Che il 4 maggio sia propulsore affinché Cairo costruisca un Toro davvero nuovo

05.05.2020 14:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Urbano Cairo
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Urbano Cairo
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Può sembrare retorica o essere solo speranza di chi si illude che all’alba dell’ennesimo nuovo progetto intrapreso proprio nei giorni vicini al 4 maggio l’emozione che scaturisce dalla commemorazione del Grande Torino possa fungere da propulsore per Cairo affinché costruisca un Toro davvero nuovo. Forse è così, ma in questo 4 maggio così diverso da tutti gli altri, a causa della pandemia da Covid-19, è doveroso sperarlo perché seppur il Coronavirus abbia impedito ai tifosi di salire al colle di Superga o di recarsi al Filadelfia nell’aria librava lo spirito granata del singolo che partendo dal cuore di ogni tifoso sparso in ogni parte del mondo si univa a quello degli altri a formare un Grande Cuore Granata, che batte come batteva quello degli Invincibili e di tutti quelli che la maglia granata l’hanno indossata e la indossano come una seconda pelle. E il presidente Cairo che giustamente è andato alla lapide, in ricordo dei caduti posta sul terrapieno dove 71 anni fa si schiantò l’aereo del Grande Torino di ritorno da Lisbona, non può non aver percepito questo spirito granata.

Ora sta a lui farsi guidare proprio da questo spirito in modo da formare un Toro davvero nuovo. Ha deciso di far entrare nell’organigramma Davide Vagnati, che porterà con sé il suo vice Gianmario Specchia, il suo scouting e molto probabilmente anche l’allenatore Semplici che con lui ha portato la Spal dalla Serie C alla A, e il presidente ha anche chiesto a Massimo Bava, promosso dopo l’addio di Petrachi a direttore sportivo, di tornare ad occuparsi del settore giovanile. Quasi sicuramente anche Moreno Longo non proseguirà ad allenare il Torino se tutto si verificherà come da queste avvisaglie.
Certo Bava e Longo rispondendo sì quando sono stati chiamati l’uno a fare il direttore sportivo e l’altro l’allenatore in un momento non semplice, l’addio burrascoso fra Petrachi e il Torino e il sostituire Mazzarri con la squadra reduce da sconfitte pensati e ignobili, forse, anzi quasi certamente, finiranno per pagare ingiustamente un prezzo alto, ma che almeno questo valga il bene futuro del Torino.

Sarebbe oltraggioso nei confronti dello spirito granata e dei tifosi se, come negli ultimi nuovi corsi intrapresi, si ripetessero gli stessi errori: dirigenti che non hanno gran potere decisionale in autonomia, giocatori presi negli ultimi scampoli di calciomercato dopo trattative protratte per le lunghe, rosa formata da calciatori non del tutto funzionali al gioco del mister oppure che devono rilanciarsi o in numero non adeguato per avere titolare e riserva. Tutte situazioni che hanno portato nel giro di un paio di anni a tornare al via come in un perverso gioco da tavolo che non finisce, ma che non permette neppure di fare il tanto agognato salto di qualità. Che dire allora, si può sperare che il 4 maggio sia propulsore e il tempo, neppure troppo lungo, dirà se così è stato.