A tre o a quattro, retroguardia granata in blackout. Tracollo dopo tracollo

23.11.2020 09:48 di Claudio Colla   vedi letture
A tre o a quattro, retroguardia granata in blackout. Tracollo dopo tracollo
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Ieri il crollo poco prima dell'ora di gioco. Ma non è solo una questione di affaticamento, fisico e ancor più mentale, sulla medio-lunga distanza: osservando le altre quattro gare dalla dinamica analoga alla sconfitta di San Siro (Atalanta, Cagliari, e Lazio in casa, oltre al pari del Mapei contro il Sassuolo), si osserva come, contro orobici e isolani, gli standby difensivi si siano palesati fin dalle fasi iniziali delle prime frazioni di gioco. La problematica è dunque complessiva, e attanaglia la compagine granata a prescindere dalle scelte tattiche operate, e dalle caratteristiche dell'avversario da fronteggiare.

Si chiama Inter, certo, e presenta nomi altisonanti, a partire dal tecnico Antonio Conte, nonché, tra i protagonisti in campo, del calibro di Lukaku, Lautaro Martinez, Vidal, i giovani leoni del calcio nostrano Barella e Bastoni. Tuttavia, osservando con attenzione le circostanze che hanno portato al poker neroazzurro di una soleggiata domenica di metà-fine novembre, si evince come le folate offensive dei meneghini, giunte in coda a un insperato (e anche un po' fortunato) doppio vantaggio granata, fossero tutt'altro che inevitabili e irresistibili. Un Sanchez anche un po' imballato è stato lasciato libero di fare il bello e il cattivo tempo lungo l'intera ventina di metri quadri davanti alla linea di porta difesa da Sirigu, mentre sulle corsie laterali, per via di un evidente crollo psicofisico, e, dopo l'uno-due che ha portato al pareggio interista, anche di natura nervosa, si è fondamentalmente smesso di difendere. Lasciando l'incombenza nelle mani, nella testa e nelle gambe di un trio di centrali evidentemente composto da elementi non a proprio agio nell'assetto proposto da Giampaolo, in sinergia col vice Conti. Maldestro Lyanco, persosi a un certo punto - ancora una volta - Nkoulou, coadiuvati da un Bremer che prova a opporsi col fisico

Come, nel nostro piccolo, si era invitato a fare da queste pagine, benché orfano sia di Belotti sia di Lukic (https://www.torinogranata.it/primo-piano/attaccare-e-osare-gli-i-strappi-i-di-lukic-miglior-carta-da-giocare-contro-l-inter-113822), il Toro ci ha provato per davvero, sfiorando l'impresa, il bersaglio grosso. Against all odds, contro anche la più rosea delle possibili previsioni. Rimotivare un Meité quasi sempre avulso dalla manovra, uno Zaza oggetto misterioso da mesi, collocare Ansaldi e Singo in un contesto tattico che calzasse loro a pennello, non sono certo meriti da poco. Tutto ciò non è bastato, tuttavia, a evitare l'ennesimo tracollo: mentale, si diceva, prima ancora che atletico. Ancora una volta, a evidenziare un problema strutturale da risolvere in fretta, prima che il gap rispetto alle concorrenti per la salvezza - perché altri non può essere che questa, l'obiettivo attuale del Toro - non sia più colmabile.