Mihajlovic: “I black out mentali sono un processo di crescita e stiamo lavorando su questo”
L’allenatore del Torino, Sinisa Mihajlovic, ha parlato in conferenza stampa della vittoria sul Pescara. Ecco che cosa ha detto:
Cercavate la vittoria e l’avete ottenuta, ma dopo il cinque a zero nel finale una grande sofferenza per i tre gol del Pescara. Le difficoltà sono sembrate emergere con l’uscita di Lukic. Lei come commenta la partita?
“Volevamo tornare a vincere e ci siamo riusciti in modo netto per settantacinque minuti e segnando cinque gol. Siamo partiti bene è questo è il segno che i ragazzi difficilmente sbagliano l’approccio alla partita, avevano voglia e rabbia di fare bene e di vincere. Sul cinque a zero ci siamo addormentati e abbiamo permesso al Pescara di segnare tre gol, questo è abbastanza assurdo riuscire a far riaprire la partita nei minuti finali, ma comunque non mi è mai venuta la preoccupazione di non vincerla. Nonostante tutte le difficoltà che abbiamo avuto e che stiamo avendo è anche normale perché persino le squadre più forti di noi durante l’arco del campionato hanno un momento negativo e di difficoltà. A questo punto della stagione abbiamo sette punti in più rispetto all’anno scorso e il quarto attacco della serie A e il secondo capo cannoniere, anche se abbiamo cambiato tanto: il modo di giocare, il modulo, gli uomini e l’allenatore. Io il bicchiere lo vedo mezzo pieno. Per quanto riguarda l’uscita di Lukic sul quattro a zero l’ho tolto perché era ammonito e poiché è un ragazzo che non è tanto esperto, vista la sua età, e non si sa gestire e avevo paura che prendesse un’altra ammonizione e finissimo per giocare in dieci, L’ho tolto per questo motivo e non perché avesse giocato male”.
Bene l’avere sette punti in più dell’anno scorso e un attacco importante che segna molto, però, ormai si ripetono nel tempo i black out mentali che riaprono le partite. Oggi c’era il Pescara che non ha fatto correre il rischio di pareggiare o di perdere, ma di fronte ad avversari più forti come i prossimi, Roma e Fiorentina, il rischio di soccombere sarà molto più elevato. Come mai continuano a esserci i black out mentali?
“E’ un processo di crescita, dobbiamo migliorare e trovare l’equilibrio nelle prestazioni e durante l’intero arco della singola partita. Stiamo lavorando su questo e, come dice lei, si ripete spesso e in quei momenti bisogna avere più lucidità, più serenità, ma tuttora, purtroppo non si riesce e possiamo solo lavorare e vedere. I giocatori sono questi e di conseguenza lavoriamo con loro cercando come sempre di tirare fuori da ognuno il massimo. Questo è il mio lavoro, sapendo anche quali sono i difetti e dove si deve migliorare”.
Iturbe ha dato un calcio a una bottiglietta quando è entrato Boyé. Lei l’ha visto?
“No, non l’ho visto. Si vede che si allenava a calciare. E’ stato fortunato perché quando io ho dato un calcio a una bottiglietta sono stato buttato fuori”.
Lei tira più forte la bottiglietta.
“Non lo so se più forte, ma sicuramente in modo più preciso”.
Nel sonno della squadra negli ultimi venti minuti c’è anche un po’ di ansia psicologica e paura?
“Io ho fatto il calciatore per vent’anni e adesso faccio l’allenatore e sicuramente non dovrebbe succedere, ma è abbastanza normale che una squadra sul cinque a zero si rilassi un po’. Siamo partiti bene e abbiamo fatto tre gol nei primi quindici minuti e anche nel secondo tempo siamo partite bene per chiudere la partita e abbiamo segnato altri due gol e poi, come ho detto, ci siamo addormentati perché la partita era finita. Questa è la dimostrazione che le partite non finiscono neppure sul cinque a zero e che noi siano capaci di tutto nel bene e nel male, però, oggi non ho avuto mai l’impressione di poter perdere la partita. Lunedì, o meglio mercoledì, parlerò con i ragazzi per vedere quello che è successo, ma, come ho detto, è sempre una questione di testa”.