Caro Toro, grazie di esistere

Centoundici anni fa veniva fondata la squadra granata: per tutti il Toro.
03.12.2017 16:38 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Caro Toro, grazie di esistere
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Caro Toro, oggi che compi centoundici anni sento l'esigenza di scriverti perché sei parte della mia vita. Non ricordo da quando sono una tua tifosa, ma so che sei sempre stato al mio fianco, forse perché sono nata in una famiglia di tuoi tifosi, ma ho il sospetto che comunque le nostre vite si sarebbero intrecciate per affinità elettive. Avrei potuto scriverti tante altre volte, ma lo faccio adesso perché penso che tu stia vivendo un momento particolare poiché sei, tuo malgrado, sospeso fra il poter essere grande e il restare in un tranquillo grigio anonimato e, secondo me, questi sono i momenti più delicati. Puoi sì fare un balzo in avanti, ma potresti farne anche uno indietro o comunque rimanere inchiodato all’attuale situazione e queste due ultime prospettive non mi piacciono proprio e, soprattutto, non le meriti.

Ero una bambina quando ci hai regalato l'ultimo scudetto, che gioia e che orgoglio andare a scuola dicendo "Siamo i Campioni d'Italia", non nego di essermi cimentata in più di qualche sfottò ai gobbi, in fin dei conti ci stava eccome. Che trepidazione quando riuscivo a farmi comprare le figurine e speravo sempre di trovare quelle dei miei e tuoi giocatori, purtroppo non capitava quasi mai.
Quanto ho dovuto lottare per ottenere di essere portata allo stadio per vederti di persona e ancora di più per assistere a un derby. Sono sicura che tu lo sapevi che in quel 27 marzo 1983, due giorni prima del mio compleanno, ci ero finalmente riuscita e, allora, mi hai fatto un regalo stupendo quel tre a due da cardiopalma, grazie ancora.
A casa mia si è sempre letta "La Stampa", all'epoca lo sport era nelle pagine finali ed io aprivo il quotidiano dal fondo per avere tue notizie. Quando ci riuscivo, mi facevo comprare "Tuttosport" e se non ero accontentata, allora, usavo i soldini della paghetta per avere ancora più notizie su di te. Quanti ceffoni ho preso perché nascondevo sotto i libri i giornali per leggere che cosa stavi facendo. La domenica era immancabile attaccarmi alla radio per sapere che cosa stavi facendo e se per caso in televisione davano uno spezzone delle tue performance non me lo perdevo per nulla al mondo, per fortuna vivevo in una famiglia di tuoi tifosi.
Quando sono diventata un po' più grande, riuscivo qualche volta, confesso ingannavo i miei con la scusa di andare da una compagna di scuola a ripassare, a venirti a vedere al Comunale, sarebbe stato molto più facile e con minori rischi di essere beccata in flagrante se le partite non fossero iniziate alle 14,30 anche perché da casa mia ci volevano almeno quarantacinque minuti di tram per raggiungerti. In questi anni ho pianto per te, grazie a te ho gioito, mi sono arrabbiata, emozionata e qualche volta esaltata.
Ne abbiamo passate tante, ci sono stati momenti belli, come l'ultima vittoria in Coppa Italia e le partite vinte con le cosiddette grandi o quelle nelle coppe internazionali. Ti ricordi che serata pazzesca quella di Amsterdam, quando ci ripenso mi vengono ancora i brividi e anche tanta malinconia e un po' di rabbia, ho la sensazione di risentire, come se fossi ancora là all’Olympisch Stadion dell’Ajax, le vibrazioni di quei maledetti legni! Momenti struggenti quando venivo e vengo a trovarti a Superga, tu lo sai che non mi piace tanto farlo il 4 maggio, ma preferisco in altri giorni quando possiamo restare tu ed io da soli. E ci sono stati momenti brutti e drammatici, come il fallimento o quei lunghi periodi in serie B.

Tu sei sempre stato al mio fianco sono quasi quarantanove anni che quotidianamente percorriamo un pezzo di esistenza in comune. Sono riuscita fra mille difficoltà a poterti seguire anche per lavoro e questo ha cambiato un po' la mia visione del calcio, mi ha messo in una prospettiva diversa, ma tra noi nulla é cambiato. Certo vedo con occhi diversi le tue vicende, ma questo dipende da chi ti dirige e da chi indossa la tua maglia, non da te. Negli ultimi anni abbiamo avuto la possibilità di tornare in serie A e ti sei assestato a metà classifica, lo sai che questo mi fa piacere, ma sai anche che non mi soddisfa, anzi, mi dà fastidio che tu non possa tornare ai livelli di quando andavi in Europa con regolarità. So che non dipende da te, però, da tua tifosa non riesco ad accettarlo e nemmeno da giornalista, se la devo dire tutta. In fin dei conti con qualche sforzo in più, neppure troppo oneroso se supportato da un progetto di sviluppo imprenditoriale a tutto tondo, potrebbero riportarti a certi livelli.

Hai visto che è rinato il Fila, so che fai fatica a riconoscerlo perché solo nominalmente è la Casa della tua gente. Lo sai che io sono sempre stata scettica sulla possibilità che, pur con la dovuta proporzione con i tempi attuali, si sarebbe potuto in parte ricostruire il legame fisico che c’era tra te e tutti noi. Mi fa una rabbia, anche se lo sapevo che sarebbe andata così. A qualcuno magari basta questo, non lo biasimo, ognuno ha il suo modo di vedere, ma a me no.

Grazie a te ho conosciuto persone stupende, vere e sincere, tifosi, simpatizzanti, avversari, giocatori, dirigenti, allenatori, magazzinieri, medici, massaggiatori, fisioterapisti, giornalisti, fotografi, cineoperatori, addetti ai lavori vari e con alcuni si sono stretti rapporti di conoscenza, di amicizia, di stima reciproca. Purtroppo, però, ho avuto e ho a che fare anche con esseri spregevoli e falsi che ti hanno usato e ti usano per fini personali, a loro non importa nulla di te, ma questa è la meschinità umana, cosa che tu non conosci, ma subisci. Nel mio piccolo tutti i giorni cerco di raccontare con obiettività e senza piegarmi alle pressioni di chi vorrebbe che anch’io fossi asservita a dire che va sempre tutto bene o quasi, e soprattutto, che applaude ed esalta cose d’ordinaria amministrazione facendole passare per grandi imprese, come capita ad alcuni che fanno il mio stesso lavoro e che ti seguono tutti i giorni così facendo vivono tranquilli e sereni e fanno carriera. Tu lo sai che le critiche che faccio non sono mai rivolte a te in quanto tale, ma a chi ti gestisce e a chi indossa la tua maglia, non ce l’ho con loro in quanto persone, possono anche guardarmi dall’alto in basso e comunque se fanno bene sono felicissima di poterlo comunicare, però, se non mettono al primo posto il tuo benessere non avranno da me neppure una parolina positiva. Voglio chiederti scusa perché non sempre sono riuscita a dire fino in fondo che cosa ti accadeva e ti accade, è maledettamente difficile riuscirci se non sei adeguatamente supportato, non è un tirarsi indietro, ma solo la triste realtà. Pazienza se chi è potente cerca di farmi tacere come giornalista, sicuramente ci riuscirà, ma non potrà mai tapparmi la bocca finché avrò un anelito di fiato perché io non ho secondi fini e lotto per te e con te sempre e comunque.

Nei momenti più difficili e bui della mia vita mi sono aggrappata a te per andare avanti e la tua forza mi hai sorretta, so che senza di te non ce l’avrei fatta. E’ bello e mi rende felice poterti condividere con gli altri e in particolare con il mio nipotino. Lui è piccolo non ha ancora tre anni e non so se anche lui diventerà un tuo tifoso, io da zia lo spero, ma dovrà essere una sua libera scelta, una scelta di cuore. Per adesso gli parlo di te e poco alla volta per gradi gli racconto la tua Storia. Penso che sia sulla buona strada perché quando vede nei libri di favole che parlano di animali raffigurato un toro, alza le braccine al cielo e dice “Forza Toro”. Vedremo, fino a quando ci sarà chi ti conosce e ti ama tu vivrai e sarai più forte di ogni avversità.

Caro Toro, grazie di esistere