E’ meglio che il Torino impari dai propri ripetuti sbagli e d’ora in poi prenda solo giocatori fisicamente integri

19.01.2022 11:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Vagnati e Cairo
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Sinceramente e umanamente dispiace per Mohamed Fares perché dopo gli importanti infortuni che gli sono capitati in questi anni non ci voleva proprio anche questo: lesione del legamento crociato anteriore con interessamento del menisco mediale del ginocchio destro. Per lui purtroppo stagione finita. Per il Torino invece un rinforzo che è stato tale solo teoricamente visto che si è fatto male, in allenamento, dopo quattro giorni dall’annuncio ufficiale del suo arrivo ed era riuscito ad andare in panchina nella gara con la Sampdoria. Una sfortuna, certo. Però anche una sorta di “pena del contrappasso” perché il club granata spesso prende giocatori che in passato hanno avuto problemi fisici e che poi anche quando sono in granata continuano ad averne. Basta pensare ad Ansaldi per fare un esempio, ma per restare solo a questa stagione ci sono i precedenti di Pjaca, Praet e Mandragora.

Il Torino da questo punto di vista non ha scusanti perché sapeva benissimo che precedenti problemi fisici avevano avuto i giocatori che ha preso, anche perché non c’è bisogno di essere esperti di calcio per saperlo infatti una velocissima, basta un minuto, indagine su un motore di ricerca permette a chiunque di venirne a conoscenza. Perché allora correre il rischio di ritrovarsi senza i giocatori che se sono stati presi voleva dire che servivano?  La risposta è alquanto semplice: sono calciatori tecnicamente validi, ma costano meno perché hanno spesso problemi fisici e passano lunghi periodi in infermeria. Fares in questa stagione aveva già saltato al Genoa dieci partite, dalla 10ª alla 19ª, per la lesione muscolare di primo grado al soleo sinistro. Lo scorso campionato prima il problema agli adduttori, furori dalla 12ª alla 18ª, poi l’infortunio al ginocchio, saltata la 28ª. E nella stagione 19/20 rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro durante un’amichevole estiva e conseguente assenza fino alla 22ª giornata e in seguito per problemi alla coscia altro stop dalla 30ª alla 34ª comprese. Pjaca in questo campionato infortunio al polpaccio che gli ha impedito di disputare sei partite, dalla 6ª all’11ª, e tanti allenamenti con lavoro personalizzato e partite di campionato non giocate per intero, solo 3 per 90’ altre 3 quasi per intero (due per 74’ e una per 83’) e 9 per non più di 35’,  per evitare sovraccarichi che avrebbero potuto portarlo a possibili altri infortuni. Nella stagione precedente al Genoa gli era andata meglio: fuori a causa del Covid la 4ª giornata e poi aveva saltato anche l’8ª per un infortunio alla coscia e la 21ª per un affaticamento muscolare, ma le sue presenze in campo erano state caratterizzate da molte partite non giocate per intero infatti in 35 gare era stato in campo per complessivi 1410’. Nella stagione 19/20 in campionato con la Juventus non aveva mai giocato per la rottura del legamento crociato (accadutagli nella stagione precedente alla 27ª) e per il successivo problema al ginocchio e poi dalla 15ª giornata aveva fatto solo panchina prima di passare in prestito all’Anderlecht dove è stato in campo per 160’ in 4 partite. E pure nel 17/18 e nel 16/17 l’infortunio al legamento crociato e l’infiammazione alla testa del perone lo avevano tenuto fuori a lungo. Praet L’infortunio al bicipite femorale quest’anno lo hanno fermato dalla 5ª all’8ª e poi anche lui è stato gestito da Juric per evitare altri guai visto che nel 20/21 al Leicester City aveva avuto un infortunio alla coscia, stop dalla 19ª  alla 28ª, uno al bicipite femorale e un problema al ginocchio, questi ultimi avevano comportato il doversi fermare per brevi periodi. E ai tempi della Sampdoria nel 18/19 e nel 17/18 aveva avuto acciacchi non di lunga durata al ginocchio e al bicipite femorale. Mandragora quest’anno è stato operato in artroscopia per risolvere una lesione parziale del menisco interno del ginocchio destro, fermo dalla 9ª alla 16ª giornata. Prima di approdare al Torino quando era all’Udinese aveva subito la rottura del legamento crociato che lo aveva tenuto fuori dalla 28ª giornata della stagione 19/20 fino alla 7ª di quella successiva. E ai tempi della Juventus nel 16/17, ma derivante da quando era al Pescara nel 15/16, la frattura de metatarso e la conseguente operazione lo aveva fermato fino alla 22ª giornata e poi solo una brevissima apparizione di 4’ alla 33ª.

Questi più che eloquenti precedenti, ma ce ne sono anche altri che è del tutto inutile sciorinare, dovrebbero insegnare alla dirigenza del Torino che percorrere la strada del prendere giocatori tecnicamente validi e di certo utili al gioco di Juric, ma con pregressi infortuni importanti non è una buona idea visto che poi puntualmente incappano in altri stop forzati e costringono l’allenatore a dosarne l’utilizzo quando stanno bene. E oltretutto il risparmio iniziale scema visto che se anche sono arrivati in prestito non oneroso si deve pagare loro lo stipendio, e non si tratta di cifre basse, senza che poi siano sempre a disposizione. Tanto varrebbe allora spendere per prendere altri giocatori. In questo periodo accostati al Torino come rinforzi ci sono giocatori che hanno in passato, anche molto recente, subito infortuni o ripetutamente accusano acciacchi più o meno importanti. Morale: il Torino d’ora in poi prenda solo giocatori fisicamente integri.