Cairo ha visto questo Toro? E allora faccia tesoro e impari
Il Torino non è ancora completamente fuori dalla lotta per la salvezza, ma dopo il pareggio con la Juventus e le vittorie con Udinese e Roma è sulla buona strada per restare in Serie A. Fino a qualche mese fa ben pochi avrebbero anche solo pensato che questa squadra avrebbe potuto tenere testa a Juventus e Roma e invece lo ha fatto. La differenza rispetto a prima l’hanno fatta Nicola e gli arrivi di Mandragora e Sanabria, giocatori da lui voluti.
Nicola non è un allenatore di grido così come Mandragora e Sanabria non sono giocatori top player eppure sono stati sufficienti per rivitalizzare il Torino. Ma che cosa hanno questi tre elementi normalissimi in più? Il mister è un Cuore Toro, è preparato, focalizzato sull’obiettivo da raggiungere senza perdersi in fronzoli e ha voglia di emergere, stessa voglia di affermarsi che hanno i due calciatori che hanno un tot di qualità e che sono funzionali al gioco dell’allenatore.
Se Nicola, Mandragora e Sanabria fossero arrivati prima molto probabilmente il Torino non avrebbe sofferto tanto e adesso non si troverebbe a otto partite dalla fine del campionato a dover lottare ancora per la salvezza. Ci voleva tanto? Evidentemente no. Il flop precedente di Giampaolo alla luce di quello che sta accadendo adesso al Torino è imputabile solo agli errori fatti in sede di mercato estivo: i non arrivi del play davanti alla difesa e del trequartista fondamentali per il gioco dell’allora tecnico del Torino. Se un allenatore chiede specifici giocatori quasi sempre lo fa non per un capriccio e se il presidente non lo accontenta si va incontro a una stagione dove non solo non si raggiungono gli obiettivi, ma anche di sofferenza. Non ve n’era assolutamente bisogno visti i precedenti, ma questa è una grande lezione della quale il presidente Urbano Cairo deve fare tesoro per avere un Torino che stia nella prima metà della classifica e per spendere bene i soldi.