Cairo: "Sul mercato già fatti acquisti importanti, servono ancora un portiere, due mediani e qualcosa in attacco"
Il presidente del Torino FC Urbano Cairo, ha parlato a lungo con i colleghi della Gazzetta dello Sport, giornale di cui è anche proprietario da quando ha acquistato la maggioranza del gruppo RCS. L'imminente partenza del Giro d’Italia, a cui il quotidiano rosa è da sempre legato a doppio filo, è stata l'occasione per l'intervista, ma non è stato possibile non toccare l'argomento Toro: "L’anima granata è fatta di tante cose. Romanticismo, anzitutto, che sfiora alti livelli di nobiltà: bisogna vincere con merito e divertendo, se vinci ma non vinci bene non sei contento. E’ una regola che ovviamente vale per tutte le partite meno che per il derby. Poi è un DNA intriso dell’epica del Grande Torino, moltiplicata da quella fine tragica arrivata al culmine della potenza: un po’ come John Fitzgerald Kennedy o James Dean. Per non dire della scomparsa di Gigi Meroni o quella di Giorgio Ferrini, che morì pochi mesi dopo essersi ritirato. E ancora è un attaccamento alla maglia speciale. Ce l’hanno anche i più giovani, perché è un tifo che viene tramandato come a me da mia madre. Il vero torinese cosa tifa? Rispondo con un coro della curva Maratona: Torino è stata e resterà granata”.
Importanti e sempre attese dai tifosi le parole sul calcio mercato, Cairo come sempre si sofferma su quanto già fatto, indicando solo a grandi linee le necessità della rosa per il prossimo campionato: "Iago Falque è stato già riscattato, tornerà il difensore Bonifazi, abbiamo preso Lyanco e il portiere Milinkovic-Savic. L’altro giorno gli ho detto: “Ti chiamano il Donnarumma serbo, sarebbe bello se un giorno dovessero chiamare lui il Milinkovic-Savic italiano". Ora servirà un portiere perchè Padelli non rinnova, due centrocampisti e magari qualcosa anche davanti. Petrachi sta lavorando”.
Anche sull'altro portiere attualmente in rosa le idee sono chiare da un po' di settimane: “Hart è un portiere di livello: ha fatto qualche errore ma ci sta, nessuno lo colpevolizza. Però il City non sa ancora cosa fare con il suo cartellino, e noi non possiamo permetterci di aspettare, il portiere è un ruolo determinante".
L'imminente sfida alla Juventus, rivale di sempre: "I derby del Toro mi sono entrati presto nel cuore. E il ricordo più bello è quello di due anni fa, la Juve battuta dopo vent’anni. Anche meglio della vittoria al San Mamés contro l’Athletic Bilbao. Sabato vorrei un derby da Toro. Una di quelle partite che sappiamo fare. Tipo quella in casa contro il Milan: siamo partiti forti e li abbiamo messi lì. In casa della Juve è un po’ più difficile, ma con le motivazioni giuste si possono fare grandi cose. Magari una sorpresa…”.
Inevitabile parlare di Belotti, il giocatore più chiacchierato e corteggiato della serie A: "Belotti a Superga si è comportato benissimo. Non voglio venderlo. Credo il suo valore sia giusto. La clausola c’è solo per l’estero: in Italia non c’è clausola e sa perché? Perché io Belotti non lo vendo: un altro anno al Toro, altri 30 gol, e sarà stato un bene per lui e per noi. Non segna da due partite. E’ che ha così tanta voglia di segnare che a volte finisce per andare oltre, come scontrarsi con Maxi Lopez. Se li sarà tenuti per il derby: lui è tipo che magari non segna per due partite e magari la prossima ne fa tre”.