La vera squadra è quella vista con l'Atalanta o con il Cagliari?
La sosta per le partite di qualificazione al Mondiale in Brasile della Nazionale lascia tempo per analizzare e riflettere e quindi sorge spontanea una domanda: Il Torino è quello che a Bergamo ha battuto e travolto l’Atalanta o quell’altro che in casa ha perso con il Cagliari? Gran bella domanda, ma la risposta non è facile darla perché sarebbe troppo semplicistico e facile dire che la vera squadra di Ventura è quella che fornisce una prestazione che è una via di mezzo fra quelle viste con l’Atalanta e il Cagliari. Per cercare di capire quanto vale il Torino bisogna prima di tutto dare un valore al campionato e anche questo non è per nulla facile. Se è unanime la convinzione che Juventus e Napoli siano le formazioni che hanno un potenziale maggiore, per quel che riguarda le altre diciotto squadre prevale l’idea che le prestazioni altalenanti fin qui viste indichino che il livello di questo campionato non sia molto alto e che la stragrande maggioranza delle squadre oscillerà per gran parte del campionato appena sotto l’ultimo posto utile per accedere all’Europa League e la zona retrocessione.
In uno scenario di grande equilibrio o di generalizzata mediocrità che dir si voglia la differenza la farà la capacità di una squadra di bilanciare la fase offensiva con quella difensiva, osando la giocata anche un po’ spericolata senza esporsi eccessivamente al contropiede. Per farlo occorrono esperienza, padronanza dei fondamentali, buona disposizione in campo, concentrazione, forma fisica, spirito di sacrificio, personalità e saper sfruttare le individualità per metterle al servizio del gruppo. A tutto questo poi va aggiunta, come in tutte le cose, un po’ di fortuna.
Tornando alla domanda iniziale se si analizza il secondo tempo con l’Atalanta tutte le peculiarità appena elencate il Torino le ha, se invece si prende in considerazione la gara con il Cagliari difettano. I dati elaborati da Panini Digital dicono che in queste sette partite la squadra di Ventura ha raccolto, decimo posto, quanto seminato: supremazia territoriale 9’:45’’(10° posto), possesso palla 25’:25’’ (7°), palle giocate 562,1 (7°), passaggi riusciti 67,1% (6° con l’Inter), angoli 5,9 (5°), tiri verso la porta 11,7 (13°), tiri nello specchio 4,6 (13°), gol fatti 1,3 (6° con Bologna, Catania e Sampdoria), pericolosità 47,5% (8°) e protezione dell’area 53% (6°). In generale quindi il Torino ha come punto di forza la difesa, mentre la debolezza sta nell’attacco. Dal momento che fra centrocampisti e attaccanti, diciannove in tutto, sono andati a segno in carriera in doppia cifra, citati in rigoroso ordine alfabetico, Basha, Bianchi, Birsa, Brighi, Cerci, Meggiorini, Sansone, Santana, Sgrigna e Vives, dieci, e solo sette di loro hanno realizzato più di venti gol, è evidente che, in attesa che riapra il mercato a gennaio e la società prenda un giocatore che imposti la manovra offensiva mettendo i compagni nella condizione di segnare e un altro che abbia particolare propensione a mandare la palla nella rete, per migliorare dovranno essere trovate soluzioni a livello tattico per sfruttare al meglio quei calciatori che hanno una qualche propensione al gol.