Il mercato del Torino può chiudersi con i fuochi d’artificio, basta volerlo
Sirigu, De Silvestri, Rossettini, Castan o Tomovic, Criscito, Kucka, Valdifiori, Baselli, Iago Falque o Saponara, Belotti, Ljajic. Un Torino così non sarebbe da buttare via, anzi. Ma quanto costerebbe prendere Sirigu (è ai margini e quindi in uscita dal Paris Saint Germain), Tomovic, Criscito, Kucka, Valdifiori e Saponara (riscattato dall’Empoli il 13 maggio 2015 per quattro milioni di euro)? Quattro più cinque più sei più otto più quattro più otto fa trentacinque milioni di euro. Tanto? Troppo? Vediamo, la cessione di Maksimovic più quella di Zappacosta possono portare nelle casse del Torino diciamo ventotto più dieci che fanno esattamente trentotto milioni, vale a dire tre in più di quelli che si spenderebbero per prendere chi servirebbe. Senza dimenticare che il club di Cairo introiterebbe qualche altra cifretta dai giocatori in esubero e potrebbe con sapienti e abili trattative spendere anche un po’ meno per gli acquisti e magari guadagnare un pochino di più dalle due cessioni eccellenti.
Conti alla mano formare una squadra così per il Torino è fattibile, semmai il problema sarebbe l’aumento del monte stipendi. Ed è questo il vero nodo cruciale che va affrontato: per avere giocatori d’esperienza e qualità non basta possedere i soldi per comprarli, bisogna anche essere disposti a elargire stipendi in linea con il valore di questi professionisti. La questione, quindi, si sposta sui conti societari da non far andare in rosso. Avere una squadra che gioca in Europa porta maggiori entrate dai diritti televisivi e dal botteghino e fa da volano al marketing che a sua volta immette molti più soldi nelle casse societarie perché attira sponsor più munifici e il merchandising ha un fatturato molto superiore, già solo la vendita delle magliette di un giocatore famoso rende ricco un club. Spendere di più per pagare gli stipendi di calciatori che portano la squadra a raggiungere traguardi internazionali non è una iattura, ma una forma d’investimento che spesso dà buoni frutti e permette di tenere i conti societari in attivo o quantomeno non in passivo.
Il Torino può chiudere il mercato con i fuochi d’artificio e allestire una squadra alla quale si può oggettivamente chiedere di arrivare a conquistare un posto utile in Europa League. Con una rosa adeguata Mihajlovic può fare la differenza e sicuramente accetterebbe l’onere e l’onore di condurre il Torino al quinto posto. La società deve osare di più e raccogliere la sfida, prima di tutto con se stessa, di fare veramente il salto di qualità alzando ragionevolmente l’asticella per la squadra e l’allenatore.