Al Torino gli errori si sommano e nessuno fa vera ammenda e trova soluzioni
Il Torino è stato liquidato dall’Inter in scioltezza con un tre a zero finale mai messo in discussione. Se da una parte si poteva anche prevedere una sconfitta dei granata, che oggettivamente sono qualitativamente inferiori ai nerazzurri, dall’altra, però, gli errori che si sono visti in campo da parte del Torino hanno pesato e acuito il divario che c’è fra le due formazioni rendendo tutto sommato facile la vita all’Inter.
Errori individuali dei giocatori sia in fase difensiva sia in quella offensiva. Errori dell’allenatore che, pur con assenze anche importanti dovute a infortuni, Falque, Laxalt, Lyanco, Bonifazi e Millico, e il ko di Belotti dopo soli 13 minuti, ha lasciato fuori Rincon, arrivato giovedì sera per gli impegni della Nazionale, ma che l’impegno non lo lesina mai, e continua a far giocare Verdi anche se non ingrana. Certo deve fare con gli uomini che ha a disposizione, ma è lui che ha avvallato il mercato comprese le tempistiche e se anche solo in parte non fosse stato d’accordo non fiatando pubblicamente di fatto ha approvato ed è anche per questo è finito nel tritacarne della contestazione dei tifosi che non ha risparmiato nessuno giocatori e presidente compresi, tutti rei di non fare abbastanza.
Ma a monte ci sono gli errori di valutazione e di gestione: l’aver ritenuto che la squadra fosse solo da aggiustare viso che nel girone di ritorno dello scorso anno aveva fatto bene e non considerando minimamente alcuni campanelli d’allarme che c’erano stati, leggasi sconfitte con l’Empoli e Bologna e pareggi con Cagliari, Parma, Fiorentina e Spal. Aver puntato su giovani che devono ancora crescere, Lyanco, Bonifazi, Bremer, Lukic, Meïté e Aina, senza avere alternative valide e d’esperienza comprovata. Non aver considerato che Lyanco purtroppo è soggetto agli infortuni e che anche Ansaldi va gestito sotto questo aspetto. Avere giocatori come Baselli che sono eterne promesse o Zaza che non incide quasi mai. Non aver rinforzato adeguatamente il centrocampo. Aver scelto Verdi prendendolo all’ultimo minuto del mercato e a caro prezzo per far compiere alla squadra il salto di qualità. Senza poi contare la gestione del caso Nkoulou e quella dell’ex direttore Petrachi e anche del mai presentato seppur ufficializzato nuovo ds Bava, formalmente questo è un metterlo in una posizione secondaria e lascia dubbi su quanto effettivamente si creda in lui. Senza dimenticare che la squadra ha iniziato la preparazione prima per disputare i preliminari d’Europa League, ottenuti solo per l’esclusione del Milan, senza essere rinforzata e con più giocatori che erano stati impegnati con le rispettive Nazionali al termine del campionato precedente e che hanno avuto un periodo di riposo estivo più corto e questo ha portato inevitabilmente al risultato che appena è stata incontrata una squadra di un certo livello, il Wolverhampton, il Torino ha perso e non è approdato alla fase a gironi. Tutte queste scelte attengono alla dirigenza e in primis al capo supremo, il presidente Cairo.
La sequela degli errori commessi ha portato il Torino a ritrovarsi dopo tredici giornate con quattordici punti e a essere ben lontano dall’obiettivo di migliorare il settimo posto dell’anno scorso. Fino a gennaio i giocatori non posso essere cambiati e poi è difficile che saranno fatti nuovi acquisti (visti i mercati invernali degli ultimi due anni) tanto più visto che al Torino che si cedono giocatori solo a fronte di plusvalenze e che in estate tra riscatti (Djidji 3,5 milioni, Aina 10, Bonifazi 1, derivante dai 10 del riscatto da parte della Spal e 11 del contro-riscatto granata) e prestiti (Laxalt 500 mila euro, Verdi 3 mln) sono stati spesi 18 milioni che con l’obbligo di acquisto di Verdi saliranno a 38 e se venisse riscattato anche Laxalt a 49,5 a fronte dei 23,5 incassati grazie a cessioni definitive (Avelar 2 mln, Niang 15 e Ljajic 6,5). Quindi al più verrà sfoltita un po’ la rosa mandando altrove chi viene poco o nulla utilizzato, su tutti Parigini ed Edera, ma anche Millico e forse Bremer.
Come si può risolvere la situazione? Cacciando l’allenatore? Solo se la squadra gli sta remando contro avrebbe un senso, anche perché allenatori di esperienza e con un buon curriculum in giro ce ne sono pochi e i migliori constano ben più di Mazzarri e del suo staff. Cambiando i giocatori? Tanto si deve attendere il 2 gennaio e poi bisogna investire un buon budget. L’unica cosa è che tutti si rimbocchino le maniche e lavorino iniziando dal fare ammenda pubblica per gli errori commessi e veramente non ripeterli più. I calciatori devono sapere che giocando male si deprezzano e faranno più fatica a trovare squadre che li vogliano. Mazzarri deve essere più elastico nella scelta dei giocatori da mandare in campo e pretendere di più dal mercato chiedendo di cedere chi non rende abbastanza, facendosi prendere giocatori funzionali alla sua dea di gioco e integri fisicamente. Cairo deve strutturare meglio la società potenziando la rete di osservatori e dando maggiore potere al direttore sportivo, aumentare il tetto degli ingaggi altrimenti calciatori di vera qualità difficilmente arriveranno al Torino smettendola, quindi, di puntare su giocatori da rilanciare e, soprattutto, dare all’allenatore i giocatori che servono a inizio mercato e non alla fine. Quasi sicuramente tutto questo non basterebbe a invertire la rotta di una stagione al di sotto delle aspettative e degli obiettivi stante il deficit di punti attuali, ma almeno si darebbe un segnale forte e si inizierebbero a porre le basi veramente solide per il prossimo campionato.
Comunque nelle prossime quattro partite che precedono la sosta natalizia e tutte con squadre alla portata, Genoa, Fiorentina, Verona e Spal, il Torino, a prescindere dagli infortunati e da qualsiasi altra cosa, ha l’obbligo di fare almeno dieci punti. E questo non significherebbe che la squadra e tutto il resto vadano bene così, ma che semplicemente è stato fatto il minimo sindacale.