Le grandi trattative del Torino - 1990, Bruno lascia la Juventus e approda in granata

Può un giocatore con oltre 100 presenze con la Juventus diventare un idolo dei tifosi del Torino? A Pasquale Bruno è successo. E’ l’estate del 1990, sulla panchina bianconera arriva Gigi Maifredi e al difensore non viene rinnovato il contratto: dopo tre anni, una coppa Italia e una coppa Uefa, ‘O Animale resta sotto la Mole ma cambia sponda del Po. Una trattativa lampo, condotta anche dall’allenatore del Torino Emiliano Mondonico, che fa esplodere la rabbia dei tifosi granata. Difficile accogliere chi, fino a pochi giorni prima, difendeva i colori dell’altra parte della città. Eppure, Bruno ci impiega ben poco a conquistare la Maratona.
Saranno tre anni intensi, di gioie e di cartellini rossi: con il Toro alza al cielo una Mitropa Cup nel 1991 e una coppa Italia nel 1992/1993, oltre ad andare a un passo dalla Coppa Uefa, sfuggita contro l’Ajax nonostante due pareggi (i granata persero in virtù dei gol segnati in trasferta dagli olandesi, 2-2 al Delle Alpi e 0-0 in Olanda) e tre pali colpiti nella sfida di ritorno. Furono i momenti più alti della carriera di Bruno, ricordato anche per la sua cattiveria agonistica che troppo spesso sfociò in violenza. Come nel derby del 1991, era il 17 novembre: il difensore viene espulso per una gomitata a Casiraghi, dopo il cartellino rosso diventa una furia e scatena una rissa che gli sarebbe costata otto giornate di squalifica, poi ridotta a cinque. O due anni dopo, nella sfida contro il Brescia, quando compie un’entrataccia su Raducioiu che procurò all’avversario nove punti di sutura sulla gamba sinistra.
Episodi da condannare, ma il suo tremendismo gli garantì un posto tra i giocatori più amati dalla tifoseria granata. “Ai raduni della Juventus si presentavano mille tifosi, a quelli del Toro oltre cinquemila” la rivelazione che, in fondo, lo convinse a passare da una sponda all’altra del Po. Anche perché c'è un altro aneddoto raccontato da Bruno nel corso degli anni: "I granata mi portavano a vedere il Toro di nascosto". Quello del 1990 fu un trasferimento che lo portò a vivere le stagioni più ad alto livello della sua carriera: ha svestito immediatamente il bianconero e ha incarnato i valori granata. Alla fine saranno 105 presenze e due gol, ma soprattutto un posto nella storia del Toro.
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