Cagliari-Toro, più d'una partita. DiFra vs. Nicola per giocarsi la stagione
Con la Fiorentina fermata sì dalla Samp, ma ancora piuttosto lontana dall'essere nuovamente invischiata nel cuore della lotta per non retrocedere, e il gruppone da 24-25 punti, capeggiato dal Genoa, che include le due matricole Benevento e Spezia, un Bologna di Mihajlovic in leggera flessione, e un'Udinese, guidata dalla stella De Paul e dalla personalità di Gotti, che appare solida quanto basta ad assicurarsi la ventisettesima stagione consecutiva nella massima serie, la prossima sfida tra Toro e Cagliari appare il vero paradigma della battaglia per la salvezza.
Afflitti, nel bene e nel male, dalla sindrome della pareggìte i granata di Davide Nicola, gli isolani, che a differenza delle rivali sabauda, ligure, e viola, oltre che del Parma, non hanno cambiato timoniere rispetto all'avvio di stagione, hanno finora vinto appena più del Toro (tre vittorie, una delle quali proprio sul terreno del Grande Torino, nella gara d'andata dello scorso 18 ottobre, con doppiette di Belotti e Simeone, rete del già obiettivo di mercato granata Joao Pedro), perdendo però molto di più (tredici sconfitte contro nove, sei delle quali al Sardegna Arena). Diciassette i punti finora accumulati dal Toro, due in meno per i rossoblù di Eusebio Di Francesco: questo l'antefatto di una gara che - suonerà retorico, specie a metà febbraio - può valere una stagione intera.
La missione, per il Cagliari, è ribaltare i rapporti di forza in classifica, spedendo i granata nel girone infernale della terzultima posizione; il tutto al netto della gara che il succitato Parma di Roberto D'Aversa affronteranno questa sera al Bentegodi, contro l'Hellas di Juric. Forti dei tanti innesti di gennaio, i ducali, vincendo, scavalcherebbero lo stesso Cagliari, mettendo nel mirino una tutto sommato abbordabile gara casalinga contro gli anch'essi già menzionati friuliani di Luca Gotti; una sconfitta, viceversa, manterrebbe gli emiliani in una condizione dal difficile rimedio.
Una politica moderatamente conservativa, per il Toro, rischia in ogni caso di non premiare. Certo, un punto sul terreno del Cagliari rappresenterebbe innanzitutto un quid di supremazia psicologica, nei confronti degli avversari diretti; ma quei due punti, ora come ora, sono davvero pochi per garantire un seppur minimo grado di tranquillità. La domanda è: quanto davvero può permettersi di osare, questo Toro? Il Cagliari arriva sì da due sconfitte, peraltro di misura, e contro squadre che veleggiano nei quartieri alti, quasi altissimi della classifica, come Atalanta e Lazio, ma manifesta una verve generale, dal punto di vista del gioco, che talora è mancata ai granata, pur in quattro gare che hanno visto un livello di concretezza decisamente più elevato rispetto al recente passato. Servirà tutto quello che il Toro può dare, a partire dalla qualità di Belotti e Lukic nelle ripartenze, passando per un Mandragora che lì in mezzo non ne sbagli mezza, arrivando a un Bremer e a un Izzo che incutano il giusto livello di timore agonistico, davanti come dietro.