Abodi: "Quest'anno la B sarà avvincente per presenze e gol"
Abbiamo intervistato in esclusiva Andrea Abodi, presidente Lega Serie B. Nelle prime tre giornate trenta per cento in più di presenze e di gol. La B investe sui giovani e Ogbonna del Torino ne è il simbolo. Verrà presentata una piattaforma di primo livello dedicata alle società per le infrastrutture. La tessera del tifoso dovrà perdere alcuni connotati e acquisirne degli altri. Il tifoso deve sentirsi parte integrante e usufruire di qualche vantaggio dall’appartenenza alla comunità sportiva.
Il campionato di B è iniziato da poco, che stagione dobbiamo aspettarci?
“Una stagione avvincente come quella dello scorso anno e direi anche un po’ di più. Le aspettative sono importanti, le squadre che sono scese dalla serie A hanno apportato insieme a quelle che sono venute su dalla Lega Pro contenuti di vario genere e non ultimi quelli di bacini di utenza che si allargano. Siamo arrivati a più di diciassette milioni di bacino d’utenza del nostro campionato e ci avviciniamo sempre più alla serie A, ma rimaniamo una cosa distinta. Sarà un campionato brillante, che già dalle prime tre giornate ha dato segnali significativi di presenze e di gol. Più trenta per cento per quel che riguarda le presenze negli stadi, che è un dato in contro tendenza molto importante ed è un primo obiettivo raggiunto rispetto a obiettivi più ambiziosi che passano sopratutto dallo stadio. E anche un trenta per cento in più di gol e questo è un buon aiuto e un buon supporto per rendere lo spettacolo ancora più avvincente e gradevole e quindi siamo ottimisti, ma attivi e operativi”.
Bilanci in rosso e rose troppo vaste sono i maggiori problemi del calcio italiano e anche la serie B ne è affetta. Solo colpa dei dirigenti delle squadre o è il sistema che rende difficile evitare questi problemi?
“C’è un’inerzia che stiamo cercando di invertire. Negli ultimi anni indubbiamente c’è stata la tendenza a spendere più che a investire e quando si spende normalmente si raccoglie anche relativamente poco, anzi è una semina povera. La scelta soprattutto della serie B di investire sui giovani va in controtendenza e i risultati anche da questo punto di vista sono incoraggianti, perché sta diminuendo significativamente ogni anno l’età media dei giocatori e stanno aumentando i nostri giovani convocati nelle Nazionali Under 21 e 20 e ce ne sono per altro anche nella Nazionale maggiore: c’è un rappresentante giovane e italiano Ogbonna del Torino che è un po’ un simbolo e siamo contenti che sia rimasto con noi. Sono convinto che andando avanti il conto economico migliorerà come stanno migliorando tutti i contenuti che ci riguardano”.
Si dice che i magnati stranieri non siano interessati a comprare le società di calcio italiane perché non hanno stadi e centri di allenamento di proprietà. In serie B nessuna società possiede lo stadio, costi troppo elevati e difficoltà a trovare un accordo con le amministrazioni locali o altro?
“Questa è una valutazione che, secondo me, va al di là della dimensione calcistica: il rischio Paese, diciamo così, è un rischio ampio al quale bisogna dare delle risposte e noi nel nostro piccolo non dobbiamo aspettarci che qualcuno ci risolva il problema, ma dobbiamo fare qualche cosa di più sul tema delle infrastrutture e della tutela dei marchi, quindi ci sono ampi margini di miglioramento e di operatività che dobbiamo cercare di supportare. Lo stiamo facendo e lo faremo in modo ancora più evidente. Per quel che riguarda le infrastrutture presenteremo nei prossimi giorni la piattaforma di progettazione di primo livello che è proprio dedicata alle nostre società. La Lega è un soggetto attivo che accompagnerà i club nella crescita. D’altro canto non è soltanto la serie B, purtroppo, a non avere gli stadi di proprietà: c’è una squadra soltanto, una società gloriosa che è la Juventus, che ha intrapreso in tempi non sospetti, forse anche in momenti più favorevoli, un percorso. Da parte nostra ci auguriamo che anche in virtù delle dimensioni molto più contenute dei nostri impianti ci sia la possibilità di una piccola grande rivoluzione infrastrutturale”.
La B ha sempre cercato di dare spazio ai giovani, ma la maggior parte dei presidenti investe poco nei vivai preferendo piuttosto cercare i giocatori all’estero, spendendo così di più e non avendo garanzie di rendimento. Non è un controsenso?
“Questo avviene sempre meno, specialmente in serie B. Da noi l’ottanta per cento dei nostri ragazzi sono italiani e di scuola italiana e quindi vuol dire che non c’è stata ancora l’invasione che si avverte in serie A, dove più o meno il quarantasette per cento dei giocatori in rosa non sono convocabili nelle squadre nazionali. C’è una differenza sostanziale fra serie A e B, speriamo di preservare e difendere questa matrice di italianità, che non ha niente a che vedere naturalmente con politiche di chiusura nei confronti dello straniero, ma di tutela del nostro patrimonio sportivo che poi è finalizzato anche alle attività delle squadre nazionali”.
I tifosi sono contrari alla tessera del tifoso, che cosa si può fare per cercare di venire incontro a chi effettivamente usufruisce del calcio e quindi lo manda avanti?
“Dobbiamo al di là della tessera del tifoso, che è uno strumento che dovrà cambiare pelle in qualche maniera e perdere alcuni connotati e acquisirne degli altri, rendere lo spettacolo sempre più gradevole più di quanto già stiamo facendo e gli stadi più sicuri più di quanto già stiamo facendo, magari anche con progetti come quello di cui parlavo poco fa, e poi politiche di fidelizzazione che consentano anche al tifoso di sentirsi parte integrante e di usufruire di qualche vantaggio dall’appartenenza alla comunità sportiva”.