Creare occasioni e non segnare abbastanza: è questo il problema

Se una squadra arriva vicina al gol e poi non segna la responsabilità non è solo degli attaccanti. L’organico granata deve essere completato in modo che la coperta non risulti corta, poi sta all’allenatore e ai giocatori centrare gli obiettivi.
20.08.2013 11:42 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Creare occasioni e non segnare abbastanza: è questo il problema
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Premessa: non si vuole puntare il dito contro gli attaccanti, anche se si disquisisce di gol o meglio di gol non realizzati. Nelle ultime stagioni quante volte nel dopo partita allenatore, giocatori e anche il presidente hanno pronunciato una frase che all’incirca risuona così: “Abbiamo creato molte occasioni purtroppo, però, la palla non è entrata”? Tante, qualcuno pensa troppe, perché è accaduto quando il Torino era in B e anche lo scorso anno nella massima divisione. Allora sorgono spontanee alcune domande: Perché si creano tante occasioni e poi non si riesce a segnare di più? Sono i giocatori che hanno una mira imprecisa? Sono i portieri delle altre squadre a essere fortissimi? Sono le occasioni che sembrano importanti e invece lo sono decisamente meno? E’ il Torino che è sfortunato? Sarebbe troppo facile e semplicistico dire che la causa è un mix di tutti gli interrogativi.

 

Gli attaccanti che ha avuto il Torino nelle ultime annate e ha tuttora non sono sicuramente dei top player, ma neppure così scarsi per un club che aveva come obiettivo prima tornare in serie A, poi restarci e ora consolidare la sua posizione verso il centro classifica. Quindi il problema non sono di per sé gli uomini. C’è un comune denominatore che caratterizza le rose delle ultime stagioni: nel complesso l’organico è sempre mancato di qualche elemento chiave che potesse far rendere al meglio la squadra. Tanti giocatori hanno dato il massimo in rapporto alle loro qualità e agli obiettivi, ma la coperta è sempre risultata un po’ corta e in questi casi è inevitabile che tirarla per cercare di coprire ciò che restava scoperto non bastava, malgrado alla fine si sia tagliato comunque il traguardo ottenendo il piazzamento auspicato.

 

Spesso per dare una spiegazione alle possibilità non sfruttate si è tirato in ballo il modulo e l’allenatore additandolo di essere troppo poco duttile nel cambiare il modo di giocare e non adattandolo abbastanza alle caratteristiche degli uomini che aveva a disposizione. Ogni allenatore ha i suoi credo, poi c’è chi è più propenso a sfruttare al massimo le doti dei calciatori e chi invece le vuole mettere al servizio del gioco. Hanno ragione e, allo stesso tempo, torto entrambe le tipologie di allenatori, perché i primi vengono accusati di non avere le idee chiare su come far giocare la squadra e i secondi di essere talebani e presuntuosi nella loro concezione del calcio.

 

Il Torino di oggi a prescindere dal modulo con il quale può scendere in campo, 5-3-2, 3-5-2, 4-2-4, 4-3-3, 4-2-3-1 o 4-3-1-2, presenta delle lacune in quattro ruoli: portiere, terzino sinistro, centrocampista e attaccante. Per mettere nella migliore condizione possibile Ventura e quindi poi per pretendere da lui e dalla squadra il raggiungimento del decimo posto servono questi quattro giocatori e non devono essere né stranieri che non hanno mai giocato in Italia, né giovani che mancano d’esperienza, né “vecchietti” ormai con la testa alla pensione.
In sede di calciomercato il Torino quest’estate si era mosso per tempo consegnando all’allenatore la rosa quasi al completo per l’inizio del ritiro, però poi tre giocatori importanti e con ruoli chiave, Gillet, Gazzi e Barreto, sono stati fermati dalla Disciplinare e alcuni acquisti, forse, sono stati non del tutto centrati. Che fosse prevedibile che la Disciplinare potesse stoppare per un periodo, più o meno lungo, i tre ex giocatori del Bari non c’erano dubbi, ma allo stesso tempo non si possono avere certezze sulle condanne se non vengono emesse in modo definitivo. Così come sul fatto che fino a quando un giocatore non è inserito in organico, fatto allenare con gli altri e messo alla prova nelle partite non si può sapere se è solo un potenziale discreto acquisto o un elemento non del tutto adatto, per carità la competenza nell’osservare per tempo un calciatore dovrebbe far capire parecchie cose, però non sempre ciò avviene.

 

Alla chiusura del calciomercato mancano tredici giorni e il tempo per trovare i giocatori adatti per completare l’organico c’è, basta individuare quelli giusti in modo che alla fine delle partite i tifosi non debbano più sentire la solfa: “Abbiamo creato molte occasioni, purtroppo ci è mancato il gol” o “Per larghi tratti abbiamo dominato la partita e loro nelle uniche due occasioni avute hanno segnato” e anche “Con un pizzico più d’esperienza certe situazioni si sarebbero potute gestire diversamente” o persino “Partite come questa ci servono per fare esperienza e questo non avviene attraverso gli articoli dei giornali o le chiacchiere, ma attraverso quello che di positivo e di negativo, accade in campo e bisogna avere l’intelligenza di saperlo leggere, incamerare e metabolizzare e poi elaborare”.
Padelli, Maksimovic, Bovo, Moretti, Bellomo, Farnerud, El Kaddouri, Immobile, Larrondo possono tutti essere utili alla causa granata purché siano messi nella condizione di agire al meglio così come tutti quelli, Cerci compreso, che già erano nella rosa del Torino, soprattutto se nei prossimi giorni saranno aggiunti un portiere, un terzino sinistro, un centrocampista e un attaccante di qualità.

 

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