La mentalità del Torino farà la differenza con l’Inter
La fragilità dimostrata troppe volte dal Torino in questa stagione può essere l’handicap maggiore domenica sera al Meazza con l’Inter. La squadra di Ventura tra approcci sbagliati alle partite, tempi concessi agli avversari, difficoltà a reagire quando la gara non si era messa su binari favorevoli o amnesie varie che hanno portato a non saper gestire il vantaggio ha lasciato sul terreno di gioco parecchi punti finendo per scivolare in classifica nella zona ancora di sicurezza, ma che non è così distante da quella dove impera la lotta per la permanenza in serie A.
L’Inter sicuramente non è l’avversario migliore da incontrare perché la squadra di Mancini è superiore qualitativamente e ha ancora l’obiettivo del terzo posto, quindi non può permettersi passi farsi poiché i cinque punti che la separano dalla Roma sono già un divario abbastanza difficile da colmare e in più deve fare i conti con la Fiorentina che ha i suoi stessi punti. Il Torino dal canto suo non può ignorare che ha cinque punti in più della coppia di terzultime formata da Carpi e Palermo e che l’Atalanta è appaiata con lui in graduatoria.
E’ evidente che oltre alla tattica e alle capacità tecniche in campo la differenza la farà la mentalità che accompagnerà queste due squadre. Le motivazioni non mancano per Torino e Inter, però, non basta voler vincere, in fin dei conti si gioca sempre con quest’obiettivo o almeno dovrebbe essere così, bisogna che questa volontà diventi forza propulsiva in campo e non zavorra. In questi giorni Ventura ha sottoposto i giocatori a sedute intense d’allenamento, incamerare benzina è importante per presentarsi tonici alla gara, ma sarà anche più importante che i granata abbiano la testa su questo match e che rimangano concentrati dal fischio iniziale a quello finale. Se Ventura avrà preparato bene i giocatori anche mentalmente non ci sarà sicuramente un approccio sbagliato alla gara, non sarà concesso alcun tempo agli avversari, ci sarà una reazione consona nel caso la partita dovesse incanalarsi su binari sfavorevoli e non ci saranno amnesie varie che portano a non saper gestire un eventuale vantaggio o anche solo una situazione di parità.
Come i meriti per le vittorie vanno divisi fra tutti giocatori, allenatore e staff tecnico e medico, così la responsabilità delle sconfitte non può attenere solo ai calciatori, che sono i primi imputati perché in campo ci vanno loro, ma che seguono delle direttive, in particolare dell’allenatore che sceglie il modo d’impostare la partita e chi deve interpretarla.