Mentalità e gioco convincente con l’Inter per andare oltre
La difesa è da reinventare e di conseguenza anche il centrocampo subirà delle modifiche, ma non è questo, o non lo è solamente, il vero problema del Torino domenica a San Siro contro l’Inter, la questione fondamentale è dimostrare di avere la mentalità giusta e di conseguenza un gioco convincente. Concedere l’inizio della partita all’avversario come con la Sampdoria o rilassarsi in caso di vantaggio, come con il Bologna o come anche accadde all’andata con il Livorno, sarebbe imperdonabile e non assolutamente giustificabile con gli infortuni e con le squalifiche. Ci sono stati troppi torti arbitrali, è vero; la squadra si allena su un campo inadeguato, è altrettanto vero; il gruppo ha delle lacune in alcuni ruoli causate da scelte di mercato che con il senno di poi, ma era prevedibile, si potevano evitare, è inconfutabilmente vero; un calo fisiologico nell’arco della stagione prima o poi capita a tutte le squadre, è assolutamente vero; finora il Torino ha fatto più di quello che ci si poteva aspettare e forse è persino andato oltre le proprie possibilità grazie anche a un livello del campionato non elevato (in questo Fabio Capello ha assolutamente ragione), è stramaledettamente vero.
Questi sono tutti dati di fatto, però la mentalità dei singoli e del collettivo è altra cosa, così come il gioco può essere almeno in parte variato, magari accelerato in alcuni frangenti delle partite quando si sa che l’avversario ha un calo, poteva essere fatto, ad esempio, con la Juventus dopo un’ora o poco più di gioco, forse non avrebbe prodotto un gran che e non avrebbe cambiato il risultato, però almeno sarebbe stata una dimostrazione lampante che si provava con determinazione a cambiare le sorti della partita. Sfruttare un po’ di più i movimenti senza palla di centrocampisti e attaccanti e non puntare solo sulla fascia destra renderebbe meno prevedibile la manovra del Torino. Se certe variazioni non vengono messe in atto perché i giocatori non possono reggerle allora lo si dica chiaramente e se ne faccia tesoro per la formazione della squadra del prossimo campionato, altrimenti non si comprende del tutto perché non si possano provare soluzioni differenti.
Ieri Moretti è tornato ad allenarsi con il gruppo a una settimana dall’artroscopia al ginocchio sinistro che ha comportato l’asportazione delle parti meniscali lesionate, questa è una gran bella notizia, non garantisce che domenica il difensore possa giocare però vuol dire che la sua guarigione è prossima. Fa da contro altare il fastidio avvertito da Pasquale alla coscia destra che lo ha obbligato ad interrompere l’allenamento e per capire l’entità del problema oggi sarà sottoposto ad ecografia, quindi c’è il rischio che con l’Inter non ci sia neppure un uomo da schierare come terzino o esterno a sinistra, poiché Masiello è anche lui infortunato. Aggiungendo le squalifiche di Maksimovic, Glik e Bovo Ventura dovrà fare i salti mortali con l’ingegno per scovare la soluzione giusta per la difesa. Darmian è candidato a fare il centrale di destra, così come Vives, era già accaduto all’andata proprio con l’Inter, ad essere arretrato sulla linea dei difensori e Rodriguez, unico centrale difensivo di ruolo, troverà spazio fra i titolari e la difesa resterebbe così schierata a tre, però si potrebbe ipotizzare anche una difesa a quattro con l’innesto sulla sinistra del Primavera Barreca o di Vesovic, che nella Stella Rossa ha anche giocato come terzino sinistro. Se Moretti riuscisse a giocare - va però valutato molto attentamente il suo stato perché correre il rischio di esporlo a un nuovo infortunio per aver accelerato troppo i tempi del recupero sarebbe follia, per non dir altro – allora Vives non necessariamente dovrebbe cambiare ruolo. Il centrocampo di conseguenza varierebbe da cinque a due elementi sfruttando i possibili moduli 3-5-2, 4-4-2, 4-3-3, 4-3-1-2 o anche rispolverando il 4-2-4. Senza contare Vives per la mediana Basha, Kurtic, Gazzi, Farnerud e El Kaddouri sono tutti a disposizione e ci sono anche Vesovic e Tachtsidis, ed eventualmente Pasquale se il suo problema risultasse non grave. L’attacco è il reparto che desta meno problemi con Cerci e Immobile supportati se occorre da Meggiorini e Barreto.
Nella sfortuna il Torino ha la fortuna che con l’Inter non ha nessun obbligo vista l’emergenza e non ha neppure l’ansia dovuta alla classifica perché i trentasei punti a dodici giornate dalla fine sono un bottino che dà garanzie, quindi potrà scendere in campo senza alcuna pressione e giocare con la mente sgombra concentrandosi solo sulla prestazione. Tentare di impostare la partita prevedendo giocate che non sfruttino prevalentemente le accelerate di Cerci sulla destra o la sua capacità di accentrarsi e dialogare con Immobile oppure le qualità da bomber di Ciro osando qualche altra soluzione forse renderebbe il Torino più imprevedibile e potrebbe essere utile anche per il futuro. Domenica la priorità non sarà i risultato, chiaro che se verrà sarà ben accetto e tutti applaudiranno all’impresa, ma tutto il resto.