Il primo bilancio dice: il Toro è da A, ma serve qualche correttivo
Otto punti, nove calcolando il meno uno di penalizzazione, in sette partite con nove gol realizzati e cinque subiti frutto di due vittorie, tre pareggi e due sconfitte sono per una neo-promossa un inizio di campionato decisamente non male. Guardando la classifica il Torino è al decimo posto, quindi a metà, e da questo punto di vista sarebbe un risultato ottimo, ma non basta vedere il posizionamento bisogna nell’analisi fare un passo successivo: dalla coppia di testa, Juventus e Napoli, i granata sono distanti undici lunghezze, però questo non ha grande rilevanza visto che l’obiettivo stagionale è una tranquilla salvezza, mentre sull’ultima, Siena, il vantaggio è di sei punti, sul gruppetto delle penultime, Palermo, Atalanta e Cagliari, tre e su quello delle terzultime, Udinese, Parma e Chievo, due, in più c’è da aggiungere che fra la squadra di Ventura e la zona calda della graduatoria ci sono anche Milan, Bologna e Pescara che hanno un punto in meno, avere dieci squadre dietro alle spalle è positivo decisamente un po’ meno che siano tutte stipate in cinque lunghezze.
Ventura dopo la partita con il Cagliari analizzando la sconfitta e parlando del campionato ha detto: “Per raggiungere i quaranta punti forse ci saranno nove-dieci sconfitte o anche più, però basteranno sette-otto-nove vittorie ed ecco che si avrà praticamente in mano la salvezza”. Partendo dal ragionamento del mister si deduce che la quota salvezza è ipotizzabile a quaranta punti e se il Torino vincerà da un minimo di sette partite a un massimo di nove farà tra i ventuno e i ventisette punti, ipotizzando che ne perda dieci vuole dire che pareggerà fra ventuno e diciannove volte, quindi i punti che conquisterà andranno dai quaranta ai quarantotto. Il ragionamento di Ventura, che con Zeman è il veterano degli allenatori della serie A, è logico, sensato e dettato dall’esperienza, quindi da tenere sempre ben presente.
Fra i quaranta punti e i quarantotto c’è molto probabilmente la differenza fra una salvezza conquistata all’ultima giornata e una non solo senza patemi, ma togliendosi qualche soddisfazione di tanto in tanto nell’arco del campionato. In un caso e nell’altro il Torino non deve essere quello visto con il Cagliari perché sempre stando al commento del suo allenatore: “Da un lato è stata la partita che forse abbiamo giocato leggermente sotto il nostro livello rispetto a tutte le precedenti gare e secondo me eravamo anche leggermente sotto dal punto di vista fisico, meno brillanti del solito” e poi parlando degli avversari ha detto: “Ci ha creato problemi la qualità dei singoli perché quando un avversario in mezzo a tre nostri giocatori esce palla al piede obiettivamente la stessa cosa per noi non è facile farla, Conti in mezzo a tre ha stoppato la palla, ha mosso la situazione e appena gli si è dato mezzo metro ha fatto la giocata, ma questi sono i giocatori che da dieci anni militano in serie A”. Per colmare il gap con avversari che militano da anni nella massima divisione, oltre a far affidamento ai vari Gillet, Gazzi, Brighi, Cerci, Santana, Ogbonna e Bianchi, la squadra granata dovrà essere più incisiva nello sviluppare le azioni di gioco perché fino alla trequarti la manovra non difetta, ma quando si trova a ridosso dell’area avversaria troppo spesso le azioni sfumano. La sosta per le gare di qualificazione al Mondiale in Brasile della Nazionale non poteva venire in un momento migliore così il Torino potrà lavorare in modo che il suo allenatore nel post partita non debba più dire: “Abbiamo regalato una marea di palloni forse per troppa ansia o troppa voglia di fare” e anche: “Avessimo fatto il passaggio giusto ci saremmo trovati con il giocatore solo davanti al portiere”.
Otto punti ci sono per arrivare a quaranta ne mancano trentadue e le partite da giocare sono trentuno, un traguardo decisamente fattibile: se si vuole si può.