Cambiare modulo o insistere sulla strada intrapresa?
Forse il vero problema è che c’è stato un po’ troppo ottimismo che ha portato molti a pensare che per il Torino quest’anno fosse tutto più facile e che i tanti cambiamenti avvenuti nella rosa in estate avrebbero dato fin da subito i risultati auspicati. Alle prime difficoltà emerse dal quel giudice implacabile che è il campo ecco che a turno finiscono nella graticola Mihajlovic e i giocatori che finora non hanno reso quanto almeno sulla carta potrebbero, a iniziare da Niang. L’impostazione del gioco e della squadra, avviata già sul finire dello scorso campionato, si basa sul 4-2-3-1 e fin da subito è stata ipotizzata anche l’alternativa del 4-3-1-2, ma questo secondo modulo era più un paracadute nel caso Belotti in estate avesse detto addio al Torino e, quindi, ipotizzando la difficoltà a trovare un sostituto con le sue stesse caratteristiche sarebbe stato più facile cambiare il modulo. Poiché Belotti è rimasto la squadra è stata costruita sull’idea iniziale di avere come perno del gioco offensivo Ljajic che da trequartista balla fra le linee e come finalizzatore Belotti affiancato da due esterni, Falque e Niang. Un quartetto che è potenzialmente micidiale e che dovrebbe anche risolvere il prevedibile e previsto problema che Belotti, ormai più che noto agli avversari, avrebbe avuto vita meno facile nel segnare.
Chiara la teoria e la strategia, ma all’atto pratico fino a quando tutto non filerà liscio e ci sarà equilibrio nei reparti e fra i reparti il gioco non darà i frutti sperati. Se poi ci si mettono anche gli infortuni che colpiscono il reparto più delicato e che non è stato sufficientemente rinforzato in estate, il centrocampo, allora tutto diventa più complicato tanto più se poi gli esterni d’attacco non sono ancora nella forma migliore. I muscoli fragili di Obi sommati all’affaticamento di Acquah e agli iniziali problemi fisici accusati anche da Valdifiori hanno di fatto dimezzato le scelte a centrocampo, lasciando a Mihajlovic i soli Rincon e Baselli e il giovane e ancora un po’ grezzo Gustafson. Ora Valdifiori è recuperato, però, per la prossima partita con il Verona sarà out Baselli per la squalifica rimediata a seguito dell’espulsione per doppia ammonizione con la Juventus e di conseguenza la coperta rimane corta.
Ipotizzare che Mihajlovic possa cambiare modulo per cercare di trovare il giusto equilibrio e risolvere i problemi sembra una strada difficilmente percorribile per diversi motivi. Mancano gli uomini per una mediana a tre e in attacco passare a due punte con Ljajic alle spalle non è detto che risolverebbe il problema perché chi potrebbe affiancare Belotti? Se Niang e Berenguer finora, per motivi differenti, non si sono dimostrati all’altezza e con Falque non al top della condizione rimangono tre giovani. Boyé che in campo corre e lotta, ma che ha difficoltà a segnare. Edera che quando utilizzato da subentrante ha fatto bene, ma che è alla sua prima esperienza in Serie A. Sadiq al momento tutto da scoprire. In più cambiare modulo sconfesserebbe gli investimenti estivi fatti su Berenguer e Niang e metterebbe in discussione anche Falque.
E’ comprensibile quindi, e forse anche l’unica strada logica da percorrere, che Mihajlovic continui portando avanti il progetto iniziale e lui e il suo staff lavorino su Falque per farlo arrivare al top della condizione, su Niang che con il tira e molla estivo con il Milan praticamente non ha quasi fatto la preparazione pre campionato e con il fisico che ha non è facile tirarlo a lucido e su Berenguer che deve calarsi nel campionato italiano e negli schemi del Torino. Tenendo in considerazione il fatto che a fine stagione molto probabilmente Belotti andrà via è anche difficile pensare che a gennaio, nella sessione invernale del mercato, ci sarà una grande rivoluzione in attacco nel caso Niang e Berenguer continuassero a non rendere perché quasi certamente i grandi cambiamenti avverranno nell’estate prossima se effettivamente Belotti lascerà il Torino e con l’incognita sul mister perché non è detto che sarà Mihajlovic, il suo contratto si rinnoverà automaticamente se il Torino andrà in Europa League, in caso contrario non si sa.
Ma a prescindere dagli scenari futuri è adesso che il Torino deve lavorare e bene per raggiungere l’obiettivo Europa e le soluzioni vanno trovate seguendo l’impostazione iniziale poiché ricorrere ad alternative potrebbe essere più complicato, e senza la certezza del miglioramento, che perseverare.