Esclusiva TG - De Biasi panchina d'oro 2016: "La stagione del Toro non è da buttare"
Tempo di “panchina d’oro” a Coverciano, annuale premio che il settore tecnico della FIGC conferisce agli allenatori che più si sono contraddistinti nella stagione calcistica precedente. A votare i migliori, sono gli stessi allenatori, un premio ambito quindi che dimostra la bontà del lavoro gratificato dagli stessi colleghi. Occasionalmente, il settore tecnico della federazione si riserva di assegnare “panchine d’oro speciali”, come quest’anno, col premio attribuito all’ex allenatore del Toro Gianni De Biasi, oggi selezionatore della nazionale albanese. Il tecnico veneto, distintosi in campo europeo con l'incredibile qualificazione ai prossimi campionati europei della sua squadra, ha portato alto il nome dei tecnici italiani. Per lui è il secondo premio ricevuto in questa manifestazione, dopo la panchina d'argento (allora riservata agli allenatori della serie C), conquistata nel 2002 quando alla guida del Modena aveva centrato la promozione in serie B.
Oggi l'assegnazione dei premi è un po' cambiata, dal 2006 infatti la panchina d'oro prima unificata per tecnici di A e B è riservata solo a quelli della massima serie, mentre la panchina d'argento che andava agli allenatori della serie C oggi si assegna tra quelli di serie B. Curioso che nell'edizione appena conclusa, quest'ultimo premio sia andata a Stellone, giocatore alle dipendenze di de Biasi nel Toro della rinascita. Insieme al tecnico e al bomber, i vari Muzzi, Brevi, Fantini e Rosina portarono quella squadra appena risorta dal fallimento ad una storica promozione, nel primo anno di gestione Cairo.
Abbiamo sentito, in esclusiva per Torino Granata, l’allenatore della nazionale albanese, di rientro da Coverciano dove aveva appena ritirato il prestigioso premio.
Mister, innanzi tutto complimenti per l’ottimo lavoro svolto con la sua selezione e per il conseguimento di questo riconoscimento da parte di tutti i suoi colleghi italiani. Che emozione ha provato nel ritirare il premio?
“Ammetto di essermi commosso, perché è arrivato un riconoscimento da parte del settore tecnico che è la massima istituzione per noi allenatori e poi la platea è composta da tutti i miei colleghi. Sicuramente una bella emozione: sono felice non solo per me, ma per tutto il mio staff che ha lavorato alla grande e per i nostri giocatori che hanno contribuito al raggiungimento dell’obbiettivo storico, la qualificazione dell’Albania agli europei.
Parliamo del Toro, che idea si è fatto di questa stagione? Le cose non vanno benissimo, si potrebbe definire annata travagliata?
“No, direi solo una stagione diversa dalle ultime, perché non tutte le ciambelle riescono col buco. Ad inizio stagione ci sono stati grossi cambiamenti che non rendono facile il raggiungimento immediato degli obbiettivi, ma resta un percorso positivo perché non credo il Torino avesse come meta quella di arrivare prima in campionato, né di centrare la Champions League. Forse nemmeno l’Europa League è veramente un obiettivo dei granata, nonostante l’anno passato abbia ben figurato in quella competizione. Io credo che il Toro sia in linea con i programmi anche se è chiaro che ai tifosi non basta: loro vorrebbero stare sempre nella parte sinistra della classifica, possibilmente davanti ad una squadra con la maglia bianconera, ma è davvero difficile”.
Non solo i tifosi si aspettavano un salto di qualità però. Lo stesso Ventura aveva parlato di “alzare l’asticella” e di “riportare il Toro nella parte sinistra della classifica stabilmente”. Questi propositi sembrano ormai svaniti.
“Si, ma non sempre i progetti iniziali si tramutano in realtà. Sulla carta magari possono sembrare realizzabili, ma poi bisogna confrontarsi con il campo. In una stagione molti aspetti possono andare storti: giocatori che non rendono come ci si aspettava, defezioni in serie… noi allenatori ogni anno ci scontriamo con queste cose e non sempre si riesce a gestirle come si voleva”.
Lei conosce bene l’ambiente granata e il Presidente Cairo, crede che proseguirà con Ventura come giura pubblicamente o il rapporto compromesso e a fine stagione le strade si separeranno?
“Questo non lo so, posso dire però che il Presidente in questi 10 anni è maturato molto, ha ora l’esperienza e l’equilibrio sufficienti a decidere per il bene della sua società. Quando abbiamo iniziato noi non aveva né l’una né l’altro, oggi è invece molto più consapevole delle dinamiche del calcio. Abbiamo cenato insieme circa un mese fa, l’ho trovato molto bene, motivato e concentrato sul Toro”.
Il vostro rapporto allora è migliorato rispetto agli anni burrascosi in cui era alle sue dipendenze?
“Certo, abbiamo un rapporto ottimo, migliore rispetto a quando abbiamo lavorato insieme. Ci conosciamo molto meglio”.
Un pensiero su Stellone che ha avuto come giocatore al Toro e oggi ha ritrovato sul palco insieme a lei per ritirare un premio come miglior allenatore della serie B 2014-15?
“Gli ho detto che mai avrei pensato potesse scegliere la strada dell’allenatore. Mai, per come lo conoscevo da calciatore. Mi sono sbagliato, è maturato e cresciuto e i risultati parlano ora per lui. Sono molto contento per il suo lavoro, l’ho esortato a non mollare perché ha tutte le carte in regola per poter salvare il Frosinone. Mi auguro che ci riesca”.
Alex Bembi