Chissà cosa avrà pensato Cairo, presidente del Torino, vedendo il Bologna vincere la Coppa Italia?

Chissà cosa avrà pensato Cairo, presidente del Torino, vedendo il Bologna vincere la Coppa Italia?TUTTOmercatoWEB.com
Urbano Cairo
© foto di Federico De Luca 2023 @fdlcom
Oggi alle 12:00Primo Piano
di Elena Rossin
fonte Elena Rossin

Tutto si può dire di Urbano Cairo tranne che sia una persona che non ha ambizioni, basta vedere il suo percorso da imprenditore per averne la certezza: prima assistente personale di Silvio Berlusconi, direttore commerciale e vice direttore generale di Publitalia '80, amministratore delegato di Mondadori pubblicità e poi quando si mette in proprio Cairo Pubblicità, Cairo Communication, acquisisce l’Editoriale Giorgio Mondadori S.p.A, il Torino, La 7 e a seguire la scalata a Rcs con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello sport. Ma allo stesso tempo si può affermare che le sue ambizioni non sono state riversate sul Torino di cui lui da quasi vent’anni, lo saranno il prossimo 2 settembre, è proprietario e presidente senza mai aver vinto nulla con la prima squadra e di conseguenza da anni è sempre più inviso ai tifosi che gli contestano: la perdita dell’identità granata e mancanza di rispetto verso la storia, una società sempre meno torinese con le decisioni che si prendono tutte a Milano nei suoi uffici; la mancanza di ambizioni visto che da anni l’unico obiettivo è la metà classifica; un settore giovanile ridimensionato rispetto al passato; il calciomercato in entrata votato al risparmio e alle grandi plusvalenze in uscita; la rottura con le figure chiave del mondo granata; gli scarsi investimenti nelle infrastrutture, a partire dal Filadelfia quasi sempre chiuso ai tifosi e senza il Museo del Toro per arrivare ai ritardi nella costruzione del Robaldo centro sportivo che ospiterà le giovanili; assenza di un progetto sportivo e attenzione rivolta soltanto al business.

Ebbene mercoledì sera Cairo era in tribuna allo stadio Olimpico di Roma a vedere la finale di Coppa Italia fra Milan, squadra per cui tifava in gioventù (c’è chi afferma che ne sia tifoso ancora oggi) e il Bologna che battendo i rossoneri dopo 51 anni ha riconquistato il trofeo che gli garantisce l’accesso alla fase a gironi dell’Europa League del prossimo anno e che in campionato, a due giornate dalla fine, è ancora in lotta per un posto in Champions League, dopo che l’anno scorso vi si era già qualificata. Mentre la sua squadra - mai andata oltre i quarti di finale di Coppa Italia (2008-2009, 2017-2018, 2019-2020 e 2022-2023), con al massimo due settimi posti in campionato (2013-2014 e 2018-2019)  e una partecipazione all’Europa League giungendo agli ottavi (2014-2015) e un tentativo di disputare l’Europa League terminato agli spareggi (2019-2020) e va ricordato che entrambe le volte in Europa il Torino ci è andato per la non ammissione di altre squadre (Parma e Milan) - galleggia a metà classifica attualmente stando nella prima parte della seconda metà quattro punti sotto il Como, neo promosso in questa stagione dalla Serie B. Il Bologna invece fu preso nel 2014 da una cordata di imprenditori americani guidata da Joe Tacopina e di cui faceva parte anche l'imprenditore canadese di origini italiane Joey Saputo attuale proprietario dal 20 settembre 2015. Bologna che ha come responsabile dell'area tecnica dal 31 maggio 2022 Giovanni Sartori. Dirigente che prima portò il Chievo di Luigi Campedelli a disputare i preliminari di Champions League e a partecipare per due volte alla Coppa UEFA  e poi passato all’Atalanta dei Percassi ottenne due qualificazioni all’Europa League e tre alla Champions, arrivando ai quarti nel 2019-2020. Quello stesso Sartori che per due mesi fu il direttore sportivo in pectore del Torino, il 23 febbraio 2006 aveva firmato un quinquennale con Cairo e avrebbe dovuto iniziare il primo luglio, ma cambiò idea e rinunciò all’incarico. Sartori un direttore sportivo che negli anni ha venduto a caro prezzo tanti giocatori forti senza però indebolire le squadre perché capace con la sua rete di osservatori di sostituirli con altri decisamente meno noti, che quindi costavano meno, e che poi venivano valorizzati dagli allenatori, Luigi Delneri, Gian Piero Gasperini, Thiago Motta e Vincenzo Italiano, che sceglieva facevano le fortune delle squadre che lui gestiva.

Giusto per stare all’attualità, la rosa del Bologna a inizio di questa stagione con le cessioni eccellenti di Calafiori e Zirkzee e gli arrivi di Castro e Dallinga più Holm, Iling-Junior, Casale, Miranda e Pobega valeva circa 251,8 milioni di euro e aveva un monte ingaggi di 35 mln e alla fine del mercato invernale il valore era praticamente rimasto invariato, ma già prima della conquista della Coppa Italia la valutazione era salita a 286,3 mln e si è ancora incrementata.
Il Torino invece nel mercato estivo aveva ceduto i due pezzi da novanta Buongiorno e Bellanova e aveva ingaggiato Coco, Adams, Borna Sosa (in prestito), Pedersen (prestito con obbligo già maturato), Maripán e Walukiewicz  con una rosa che valeva all’incirca 185,7 mln e aveva un monte ingaggi di 44 mln, valore della rosa che poi con gli arrivi nel mercato invernale di Biraghi (prestito), Casadei e Elmas (prestito) era giunto su per giù a 191,1 mln ed è da vedere se a fine campionato sarà aumentato oppure diminuito.
Anche dal punto di vista degli introiti da diritti tv, piazzamenti nelle varie competizioni, vendita di abbonamenti e biglietti ai botteghini è facile prevedere che in questa stagione il Bologna avrà incassato più del Torino.

Chissà cosa avrà pensato Cairo presidente del Torino vedendo il Bologna che vinceva la Coppa Italia?. Non è ovviamente dato saperlo e difficilmente lui lo esternerà, ma sarebbe interessate conoscerlo.