La misura è colma: il Torino deve finirla con gli approcci sbagliati alla partita e i blackout
Non fa alcuna differenza che il Torino affronti un avversario forte, medio o piccolo perché intanto quasi sempre o approccia male alla partita oppure alla prima difficoltà va in blackout subendo gol evitabili con un minimo in più d’attenzione e quasi sempre quando passa in svantaggio non riesce a rimontare o lo fa comunque con fatica. A questo punto anche le vittorie con Roma e Napoli vengono ridimensionate, anche perché in entrambi i casi giallorossi e azzurri non hanno giocato al meglio, anzi, contro i granata.
Dopo la batosta subita in casa con il Como era doveroso vedere una riscossa nella trasferta a Lecce e invece niente, anzi altra partita con approccio molle e prima mezzora gettata via con gli avversari che giustamente ne hanno approfittato e in due minuti hanno messo a segno due gol (20’ Coulibaly e 22’ Banda) che sono bastati per tornare a vincere davanti ai propri tifosi, l’ultima volta era stato nel campionato scorso, 196 giorni fa, guarda caso proprio contro il Torino. Se poi i tifosi granata amaramente ironizzano sui social che la squadra riesce a resuscitare anche i “morti” si fa fatica a non essere d’accordo, giusto per restare in tema Banda non segnava in Serie A dall’11 dicembre 2023.
Gli infortuni non aiutano e ieri mancavano Simeone, Ismajli, Ilic, Biraghi e Njie, ma non possono essere un alibi perché chi va in campo ha l’obbligo di dare il massimo e non agire fiaccamente. Poi l’avversario può fare meglio e quindi vincere, ma intanto la pelle va venduta cara.
Il film della partita. L’inizio è stato caratterizzato da ritmi bassi e da una fase di studio da parte di entrambe le squadre spezzettata da errori tecnici e falli, non gravi. Torino e Lecce hanno incontrato difficoltà a rifornire le rispettive punte. I giocatori di Baroni non si sono mostrati abbastanza propositivi e così gli avversari sono passati in doppio vantaggio con Coulibaly (20’) e Banda (22’). Due reti subite per errori individuali e collettivi. Calcio d’angolo battuto verso il secondo palo da Berisha con Coulibaly che di testa a incrociare ne ha approfittato per spedire in porta la palla (nel fare il castello Tameze gli era davanti) con Israel rimasto fermo sulla linea di porta e con Maripán che ha tentato di evitare il gol, ma il pallone dopo aver colpito la gamba del cileno si è infilato in porta, ci sarebbe andato ugualmente. Azione personale di Berisha, verticalizzazione, che ha servito Banda (tenuto in gioco dall’altro lato del campo da Nkounkou), la difesa del Torino era mal posizionata e ha anche dormito e Pedersen era in ritardo sullo zambiano, che da due passi ha dovuto solo spingere la palla in rete con Israel che ha tentato di opporsi muovendosi però in ritardo. E poi la sua squadra ha faticato a reagire e il Lecce ha potuto controllare la partita. Senza attendere l’intervallo, per dare una scossa, Baroni ha tolto Gineitis e mandato in campo Zapata che è andato a far coppia con Adams in attacco e Vlasic è arretrato a centrocampo (37’). Mossa che è risultata efficace perché la sua squadra ha preso maggiore coraggio e ha iniziato a pressare di più, anche perché il Lecce ha un po’ mollato, creando qualche pericolo con Coco (39’), palo di Nkounkou (40’), Casadei (41’) e Zapata (45’+1’).
Nella ripresa i padroni di casa si sono presentati in campo compatti e pronti a ripartire, mentre i granata hanno mantenuto di più il possesso della palla. Adams poi ha riaperto il match segnando: servito al limite dell’area da Vlasic si è portato la palla sul destro e con un diagonale ha insaccato, lieve deviazione di Tiago Gabriel che ha beffato Falcone (57’). Per provare a pareggiare Baroni ha quindi mandato in campo Ngonge per Tameze passando al 4-2-3-1 (60’). Le contromosse di Di Francesco sono state gli ingressi delle forze fresche Tete Morente e Sottil al posto di Pierotti e Banda (65’). La sua ultima mossa è stata un triplo cambio: Masina per Nkounkou, Lazaro per Pedersen e Aboukhlal per Vlasic (70’) così la squadra è tornata di nuovo alla difesa al 3-5-2. Le mosse dei due allenatori però non hanno più di tanto rotto l’equilibrio, anche perché in campo, da entrambe le parti, non si è vista una grande lucidità nel manovrare e il Torino non è riuscito a ritrovare il ritmo che gli aveva permesso di accorciare le distanze con Adams. Ancora una sostituzione per Di Francesco: Kaba per Berisha (82’). Poi l’episodio che avrebbe potuto cambiare l’esito della partita (90’): Tete Morente in area ha contrastato Coco, ma ha colpito il polaccio del granata e non la palla e l’arbitro, dopo revisione al monitor, ha decretato il calcio di rigore a favore del Torino, ma Asllani lo ha tirato male, troppo debolmente e poco angolato, e Falcone ha parato (90’+1’) salvando il risultato e regalando al Lecce la vittoria. Ultimo cambio per Di Francesco: Ndaba ha preso il posto di Štulić (90’+2’).
A fine partita Asllani, ai microfoni di Dazn quasi in lacrime, ha chiesto scusa per il suo errore: “Sono venuto qui per metterci la faccia. Mi dispiace perché veramente la squadra ha lasciato tutto in campo nel secondo tempo. Siamo entrati belli aggressivi, avevamo voglia di ribaltarla, poi c’è stata questa occasione del rigore, che io non avevo mai sbagliato. Ho tirato un bruttissimo rigore, quindi ovviamente chiedo scusa ai tifosi ma anche a tutta la squadra”. E poi ha aggiunto: “Il nostro problema è che quando ci alziamo subiamo sempre tantissimo. In occasione della seconda rete io mi alzo sul mediano loro, ma nessuno da dietro “rompe”: dobbiamo lavorare su queste cose perché trenta minuti così sono inaccettabili”. E poi in sala stampa, come riportato da Tuttosport, ha ancora specificato sul rigore: “Quello è stato un mio errore, assolutamente: se il portiere blocca la palla vuol dire che il rigore è stato tirato malissimo. Quando mi sono fermato ho visto Falcone che ha fatto due finte e sono andato in tilt, dovevo essere bravo a gestire la situazione e calciare di collo”. E Sulla tenuta mentale della squadra ha spiegato: “Ogni volta che prendiamo gol poi ne prendiamo un altro, è già successo. Forse è paura ma non ci deve essere. Siamo il Torino e dobbiamo dare tutto”.
Aver concesso la prima mezzora agli avversari non è stato proprio per niente in linea con il mettere in campo una prestazione di vigore e di carattere come auspicava Baroni alla vigilia. Così come continuare a subire gol per errori tecnici e tattici dei singoli e collettivi. Il mister granata ha commentato così la sconfitta: “Non siamo partiti come volevamo, la squadra aveva un po’ di timore. Noi commettiamo degli errori e poi li paghiamo a caro prezzo. Non si può prendere gol subito dopo averne già incassato uno, come è successo con il 2-0. Così si va a creare una situazione difficile. Poi abbiamo reagito creando alla fine anche i presupposti per trovare un pareggio che forse avremmo anche meritato, ma questa nostra fragilità la dobbiamo sistemare. Il nostro è un problema di mentalità, non di sistema di gioco o dei calciatori. La mentalità è un fattore individuale di ogni giocatore che diventa un fattore collettivo della squadra. Nel calcio ci sta subire gol, ma poi bisogna essere in grado di rimanere in partita”. La scelta di lasciare inizialmente Zapata in panchina Baroni l’ha spiegata così: “Zapata arrivava da una partita contro il Como in cui era rimasto in campo per quasi tutta la gara: non giocava da tempo e la settimana è stata anche corta. Poi, non avendo altre prime punte in panchina, ho preferito non rischiare e l’ho tenuto inizialmente fuori. Vlasic comunque è un trequartista, anche se con noi gioca prevalentemente da mezzala, quel ruolo in appoggio alla punta lo può fare”. E sulla sostituzione, Zapata al posto di Gineitis, già prima dell’intervallo ha detto: “Ho fatto quella sostituzione prima dell’intervallo perché la squadra doveva trovare solidità e ritrovare l’atteggiamento giusto. Duvan ha poi avuto anche un’occasione di testa e abbiamo iniziato a creare tanto. Contro il Lecce ci è però mancata quell’attenzione e quella concentrazione che sarebbe servita. Ripeto è una questione di fragilità, prendiamo gol con troppa facilità. Nel primo tempo non ricordo parate di Israel, abbiamo preso due gol con i primi due tiri in porta. Anche se gli avversari costruiscono poco, riescono a segnare e questo non va bene. Dobbiamo trovare una soluzione a questa fragilità”. E ancora pensando alla prossima gara con il Milan: “Abbiamo già fatto dei risultati importanti, come nel derby, con il Napoli, con il Bologna, sul campo della Roma. La squadra ha già dimostrato di saper reagire alle difficoltà, ora dobbiamo solo lavorare su queste fragilità che abbiamo mostrato anche contro il Como. La classifica non fa paura, voglio far crescere questi ragazzi, ora dobbiamo solo lavorare e rimboccarci le maniche”.
Baroni deve riuscire a pretendere di più dai suoi giocatori, gli infortuni non lo aiutano e gli creano pure problemi nel cercare di schierare la formazione meno peggio non solo all’inizio ma anche a gara in corso, però aver subito più gol di tutti in Serie A, 23 in 13 partite, far fatica, e non poco, a segnare, 12 e uno è stato un autogol, e continuare ad avere problemi di mentalità e di fragilità denotano non solo carenze di qualità nei giocatori, ma anche una sua difficoltà a trovare una quadra duratura. Sembrava esserci riuscito con il filotto di sei risultati utili consecutivi, ma nelle ultime sue partite la squadra è tornata ai livelli che hanno preceduto il periodo positivo.
Quest'altra sconfitta, dopo la batosta con il Como, mantiene le nubi sul Torino e ora ci saranno due partite in casa, con Milan e Cremonese, e i tifosi sono delusi e amareggiati e non accetteranno un'altra prestazione non all’altezza e gol subiti malamente, a prescindere da problemi di mentalità e fragilità varie. Oggi dopo 13 partite il Torino ha 14 punti ed è al 13° posto a quattro punti dal Pisa terzultimo: i tifosi per la classifica sono preoccupati eccome.
Copyright © 2025 - Tutti i diritti riservati