Ci sono segnali positivi, però non tutto oggi convince appieno
Mancano undici giorni al primo impegno ufficiale la Coppa Italia con la vincente fra Pescara e Pordenone e diciannove alla prima partita di campionato con il Sassuolo e del Torino si è cominciato a intravedere qualche cosa. Le amichevoli fin qui disputate sono state giocate con squadre il cui livello qualitativo e soprattutto difensivo non è stato rilevante quindi il Torino ha potuto senza trovare particolare opposizione, se non tanta buona volontà non supportata da caratura tecnica, esprimere il proprio gioco. Poco probante lo zero a zero con il Lecco poiché i carichi di lavoro sopportati dai granata rendevano le gambe dei giocatori particolarmente pesanti e ne offuscavano pure le idee, anche se a fronte di una formazione che milita in serie D una squadra di serie A deve comunque riuscire almeno a piazzare un gollettino, senza rimanere impigliata nella barriera difensiva altrui o essere imprecisa nel tiro finale non inquadrando lo specchio della porta.
Il Torino finora si è proposto con il 5-3-2 molto spesso divenuto un 3-5-2 perché l’avversario di turno permetteva ai terzini di spingersi molto in avanti, in campionato però non sarà così facile è inutile farsi illusioni. La difesa è il reparto che convince maggiormente, anche se è proprio in questo settore che si attendono ancora due colpi di mercato: il portiere e il terzino sinistro. Se sul portiere è doveroso che la società granata trovi un elemento d’esperienza da affiancare a Padelli vista la squalifica di Gillet poiché Gomis, che ha indubbie capacità e qualità, non ha a causa dell’età mai calpestato i campi di serie A, sul terzino sinistro si potrebbe anche ragionare diversamente perché in rosa c’è un certo Danilo D’Ambrosio che nasce come destro, ma che se la cava più che egregiamente anche sulla fascia mancina. Il Torino praticamente dall’inizio della sessione estiva del calciomercato insegue Ghoulam, giocatore di qualità, che però ha sempre e solo giocato in Francia nel Saint Étienne. E’ legittimo quindi chiedersi perché puntare su uno straniero che deve prima di tutto avere il tempo di adattarsi a una realtà nuova e a un campionato come quello italiano che è molto diverso da quello transalpino ed anche più complicato e non continuare a dare fiducia s D’Ambrosio che oltretutto è in grado di ricoprire ben quattro ruoli: terzino destro e sinistro ed esterno di centrocampo sempre sia a destra sia a sinistra. Il contratto di D’Ambrosio scadrà a giugno 2014 e che il giocatore chieda un ritocco significativo verso l’alto degli emolumenti ci sta perché dal suo arrivo in granata ha fatto un convincente salto di qualità, così com’è legittimo che aspiri a un posto da titolare fisso poiché Masiello non sempre ha convinto e adesso è alle prese con il recupero da un infortunio. Per una squadra come il Torino che ha come obiettivo stagionale raggiungere il prima possibile la salvezza per poi provare a posizionarsi a metà classifica Darmian a destra e D’Ambrosio a sinistra in qualità di terzini rappresentano delle certezze. Per il resto il reparto difensivo con Glik, Maksimovic, Di Cesare, Rodriguez, Bovo, Moretti e Chiosa sembra sufficientemente attrezzato, anche se Di Cesare e Chiosa prima della fine del calciomercato dovessero accasarsi altrove, il primo per non fare panchina e il secondo per giocare con continuità e completare il suo percorso di crescita professionale.
Il centrocampo, invece, qualche perplessità la crea perché sia Farnerud sia Bellomo, per ragioni diverse, non hanno ancora preso in mano le redini del gioco. Lo svedese fa fatica ad assimilare le richieste di Ventura anche perché non parla italiano e il barese non ha esperienza nella massima divisione e quando viene messo davanti alla difesa dà l’impressione di essere un po’ spaesato, mentre quando deve impostare la manovra offensiva non sempre ha una visione del gioco corale, il tempo è dalla sua vista la giovane età, però il campionato non aspetta e le situazioni difficili si paleseranno fin dalle prime gare e se chi è in cabina di regia va in affanno inevitabilmente ne risentirà tutta la squadra. L’infortunio occorso a Brighi ne ha rallentato la preparazione e se a questo si somma la squalifica di Gazzi, gran catalizzatore di palloni e molto incisivo in fase d’interdizione, il peso della cerniera di centrocampo ricade sulle spalle di Basha, El Kaddouri e Vives, lasciando Cerci da parte perché finora è stato provato come punta. Basha rispetto allo scorso anno ha acquisito maggiore personalità, però in certi frangenti tende a strafare rischiando di commettere qualche errorino, Vives è un giocatore ligio alle consegne che ci mette impegno e buona volontà, ma non ha le caratteristiche tecniche per fare il direttore d’orchestra. El Kaddouri ha convinto e in coppia con D’Ambrosio sulla fascia sinistra in fase offensiva può fare bene perché dialoga con i compagni ed ha gli spunti giusti per gli assolo quando il gioco lo consente, ma a fronte di difese e centrocampo muscolari e arcigni, come sono quelli della serie A, in fase di non possesso palla potrebbe dimostrarsi meno disinvolto e non riuscire in copertura a dare lo stesso apporto che in fase offensiva. Se Farnerud e Bellomo da scommesse diventeranno realtà positive il Torino qualche soddisfazione potrà togliersela, altrimenti patirà qualche affanno di troppo.
Il calcio cambia, ma la sua regola principale rimane immutata nel tempo: vince chi fa un gol in più. L’attacco granata con Cerci, Immobile, Larrondo, Meggiorini e Barreto potenzialmente è in linea con gli obiettivi stagionali, ma sarà solo alla prova del campionato che si capirà se e quanto sarà incisivo. Cerci dovrà vedersela con il cambio di ruolo e il passare dall’essere un esterno a fare la punta lo metterà molto più a confronto diretto con le difese avversarie poiché avrà meno spazio per puntare l’uomo e sarà marcato più stretto e questo potrebbe fargli perdere un po’ la sua arma micidiale: la corsa in progressione. Immobile e Larrondo hanno l’opportunismo tipico dei bomber, ma dovranno essere messi e mettersi nella condizione di non pestarsi i piedi con il compagno di reparto di turno e creare movimento con guizzi rapidi anche quando sono senza palla in modo da smarcarsi. Meggiorini è l’unico del reparto che dà garanzie per quel che riguarda il cosiddetto lavoro sporco che garantisce poca visibilità, ma che agevola i compagni però deve riuscire a ritagliarsi spazi per essere più graffiante sotto porta, perché agli attaccanti si richiede anche di andare in gol. Barreto una volta scontata la squalifica può diventare il jolly che scombina le carte agli avversari se sfrutterà appieno la rapidità e la facilità che ha nei movimenti con e senza palla, ma deve togliersi la patina d’apatia che lo sta condizionando in questo periodo dovuta anche al forzato stop. L’attacco granata ha i numeri per fare bene, la sfida che l’attende è trasformarli in pratica, in altre parole in gol. Ventura può vincere la sfida, forse fin troppo personale, nel voler dimostrare che il suo sistema di gioco e le sue doti di maestro che insegna il gioco del calcio sono vincenti in una piazza come quella granata. Per farlo dovrà coinvolgere tutti i giocatori senza pregiudizi nei confronti di quelli che per doti tecniche, carattere o età sono meno naturalmente portati alla sua visione del calcio e dovrà accettare le eventuali critiche, che vengono mosse sempre e solo con spirito costruttivo, senza piccarsi e rinchiudersi in una torre d’avorio non confrontandosi con gli interlocutori, ne trarrà giovamento lui e soprattutto il Torino, che è poi l’unica cosa che conta veramente.
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