La sconfitta con il Crotone, a prescindere da tutto, ha evidenziato lacune e fragilità del Torino

08.03.2021 12:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Salvatore Sirigu
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Salvatore Sirigu
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Non serve molto nascondere la polvere sotto il tappeto perché resta comunque ed è un po’ quello che è accaduto al Torino con l’arrivo in panchina di Davide Nicola che con la sua grinta ha sicuramente infuso nel gruppo un po’ di determinazione, ma questo non è bastato a sopperire ai problemi e a evitare che nella partita salvezza con il Crotone, ultimo in classifica e con problematiche evidentemente anche maggiori, il Torino perdesse quando invece era fondamentale che vincesse. E anche gli innesti di Mandragora e Sanabria non paiono bastare ad innalzare a sufficienza il tasso qualitativo, ma su questo vi è il beneficio del dubbio poiché servono più partite per un giudizio fondato. E’ assolutamente vero che si è messa di mezzo anche la mala sorte, otto giocatori positivi al Covid che hanno portato a saltare due partite e soprattutto alla quarantena che ha comportato cinque giorni di allenamenti a casa,  altri tre per i negativi con lavoro individuale e la partita preparata normalmente solo in quattro giorni sempre con le assenze di chi era positivo. Come se tutto ciò non bastasse, pur avendo recuperato Izzo dalla lombalgia e potuto arruolare all’ultimo Baselli, Buongiorno e Murru, il Torino comunque era privo di Belotti, Linetty, Singo, Nkoulou e Bremer e ci hanno messo il loro l’arbitro Guida, i suoi assistenti e anche il Var con decisioni almeno discutibili se non proprio errate e che hanno danneggiato i granata: Ansaldi ha alzato il braccio per segnalare all’arbitro di essere stato spinto da Messias e la palla gli è carambolata sull’arto e il direttore di gara ha assegnato il rigore al Crotone, Luperto nella propria area ha spinto Izzo e Sanabria, sempre nell’area dei pitagorici non è stato visto un mani di Simy equiparabile a quello di Ansaldi. 

Ma pur tenuto conto di tutto questo non si può non considerare che la sconfitta con il Crotone è maturata anche per errori individuali e poca personalità che caratterizzano più giocatori del Torino da più di un anno. Se Lyanco è stato poco reattivo in occasione del secondo gol di Simy è un problema di concentrazione e non è dovuto all’aver saltato degli allenamenti e l’aver mandato alta la palla anziché spedirla in porta è un problema di mira non buona. Se Zaza in un passaggio in orizzontale non è stato preciso e questo ha favorito il recupero del pallone da parte di Messias che ha poi innescato la ripartenza o se dopo che Bonazzoli ha colpito l’incrocio dei pali non ha inquadrato lo specchio della porta non è dovuto ad altro se non a suoi limiti personali. Rodriguez non è uno particolarmente veloce e lo si è visto anche prima dello stop forzato per cui non stupisce che Ounas e Messias lo abbiano ripetutamente messo in difficoltà e saltato. Se Lukic fa passaggi sempre al compagno più vicino e non osa giocate che potenzialmente sa fare significa che gli manca l’autostima. Se Verdi quando è subentrato non ha fatto la differenza si è comportato come già accaduto quasi sempre da quando è arrivato al Torino il 2 settembre del 2019. Sono solo alcuni esempi, ma sono significativi delle lacune e delle fragilità di questa squadra e nulla hanno a che vedere con eventuali errori arbitrali o qualsiasi altra causa esterna.

Il Torino continua a restare aggrappato alla lotta per non retrocedere grazie alle difficoltà di altre squadre come il Parma, il Cagliari e lo stesso Crotone. E’ vero che i granata devono recuperare la partita con il Sassuolo e molto probabilmente anche quella con la Lazio, restata in sospeso per il momento, e che quindi ha sei punti a disposizione, ma quei punti vanno conquistati. Domenica l’avversario del Torino sarà l‘Inter capolista e ci vorrà una partita giocata alla perfezione per evitare una Caporetto che oggi sembra annunciata.