Fatti ambiziosi solo questo vuole la gente del Toro

10.03.2023 11:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
I tifosi del Toro al Fila
I tifosi del Toro al Fila

Anche ieri al Filadelfia per l’allenamento a porte aperte c’erano più di 500 persone ed era di giovedì alle 11,15 quando i cancelli si sono aperti per accogliere il popolo granata, esattamente come accadde martedì 7 febbraio, altro giorno lavorativo, per non  parlare del Fila strapieno domenica 26 complice la giornata festiva e il derby il successivo martedì. La gente del Toro, se anche non va in massa allo stadio che fra l’altro ha una capienza abbastanza ridotta: 28.177, non ha abbandonato la sua fede semplicemente i più non sono in linea con i risultati che la squadra ottiene in campo e ne attribuisce inevitabilmente la responsabilità al presidente Cairo.

Quel Cairo che quando dopo il fallimento del 2005 divenne il proprietario e dichiarò, parole sue nella lettera scritta rivolgendosi ai tifosi del Toro e pubblicata da Tuttosport il 2 settembre 2005: “Il Toro deve tornare ad avere un ruolo nel calcio di vertice, nelle istituzioni sportive, nella vita di tutti i giorni”. E all’inizio di quella lettera scrisse anche: “Vi dico subito chi sono: io sono un uomo che ama promettere poco, a parole, ma mantenere molto , con i fatti”. E ancora: “Come vi ho detto, io sono un uomo che ama promettere poco, ma mantenere molto”. E proseguiva: “Noi granata, in questi anni, siamo stati troppe volte illusi e tradii. Io voglio interrompere subito questa catena di facili promesse e di dolorose cadute . Io preferisco non preannunciare tante cose, ma poi regalare belle sorprese … Abbiate fiducia , cari fratelli del Toro, come avete avuto fiducia in me in queste settimane. Alla fine ce l’abbiamo fatta a  vincere, non è vero? … In questa lettera aperta intendo però mettere anche alcuni paletti importanti. E qui non si tratta di alimentare illusioni, ma al contrario dare certezze. Ne abbiamo bisogno tutti, d’altra parte, dopo tutto quello che è successo negli ultimi anni. E una certezza deve essere in primo luogo non solo rifondare il Toro, ma ritrovare il vero Toro.  Il Toro con la sua dignità, il suo orgoglio, la sua forza, il suo futuro che nasce nel rispetto delle tradizioni e dei tifosi. Tutti i suoi tifosi, dovunque siano. Il Toro deve tornare ad avere un ruolo nel calcio di vertice, nelle istituzioni sportive nella vita di tutti i giorni. Il tifoso del Toro non deve essere animato solo di ricordi e di un orgoglio prettamente individuale. L’orgoglio collettivo del popolo del Toro deve essere alimentato anche da una società seria e da una squadra all’altezza. Da buon tifoso granata cresciuto in una famiglia granata, ho coronato il sogno della mia vita. Io faccio l’imprenditore da 10 anni. Ebbene, ritengo che nel calcio una gestione valida con progetti veri, a lungo respiro, debba mettere in conto, come minimo di operare proprio per 10 anni. Sempre che i tifosi mi vogliano avere al loro fianco per tutto questo tempo, ovviamente … E di lì in avanti, dopo 10 anni, vorrei ripartire ancora sempre seguendo l’esempio di Pianelli che per un ventennio ha dato al Torino solidità e sogni. Sogni solidi: passatemi l’immagine”.

Da allora sono passati quasi 18 anni e il Torino ha ottenuto a livello di risultati sportivi la vittoria della finale play off e il ritorno in Serie A (2006), 16°, 15° e 18° posto in Serie A e la conseguente retrocessione in B (2009), tre stagioni in Serie B e ritorno in A (2012). Da allora 16°, 7°, 9°, 12°, 9°, 9°, 7°, 16°, 17°, 10° e oggi, a tredici giornate dalla fine del campionato, è al 9° posto. In Coppa Italia in questi anni al massimo la squadra è arrivata ai quarti di finale quattro volte (stagione 2008-2009, 2017-2018, 2019-2020 e 2022-2023). In campo internazionale due volte in Europa League, ma per onestà intellettuale va ricordato che il Torino vi ha partecipato solo perché prima il Parma  e poi il Milan non sono stati ammessi, la prima nel 2014-2015 arrivando fino agli ottavi e la seconda nel 2019-2020 non andando oltre gli spareggi per accedere alla fase a gironi.  

La gente del Toro non chiede l’impossibile né lo scudetto né andare in Champions, basterebbe loro qualificarsi per la Conference League, poter andare al Fila almeno una volta a settimana e che il cortile sia aperto tutti i giorni come prevede statuto della Fondazione, che la Primavera non giochi a Vercelli bensì a Torino o almeno in qualche comune litrofo, che il Robaldo venga costruito visto che da sei anni nell’area dove sorgerà il centro per le giovanili non sono ancora iniziati i lavori veri e propri, che il Museo del Toro, gestito da tifosi volontari a Villa Claretta a Grugliasco, abbia la sua sede al Filadelfia come prevede il piano per la ricostruzione.  

L’allenatore del Torino Juric, alla sua seconda stagione sulla panchina granata, continua a chiedere e lo ha fatto anche lunedì nel post partita con il Bologna: “Noi vogliamo battagliare anche un po’ più in alto, tutto gira intorno a questo. Penso che in quest'anno e mezzo abbiamo fatto cose stupende e in questa stagione vogliamo ancora fare tante cose belle. I ragazzi giocano e si esprimono bene. Abbiamo infortunati da recuperare e dobbiamo essere ottimisti e positivi e cercare di fare il massimo. La mia sensazione è che per il Toro e anche per il nostro percorso di staff avere un progetto sempre da dodicesimo, undicesimo o decimo posto non sia giusto. O si parte dal basso e si lotta per salvarsi o fai altro. Per quello che penso e per ciò che si respira qui bisogna lottare per altre cose altrimenti diventa molto dannoso e, secondo me, in mezzo non si riesce a stare a lungo, c'è il rischio di un crollo totale come tre anni fa: questo è il pericolo". Juric vuole una squadra che non venga smantellata tutti gli anni, come accaduto la scorsa estate, e che i giocatori migliori si tengano e si aggiunga qualche elemento che innalzi la qualità in modo da poter lottare per qualche traguardo superiore alla metà classifica. anche lui, come i tifosi, non chiede la luna.

E Cairo ha così risposto indirettamente a Juric, alla presentazione della maglia azzurra al Giro d’Italia, quella riservata agli scalatori, come riporta Tuttosport: “Con Juric abbiamo colloqui privati molto aperti. L’ho voluto fortissimamente quasi due anni fa e lo avrei voluto già nel 2020, quando scelse di rimanere al Verona. L’ho appoggiato e supportato in tutto. Per esempio, lui si fa un vanto del fatto che le strutture sono migliorate, come il Filadelfia, e lo stesso vale per i collaboratori. Non gli ho mai posto limiti, l’ho assecondato in tutto, nei limiti del possibile, e ho dato l’ok a tutte le richieste, dal nutrizionista ad altri professionisti di altissimo livello e al bellissimo ristorante. E tante altre cose faremo … Quando Ivan mi ha chiesto Ilic dicendomi che era molto importante per lui perché lo conosceva e aveva qualità incredibili, l’ho accontentato. E si vede che è un giocatore speciale , anche se fisicamente non è al top. Ho speso a gennaio come nessun altro: 17 milioni e trecentomila euro più Gravillon e Vieira”. Per la verità Juric voleva sì Ilic, ma che almeno fino a giugno non fosse ceduto Lukic e questo non è stato fatto e voleva anche un centravanti che non è arrivato. E poi il presidente ha anche detto: “Sono più che ambizioso, altrimenti da zero non sarei diventato il primo editore italiano. Da parte mia c’è quindi tutta la voglia di far bene e seguire la spinta di Juric, che poi è la mia. Poi va anche considerato cosa si può fare, il mondo del calcio è in una fase difficile”.

Si vedrà come il Torino concluderà questo campionato e se Juric rimarrà, ha ancora un anno di contratto e se accetterà il prolungamento, ma soprattutto, in estate si vedrà cosa farà la società in sede di mercato affinché il Toro torni ad avere un ruolo nel calcio di vertice, nelle istituzioni sportive nella vita di tutti i giorni perché solo con i risultati sportivi si può ottenere anche tutto il resto. Insomma una gestione valida con progetti veri e la gente del Toro chiede al presidente Cairo solo di fare ciò che aveva promesso nel 2005: “Sono un uomo che ama promettere poco, a parole, ma mantenere molto, con i fatti”. Ecco appunto i fatti.