Buongiorno: “Juric trasmette carica. Bisogna lavorare per non avere rimpianti”

20.07.2021 07:00 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Dall'inviata a Santa Cristina Elena Rossin
Alessandro Buongiorno
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Alessandro Buongiorno
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Alessandro Buongiorno ieri in conferenza stampa ha parlato del Torino, della Nazionale e di se stesso. Ecco che cosa ha detto:

Per un ex bambino del Toro, qual è il sogno che vuole ancora inseguire?

“Non mi piace tanto parlare di sogni perché preferisco tenerli per me, L’importante è lavorare tanto e impegnarsi in modo da non aver mai nessun rimpianto quando ci si guarda indietro”.

Qual è il ruolo che sente più suo? In una difesa a quattro si sentirebbe a suo agio?

“Principalmente mi trovo bene nel centro-sinistra nella difesa a tre perché è uno dei ruoli nei quali ho giocato di più anche l’anno scorso e in passato. Quando sono stato in prestito in Serie B o all’inizio quando c’era Giampaolo ho fatto un po’ tutti i ruoli. Infatti con Giampaolo ho fatto il centrale a sinistra, nel Trapani e nel Carpi qualche volta ho giocato terzino  e in qualche occasione, quando occorreva, anche da quinto sempre a sinistra. Se devo dire un ruolo dico centro-sinistra, ma alla fine in difesa ho ricoperto tutti i ruoli”.

Che cosa ha pensato guardano le partite dell’Italia all’Europeo e vedendo Bastoni, che ha la sua stessa età, giocare con autorevolezza in Nazionale? E’ uno stimolo?

“Dell’Italia mi ha colpito l’unione del gruppo perché si vedeva che essendoci anche tanti ragazzi molto giovani l’unione del gruppo era la colonna portante della squadra. E’ uno dei miei sogni arrivare a giocare in Nazionale”.

Il Ct Mancini ha aperto ai giovani quindi può sognare?

“Assolutamente sì. Mancini convocando i giovani ha dimostrato che la presenza dei giovani non ha compromesso la vittoria dell’Europeo. E questo può valorizzare tutti i giovani italiani”.

Nel suo percorso ha avuto dei punti di riferimento importanti? Ha studiato qualche difensore?

“Io mi sono ispirato sempre ai difensori italiani quando ero più piccolo. Ho visto tanti video di Maldini e Nesta. Nel Torino mi ha dato una grande mano Moretti insieme a Burdisso quando giocavano qui. Erano le prime volte che mi affacciavo nel mondo dei grandi e i loro consigli mi sono stati molto utili. Mi ricordo in particolare quando tre o quattro anni fa venni convocato, era una delle prime volte, e mi stupii perché Burdisso mi trattò alla pari dicendomi «Se entrerai gioca come se tu fossi uno di noi, non sentirti meno, non sentirti giovane. Entra, fai la tua partita e metticela tutta»”.

Ha la sensazione che questo sa l’anno decisivo per la sua consacrazione?

“Lo spero e sto lavorando per questo in modo da migliorarmi sempre più, acquisire esperienza e giocare più partite possibili”.

Si ha l’impressione che vi sia empatia nei suoi confronti da parte dell’allenatore, segno che la stima. Lo percepisce anche lei?

“Sì. Il mister ci aiuta molto se vede che c’è impegno e volontà di fare, dà consigli e dispensa aiuti. Questo in campo trasmette parecchia carica sia mentre giochiamo sia mentre ci alleniamo e anche fuori dal campo.

Giampaolo riferendosi a lei disse di aver sbagliato perché non la conosceva e all’inizio l’aveva considerata un giovane che faceva numero, ma con il tempo notando il suo lavoro capì che aveva avuto torto. Le fece piacere questo cambio di opinione?

“Mi ha fatto molto piacere e non nascondo che quando potevo giocare un po’ meno non ero molto contento. Ho cercato di darmi da fare e di non mollare allenandomi sempre con il massimo impegno e così fortunatamente sono riuscito a farmi vedere e a ritagliarmi uno spazio abbastanza importante in quello che era il mio primo anno in Serie A e ne sono contento. Anzi, sono ancora più contento perché il lavoro che ho svolto durante quei primi mesi era un buon lavoro”.

Il portiere è essenziale per ogni squadra e per i difensori in particolare, ci racconta il rapporto che avete con Milinkovic-Savic e che portiere è?

“A livello di consigli e di comunicazione tra di noi c’è massima disponibilità. C’è stima reciproca, siamo amici e ci aiutiamo. Vanja come portiere ci può dare una grande mano perché è bravo a parare e anche con i piedi. In alcune circostanze i suoi rilanci lungi ci possono aiutare ed essendo giovane si approccia a noi in maniera ottima”.

C’è la moda in tutte le squadre di iniziare l’azione dal portiere, al terzino, allo stopper, al mediano, ma è utile? Non sarebbe meglio calciare lungo e correre così meno rischi?

“Diventa utile nel momento che si riesce a fare gol. Se una squadra riesce a fare più gol calciando la palla lunga lo si fa, ma se si segna di più facendo passaggi allora si fa così. Dipende dai giocatori, dalla squadra, all’allenatore. Ci sono tante variabili che influiscono su questo”.