Mercato nullo per tutti. I presidenti guardano ai diritti tv, ma devono anche pensare di vendere uno spettacolo decente
I tifosi granata si lamentano della mancanza di acquisti sul mercato di gennaio? Il Torino è in buona compagnia, perchè affari importanti fatti dalle altre squadre italiane non se ne sono visti. Lo stesso Napoli, dopo il no di Verdi, non ha comprato nessuno, essendo sfumato all'ultimo anche Politano. I presidenti al momento sembravano più interessati alle beghe della Lega per trovare la nuova governance, così come alla Figc, che al mercato. Soprattutto cercare di guadagnare al massimo con i diritti tv.
Come cantava tanti anni fa Betty Curtis: "Soldi, soldi, soldi...", sembra essere solo questo il pensiero dei patron calcistici, ma pare non solo per comprare giocatori, bensì per avere i bilanci floridi. Fare plusvalenze e non investire sul mercato. E' vero che adesso c'è maggiore controllo sui bilanci, però come fai a vendere i diritti tv ad costi alti se non dai uno spettacolo decente al pubblico?
Al momento guardare una partita di serie A è di una noia tremenda, ad eccezione di qualche partita di Juve e Napoli, le altre compagini sono quasi inguardabili. E' vero, ci può essere l'effetto sorpresa, in quanto i risultati non sono più scontati, o quasi, come alcuni anni fa, ma spendere fior di quattrini per fare l'abbonamento alle pay tv per avere uno spettacolo da campi di periferia, con tutto rispetto per chi gioca solo per passione, è come buttare via i pochi soldi che si hanno in tasca.
In Premier League, solo in questa sessione di mercato, si sono spesi 490 milioni di euro, una cifra da capogiro. Poi ci si domanda come mai loro riescono a vendere meglio il proprio prodotto. Ovvio portando giocatori di primissimo livello e creando squadre che è un piacere veder giocare. Bastano solo gli sceicchi? Forse no, basterebbe essere meno dipendenti dai giochi di potere.
Se non si vuole spendere oltre, va bene, allora portiamo in prima squadra i giovani migliori, invece di farli invecchiare in giro per l'Italia. Ci vuole coraggio nelle scelte, ci vogliono soprattutto idee nel cambiare le governance, non guardare ai giochi politici, ma scegliere le persone perbene che non sanno solo gestire gli investimenti, ma anche il calcio come gioco. Uno come Damiano Tommasi poteva essere il candidato giusto, ma non piaceva alle cosiddette big. Come mai? Paura che facesse troppo di testa sua? La libertà di espressione e azione nel calcio non esiste più, questo è il guaio, e sarà sempre peggio.