Luciano Castellini: "Costruire un Toro che rimanga in A"

27.05.2012 08:15 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per Tuttomercatoweb.com
Luciano Castellini: "Costruire un Toro che rimanga in A"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Abbiamo intervistato in esclusiva Luciano Castellini, ex portiere del Monza (1965-1970), del Torino (1970-1978) e del Napoli (1978-1985). Attualmente è un allenatore e collabora in qualità di preparatore dei portieri con lo staff dell’Under 21 e con quello delle giovanili dell’Inter e per il club nerazzurro fa anche lo scout. Con Castellini abbiamo parlato del neo-promosso in serie A Torino. Il portiere deve prima di tutto pensare a parare, poi se capita può anche iniziare ad impostare la manovra, il giro palla è meglio che lo facciano altri. In serie A serve un portiere che salvi due-tre partite l’anno e che abbia il coraggio di rischiare.

Dopo tre anni il Torino è tornato in serie A, ora deve rimanerci stabilmente. Cosa dovrà fare per riuscire in questa nuova e fondamentale sfida?
“Dovrà sicuramente migliorare qualche cosa, perché la A è diversa dalla B e da tifoso del Toro mi auguro che i dirigenti operino per far si che resti stabilmente nella massima serie, ma certamente lo staranno già facendo”.

Il ruolo del portiere negli anni è cambiato, sempre più deve saper utilizzare i piedi perché è diventato il primo giocatore che imposta l’azione, soprattutto quando si hanno allenatori come Ventura che fanno del possesso e del giro palla armi fondamentali. Che caratteristiche deve avere oggi l’estremo difensore?
“Io non sono d’accordo che per forza il portiere debba iniziare l’impostazione della manovra: innanzitutto la prima regola per un portiere è che deve parare e io preferisco sempre che faccia questo, poi se può dare il via alla manovra che lo faccia, ma prima pensi a parare. Io lavoro per l’Inter e noi abbiamo un portiere che con i piedi che ha potrebbe fare il centrocampista, ma due anni fa sbagliando due-tre passaggi abbiamo perso lo scudetto per delle sciocchezze, per cui è meglio che il portiere prima pari e poi dopo pensi a far altro, il giro palla è meglio che lo facciano altri”.

Il Torino è stata la squadra che ha subito meno reti in serie B, da squadra neo-promossa quanto è importante avere un portiere di buon livello per restare in serie A?
“Un portiere di buon livello è determinante, certo il fatto di prendere meno gol delle altre squadre non è solo merito del portiere, ma del reparto difensivo e soprattutto dei centrocampisti e addirittura degli attaccanti che salgono ad interrompere situazioni di ripartenze. Il calcio è cambiato e ormai le squadre si difendono in nove quasi sempre, se si è dietro la palla vuol dire che si ha un buon schema nel reparto difensivo. Si può definire un buon portiere chi sbaglia poco, perché non sbagliare mai è impossibile. In serie A serve un portiere che salvi due-tre partite l’anno, chi lo fa è una garanzia. Quando giocavo io era compito del portiere dirigere il reparto difensivo, ma lo è anche adesso, oggi i portieri sono più specialisti sulle palle inattive mentre un tempo c’era più improvvisazione, adesso ci sono molti schemi e i blocchi, però un portiere deve rischiare sempre l’uscita, a me non piace chi sta legato alla porta, preferisco uno che prenda due-tre gol all’anno sbagliando l’uscita, ma che poi ne eviti altri dieci. Il portiere deve avere il coraggio di rischiare sempre, forza Toro”.