Alibi finiti: Cairo, Ventura e i giocatori agiscano per il bene del Toro
Non è una resa dei conti perché i bilanci si faranno il trentuno maggio sera quando la stagione sarà terminata e si avranno tutti i dati reali e definitivi, del campo ed economici, per valutare quanto è stato fatto. Essendo però arrivati a metà percorso, nel week end, infatti, si disputerà l’ultima giornata del girone d’andata, indicazioni già se ne hanno per capire quale piega è stata presa. Il Torino sta disputando un campionato inferiore alle attese barcamenandosi nella zona che precede quella della retrocessione a causa di un equilibrio tattico mai trovato e di un attacco che segna con una difficoltà esagerata, è stato eliminato dalla Coppa Italia alla prima partita disputata, rimane in corsa in Europa League con la possibilità di raggiungere gli ottavi di finale. La squadra alterna partite dove il gioco per un tempo è quasi inesistente, ultimo esempio la Lazio in Coppa Italia, o peggio per tutta la durata della gara, Chievo, ad altre dove sembra aver trovato equilibrio e assetto giusti però manifesta elevati problemi a segnare, Milan, ad altre ancora senza particolari acuti o bassi, Palermo, e infine di tanto in tanto altre dove gioco e risultato sono positivi, Genoa. E’ evidente che un andamento così ondivago non può nel complesso portare a grandi risultati e che allenatore e giocatori ne sono responsabili. Ma anche la società non è esente da colpe per aver scelto giocatori che non si sono rivelati all’altezza e non aver preteso dall’allenatore che valorizzasse al massimo i dodici nuovi calciatori arrivati in estate cucendo addosso alla squadra il gioco che esaltasse i pochi o tanti valori dei singoli facendoli diventare un collettivo capace di mantenere un andamento senza continui alti, pochi, e bassi, parecchi.
L’epurazione di Nocerino - accasatosi al Parma e accomiatatosi con “Mi hanno toccato la dignità” riferito ai pochi mesi trascorsi in granata - Sanchez Miño, Ruben Perez e Larrondo e lo scarso utilizzo di Bovo, Jansson, Silva, Masiello, Benassi, Basha, Farnerud e Barreto, se per alcuni è stato giustificato da infortuni (Bovo, Masiello, Basha e Farnerud) e per altri dalla giovane età (Jansson, Silva e Benassi), non toglie che le scelte effettuate in sede di mercato estivo dovevano essere meglio ponderate. Tanto più se si aggiunge il fatto che alcuni giocatori in rosa hanno un numero di presenze in campo non così risicato che però corrisponde a un minutaggio non molto alto: Amauri 11 presenze per 614 minuti; Sanchez Miño 11 per 520’; Molinaro 10 per 513’; Martinez 9 per 556’; Farnerud 9 per 550’; Benassi 9 per 334’. Se nella valutazione si aggiunge anche chi ha giocato pochissimo (Perez 6 gare per 118 minuti; Nocerino 5 per 290’; Larrondo 5 per 296’; Bovo 5 per 476’; Jansson 4 per 301’; Silva 1 per 95’ e Barreto 1 per 7’) è palese che Ventura ritenga più di un giocatore non adeguato o, nel caso dei più giovani, non ancora pronti. Dal discorso sono stati tralasciati volutamente sia i portieri perché il ruolo comporta differenti valutazioni, anche se il dualismo che si è venuto a creare fra Padelli e Gillet non ha fatto bene a nessuno dei due, sia i ragazzi della Primavera di tanto in tanto aggregati alla prima squadra per necessità dovute a infortuni, squalifiche ed epurazioni.
Non regge l’alibi che il Torino ha iniziato la preparazione il primo luglio in quanto impegnato nei preliminari d’Europa League e neppure quello che ha disputato periodi con partite infrasettimanali dovute appunto all’impegno della coppa internazionale, perché si sapeva e per far fronte a tutto bastava prendere giocatori all’altezza e soprattutto che fossero adatti al sistema di gioco di Ventura che doveva fare di tutto per valorizzarli. A questo punto della stagione non ci sono più scuse o alibi per nessuno.
Domenica il Torino affronterà il Cesena che occupa l’ultimo posto della classifica in coabitazione con il Parma e ha soli nove punti dopo diciotto giornate, per quanto i granata dovessero e potessero fare di più hanno dieci punti in più e sono avanti di cinque posizioni, quindi facciano valere la loro oggettiva superiorità dovuta a più del doppio dei punti conquistati. Ventura prepari la partita in modo che la squadra scenda in campo con un indiscutibile atteggiamento che dimostri di voler vincere e stili la formazione senza pensare se sia oppure no in sintonia con un calciatore, mettendo da parte incomprensioni e malumori dovuti a differenti visioni del lavoro e del gioco. Il Torino deve tornare da Cesena con i tre punti conquistati punto e basta. La società nel frattempo prenda senza tergiversare i rinforzi che servono e vigili pretendendo che tutti i tesserati agiscano solo ed esclusivamente per il bene del Toro, se qualcuno fa lo scarica barile o non s’impegna abbastanza lo cacci. Il Torino è tornato in Europa dopo vent’anni, però oggi rischia di ripiombare nella grigia melma del “tiriamo a campare” e non va bene. I tifosi l’hanno già detto chiaro e tondo ora tocca a Cairo, Ventura e ai giocatori dimostrare che non si ritorna al mesto e ancora recente passato, ma che si può continuare a guardare a un futuro consono al prestigio della maglia granata.