di gioco che valorizzi al massimo il lavoro degli attaccanti, mettendoli nella condizione di segnare sgravandoli il più possibile da compiti di copertura. Se l’utilizzo del trequartista più un solo attaccante di ruolo non porta frutti allora si cambi subito puntando con decisione sulle due punte.
Amauri è il classico attaccante che deve stare in area e ricevere cross tesi e a discreta altezza, Quagliarella svaria sul fronte d’attacco e può essere servito sia dalle fasce sia per vie centrali ed ha la capacità di sorprendere l’avversario con tiri difficilmente immaginabili. Che si sfruttino queste caratteristiche a iniziare dalla partita con il Palermo. Pazienza se Quagliarella e Amauri hanno superato la soglia dei trenta, hanno l’esperienza e la forza di assumersi il carico della squadra e possono farcela a stringere i denti e giocare più partite consecutivamente, al più li si dovrà sostituire nel corso della ripresa e magari avranno già segnato o saranno riusciti a fiaccare l’avversario tenendolo in apprensione e chi entrerà al loro posto sarà facilitato nel trovare il colpo vincente. Per cambiare rotta bisogna osare senza guardare in faccia nessuno, non c’è più tempo per attendere e dare fiducia perché è giunto il momento di essere pratici e cinici, il Chievo che è terz’ultimo è a soli due punti. Se non ora, quando?