Gli obiettivi europei del Torino implicano alzare il monte ingaggi
Il Torino ha i conti in ordine e per questo il club e il presidente Cairo hanno ricevuto il ventisei maggio scorso il “Financial Fair Play” 2016 con la motivazione: “Al club e al dirigente sportivo che si sono particolarmente distinti nell’oculata, corretta, virtuosa e innovativa gestione economica in ossequio alle nuove e vigenti regole del fair play finanziario, elevandosi a modello di riferimento per il panorama sportivo europeo”. Questo è per tutti i granata un orgoglio e un vanto, però, pur partendo da questo la società e lo stesso presidente vogliono fare un passo in avanti e provare a stabilirsi nelle zone nobili della classifica, anche perché avere i conti in ordine e poi vivacchiare nell’anonimato di metà classifica non gratifica abbastanza.
Nella prossima stagione il Torino dovrà puntare a conquistare un posto utile per disputare l’Europa League e per riuscirci è stato ingaggiato Sinisa Mihajlovic allenatore ambizioso e con la mentalità vincente. Il primo passo è stato fatto, ma non basta avere un mister con queste caratteristiche è fondamentale che si abbia anche una squadra competitiva. Ecco che arriva la parte più difficile perché vanno presi giocatori con qualità ed esperienza e si sa che calciatori di questo tipo costano, sia come cartellino sia come ingaggio. Un giovane di prospettiva può avere un costo abbastanza elevato per quel che riguarda il cartellino, ma poi, tutto sommato, è possibile fargli firmare un contratto con uno stipendio a cifre non particolarmente alte almeno inizialmente, diverso il discorso per un calciatore più affermato.
In questi giorni circolano molti nomi di giocatori che sarebbero funzionali al gioco di Mihajlovic e che potrebbero far fare al Torino il tanto auspicato salto di qualità. Kucka, Soriano, Giaccherini, De Silvestri, Tomovic, Mati Fernandez, tanto per fare qualche nome. Buona parte di questi calciatori ha un costo medio tendente all’altro per i parametri del Torino, ma aggiudicarseli non sarebbe così difficile perché basterebbe vendere qualche pezzo pregiato, Glik, Peres, forse Maksimovic e i soldi ci sarebbero. Poi però resta il nodo dell’ingaggio. A giocatori di questa caratura non si può offrire contratti che si aggirano intorno agli ottocentomila euro e magari bonus che se raggiunti aumentano la cifra perché qualsiasi altra squadra interessata a loro offrirebbe di più. Ecco che diventa obbligatorio per il Torino rivedere, innalzandolo, il tetto degli ingaggi che deve necessariamente essere portato oltre il milione di euro, è ovvio che non tutti i giocatori prenderanno una tale cifra, ma i migliori sì. La società e Cairo da questo punto di vista devono fare uno sforzo che poi sarebbe ripagato se la squadra raggiungesse l’obiettivo di tornare a giocare in Europa e così si continuerebbe ad alimentare il circolo virtuoso dei conti in ordine accompagnati, però, dai risultati sportivi.