Dal “silente” rinnovo di Belotti a quello per Mazzarri e al possibile addio di Zaza
Il campionato non è ancora terminato e, anzi, è entrato nella fase più calda per il Torino, che a tre giornate dalla fine sta lottando per un posto in Europa, e il pensiero in casa granata è rivolto al futuro. Il pensiero per certi versi mira a conservare e per altri a valutare se conviene farlo. Cairo sabato nell’ambito delle commemorazioni della tragedia di Superga aveva detto: “Mi sono accorto di come quella squadra formidabile (il Grande Torino, ndr) avesse una grande continuità d’interpreti, infatti, aggiungeva uno o due giocatori all’anno tenendo tutti i migliori. Anche noi dobbiamo fare così tenendo tutti i migliori e inserendo i tasselli giusti di anno in anno. La continuità può essere un fattore di successo. Fu un peccato quando nel 2014 andarono via Cerci e Immobile: è proprio questo che dobbiamo evitare”.
Conservare. Come rivelato da Tuttosport che ha scoperto dagli allegati ai bilanci del Torino che Belotti da tempo, un anno e mezzo, ha prolungato di un anno il suo contratto e quindi è legato al Torino fino al 30 giugno 2022. Sul perché né la società né il giocatore abbiano mai fatto parola del prolungamento è un mistero che solo i diretti interessati possono svelare, ma comunque ben venga che il “Gallo” non abbia il contratto già in scadenza nel 2021.
Da un po’ di tempo, invece, si parla del prolungamento di quello di Mazzarri oltre il 2020. E, a prescindere da come terminerà questo campionato, avere un allenatore che imposta e porta avanti nel tempo un progetto di crescita è fondamentale per alzare l’asticella e far sì che il Torino si assesti nelle posizioni tra il settimo e il quinto, tendente al quarto, posto.
Non c’è solo chi resta o chi resterà, ma anche ci potrebbe partire seppur sia fra gli ultimi arrivati: Zaza. Dire che il giocatore, più pagato dell’era Cairo ben 14 milioni fra prestito oneroso e obbligo di riscatto alla prima presenza, abbia deluso è un eufemismo. Era arrivato per formare con Belotti una coppia d’attacco di spessore e a oggi ha segnato due volte al Chievo, ultimo in classifica e già retrocesso, facendo incamerare tre punti alla squadra e una volta al Cagliari, quasi fuori dalla lotta per la salvezza, permettendo al Torino di pareggiare e di guadagnare un punto, ma facendosi anche espellere per proteste e beccandosi due giornate di squalifica. Tre gol e quattro punti sono troppo pochi come contributo, magari nelle rimanenti tre giornate sarà decisivo per l’approdo in Europa, League più che Champions, e riuscirà a rivalutarsi, ma in caso contrario in estate la società potrebbe metterlo sul mercato nella speranza di trovare suoi estimatori in modo da cederlo e rientrare dei soldi investiti per averlo.
Le parole di Cairo pronunciate il 4 maggio son importati e sono in scia con quanto fatto nelle sessioni di calciomercato del 2018 che non hanno visto partire nessun big ad eccezione di Ljajic, che non rientrava appieno nel sistema di gioco di Mazzarri il 3-5-2 e non garantiva quella continuità di rendimento che vuole il mister. Se il Torino andrà in Europa è evidente che la squadra dovrà essere implementata con giocatori di valore già comprovato e che non abbiano il difetto della discontinuità e uno o due sarebbero pochi tenuto conto che le competizioni da affrontare saranno tre; una in Europa e due in Italia, campionato e Coppa Italia. Per far assestare il Torino nelle posizioni che contano ci vuole una rosa ampia, e non ridotta ai minimi termini com’è quella attuale che basta un infortunio o una squalifica per avere la coperta corta, e formata da giocatori validi. Che nessuno ritenga che se questo campionato finirà come tutti si augurano non ci sia bisogno di ritoccare più di tanto il gruppo perché se conservare è doveroso e imprescindibile migliorare lo è altrettanto e anche, forse, di più.