ESCLUSIVA TG – Margaro: “La frattura dei tifosi con Cairo è insanabile: deve andarsene. Derby? Possiamo giocarcelo, se la squadra gioca da Toro con gli attributi”
Margaro, ossia Giovanni Crivelli, è uno storico Ultras della Curva Maratona, è stato intervistato da TorinoGranata.it. Con Margaro abbiamo parlato del Torino e del prossimo derby di sabato alle 18 allo Stadium.
Il Torino arriva al derby dal pareggio col Pisa avvenuto in rimonta, quindi questo può essere anche positivo, ma fino a che punto questo pareggio è soddisfacente?
“Se ne avessimo parlato prima della partita sarebbe stato deludente, ma vista la gara tutto sommato è stato giusto il pareggio. Secondo me, è lo specchio di tutto questo inizio del campionato caratterizzato da una continuità di alti e bassi, di contraddizioni, di speranze e di brusche frenate. In genere sono ottimista su tutte le cose, rendendomi conto di esserlo in un popolo di pessimisti per natura perché il tifoso del Toro già dice “saba am pijoma trè neh” (sabato ne prendiamo tre sottintendendo di gol, ndr) essendo incline al pessimismo, anche per il suo vissuto, non metto in dubbio. Io però voglio sempre sperare che magari qualcosa di buono possa uscire e che magari siamo meglio di quello che abbiamo fatto fino adesso.
Sul derby non so cosa dire. Mi viene mal di testa a parlare del derby perché  sono cresciuto in un periodo in cui il calcio era uno sport, dove il denaro e il potere contavano un po' meno di adesso, dove noi i derby li vincevamo quasi tutti perché avevamo Pulici, Graziani, Sala, un pubblico e una curva tra i più belli d'Europa. L'atmosfera che si viveva nel derby era unica, credo e sono sicuro che non si possa più ricreare quell'epoca lì. E' un po' quello che dicono i vecchi ai giovani: il passato è sempre meglio del presente. Ma allora la società era diversa e di conseguenza la gente che veniva allo stadio, il calcio nel suo aspetto globale era diverso.
Oggi veniamo da un solo derby vinto negli ultimi venti anni e sono 10 anni che non vinciamo niente (l’ultima vittoria sulla Juventus risale al 26 aprile 2015, ndr) e quindi per forza non siamo improntati all'ottimismo. E poi il derby vissuto in un settore ospiti è la cosa più alienante che ci possa essere. Il derby è quando ci sono due curve che tirano fuori ognuna la sua coreografia e tutto quello che hanno pensato per questa partita con mesi e mesi di preparativi. Ti sfottevi e tutto il resto che non si può dire. Quando si giocava al Delle Alpi è stato lo spartiacque fra quell'epoca bella, del vecchio Comunale, di Pulici e Graziani, e l’attuale, del nuovo calcio. Mi ricordo la prima cosa scandalosa che hanno fatto fu dividere la Curva Maratona in due, metà ai gobbi e metà a noi quindi giocando in trasferta in casa della Juve. Poi un'altra volta ci hanno messo nel settore ospiti che praticamente era l’inizio dei distinti, quindi già era innaturale non essere in cura e in più il settore ospiti conteneva 2.000-2.500 persone: un derby così è brutto. Io sarei anche disposto nel derby a concedergli la curva dall'altra parte perché non è un derby quello con i tifosi avversari confinati nel settore ospiti, però ormai il calcio è questo. Comunque sono ottimista, qualcosa di buono uscirà. Pesiamo positivo come dice la canzone di Jovanotti”.
Oggi pomeriggio alle 14,50 il Torino apre le porte del Filadelfia ai tifosi, come spesso è accaduto negli ultimi anni prima dei derby. E il presidente Cairo ha detto che in settimana, mercoledì e venerdì, cercherà di andare al Fila anche lui per sostenere la squadra proprio perché manca da troppo tempo la vittoria con la Juventus. Cosa ne pensa?
“Le porte aperte ai tifosi è diventata una cosa straordinaria e la si fa solo prima del derby o in occasione di grandi anniversari e invece dovrebbe essere una cosa ordinaria”.
Per la verità lo scorso 22 ottobre i cancelli del Fila si sono aperti ai tifosi senza che ci fosse nulla di particolare, senonché il sabato c’era stata la vittoria sul Napoli.
“Un’eccezione che non cambia la questione. Se anche c’è contestazione devi vivere il momento e viverlo magari può essere utile e cambiarlo. È sempre stato così. Una volta quando contestavi la squadra i cancelli del Fila erano comunque aperti. Un’altra cosa che mi fa ridere sono le vele (che oscurano la vista del campo d’allenamento dalle case che ci sono intorno, ndr): sono 8 anni che non facciamo un gol su calcio di punizione (l’ultimo quello di Ljajic il 21 maggio 2017 in Genoa-Torino,ndr) magari qualcuno iniziasse a studiarci.
Per quel che riguarda Cairo, non lo può più vedere nessuno e non vediamo l’ora che se ne vada via. Sinceramente non mi sembra un grande motivatore, lascia un po' il tempo che trova”.
Il Presidente ha detto: “Ci tengo troppo al derby”, lei cosa commenta?
“Potrebbe essere che abbia solo voluto spostare l'attenzione dalla prestazione così così col Pisa. Non lo so. Lui dice magari ciò che si aspetta la gente o i giornalisti. Sono cose abbastanza scontate. Cosa vuoi che dica, che non ci tiene al derby? Sa benissimo che il derby per noi tifosi del Toro è sempre stato importantissimo, anche quando abbiamo vinto lo scudetto e siamo arrivati secondi a 51 punti. Il derby valeva sempre una stagione, era il nostro scudetto. Quindi Cairo sa che l'ambiente si aspetta qualcosa di particolare. Non so, ripeto, mi dà l'impressione che dica qualcosa di scontato”.
Forse è stato un modo per riallacciarsi a quello che aveva detto un po' di tempo fa parlando della contestazione nei suoi confronti che, riassumendo, sarebbe scemata dopo qualche vittoria.
“No, ormai è una fattura insanabile quella con Cairo. Poi può piacerti o non piacerti, sinceramente io non sono dei più accaniti contro Cairo e non sono fra quelli che non vanno a vedere la partita per non dargli soldi, ma comunque non lo posso vedere, deve andare via anche perché ha fatto il suo tempo. Ormai abbiamo capito quello che lui può dare al Toro e, secondo noi, è insufficiente per la nostra storia e per tutta una serie di cose. Deve andare via, basta! Fine della fiera. Ha fatto il suo tempo. Il suo è un ciclo che è durato tantissimo, addirittura più di quello di Pianelli. Si deve concludere: fine della fiera, non c'è molto da dire”.
Tornando al calcio giocato, nelle ultime partite, dal pareggio con la Lazio e fino a quello col Pisa, il Torino non ha più perso e ha sempre incamerato punti, 9 in 5 gare.  Sembra aver trovato la direttiva giusta con la difesa 3 e con le due punte oppure una punta e due sottopunte. Baroni è quindi riuscito, dopo le difficoltà iniziali, a trovare la cosiddetta quadra?
“Sinceramente non lo so. Se parli con i tifosi delle squadre che ha allenato Baroni in passato, è uno che ha subito sempre tanti gol rimasto in Baroni, è sempre stato un pareggio della squadra che ha preso tanti gol e in alcuni periodi quando le squadre erano positive ne facevano alcuni in più, però è un allenatore che tende un po' a scoprire la difesa. Anche a me dà quest’impressione e lo si è visto pure nella partita col Pisa, che aveva 5 punti in classifica, e alla fine giocavano solo più loro. Il Torino è un'opera incompiuta ed è per questo che è difficile dare un giudizio su Baroni perché ci sono questi alti e bassi che non si capiscono. Poi vedremo, è ancora presto per giudicarlo così come il modulo”.
Cosa sarebbe disposto a fare pur di vincere il derby e vincerlo per di più allo Stadium?
“Sarebbe bellissimo. Andrei a piedi a Superga, non sarebbe un sacrificio”.
Ha detto si essere una persona ottimista di natura. Quindi per sabato che sensazione ha?
“Che possiamo giocarcelo, sicuramente.  Questo è già tanto, comunque. Non è una cosa, scontata, banale. Però il fatto di giocarlo vuol dire, per me, vedere una squadra che se la gioca, ma se la gioca da Toro con gli attributi. Poi magari la vittoria può arrivare, ma loro devono dare tutto e a fine della partita nessuno scambio di maglie o abbracci.   scambiano le maglie, non si abbracciano. Che 4 o 5 si facciano ammonire, non buttare fuori se riescono, ma che giochino un derby come si vedeva una volta uscendo dal campo che non ne hanno più. Sarebbe una bella cosa riavvicinarsi al tremendismo granata, al non mollare mai, al “menare” sportivamente parlando e poi la vittoria sarebbe una conseguenza, ma se non giochi così è difficile”.
Negli ultimi anni i tifosi del Toro sono stati un po’ divisi, crede che possa tornare l’unità di una volta?
“Sì. Diciamo che abbiamo passato degli anni difficili, sarebbe stato più bello se le divisioni fossero state solo su Cairo e su altre cose e invece, purtroppo, ci sono stati altri tipi di problemi. Ma ultimamente, dal campionato scorso, ho visto i gruppi delle due curve andare in trasferta insieme e fare le marce contro Cairo insieme e questo è stato un avvicinamento positivo. Io mi sono sempre battuto per un unico movimento: tutti insieme, tutti fratelli. Quando ho visto le divisioni, o qualcosa di più delle divisioni, veramente mi sanguinava il cuore. Purtroppo la società è cambiata, non è più quella di quando io avevo 20 anni e i ragazzi delle curve avevano teste diverse da quelle che hanno oggi. Io non avrei mai messo le mani su uno del Toro, ma non solo io bensì tutti, purtroppo è successo ed è stata una cosa brutta: mi auguro che non succeda mai più. Gli ultimi segnali sono positivi in tal senso, i gruppi si parlano, fanno le manifestazioni e le marce insieme e questo è positivo. Poi si può sempre migliorare”.
Quindi vede che sia cambiata qualche cosa all’interno della tifoseria granata?
“Sì. Dalla Maratona quelli che non andavano d'accordo sono andati nell'altra curva. Le questioni non erano in Maratona, ma fra le due curve. La Maratona è sempre stata abbastanza unita nel suo interno e chi non condivideva alcune idee è andato da un'altra parte. Adesso però perlomeno si parlano e non si menano più, è importante questo”.
Spostando il discorso a tutti i tifosi non solo ai gruppi organizzati, ci sono due fazioni: una che dice che non bisogna andare allo stadio perché è un modo per contestare Cairo e altri che dicono che bisogna andare per sostenere la squadra. Lei come la pensa?
“Nel secondo modo. Se c'è una cosa che ti piace, che ti fa piacere, che ti appassiona devi farla. Quando non vai allo stadio comunque cerchi un bar o qualche posto per vedere la partita perché sei in “astinenza”. Quindi perché negarsi un piacere? Non andare non ha senso, per me, al limite vai e contesti Cairo. Ne conosco tanti che non ci vanno più, anche dei miei amici, ognuno fa quello che si sente, ma non è questione di non dare a Cairo i soldi del biglietto o dell’abbonamento perché, purtroppo, sei una pedina ininfluente a prescindere dall’andare allo stadio oppure no. Quindi meglio pensare al fatto che ti fa piacere e che ti diverte”.
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