Toro, la ricetta della felicità

26.03.2010 09:58 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: www.srweb.eu
Toro, la ricetta della felicità
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© foto di Federico De Luca

La ricetta del Torino FC di questi giorni è di una semplicità incredibile: la felicità di giocare nel Toro.



Certo a dirla così sembra una cosa scontata e facile da ottenere, ma come ben sappiamo non è andata proprio così e la serie B è li a dimostrarlo.



Ci eravamo abituati negli ultimi anni a giocatori che "sopportavano" l'idea di giocare in una squadra che precludeva loro traguardi internazionali, lotte per posti di riguardo nella classifica ... insomma per tradurla in termini pratici, loro erano dei fenomeni ma i compagni e la società non erano alla loro altezza.



Non ce ne siamo accorti probabilmente, ma alla fine tutti cercavamo di essere "degni" di loro, ovvero tanto per fare un esempio il colpo di tacco di Di Michele sbagliato ed inopportuno non era un errore suo ma bensì una genialata non capita dal compagno, che non si faceva trovare pronto, non capiva "il movimento" ed il gol preso in contropiede poi si trasformava in un problema per il difensore bolso che non riusciva a recuperare.



... Niente vittorie, niente adeguamenti di contratto, niente mercato al rialzo come detta la legge Ibra/Raiola.



Dopo i Muzzi e gli Ardito, ruspanti pezzi di un Toro che nel suo piccolo ha toccato vertici di gloria, sono arrivati i Recoba ed i Di Michele, gli Stellone sono diventati fenomeni (ecco un errore di Cairo ... ma come si fanno a dare 800.000 Euro a Mr. Spizzo) ... ma vi ricordate ancora di Fiore e Barone?
Rosina si è "rovinato" così ... seguendo l'onda!



Gli allenatori saltavano come paletti in uno slalom, i musi si allungavano, le sconfitte fioccavano e qualcuno voleva pure l'adeguamento del contratto per lo sforzo che faceva a giocare nel Toro in serie B.



Poi in mezzo alle critiche, alla contestazione ed agli eccessi ... finalmente ... è arrivato il giorno del giudizio, nel senso che finalmente si è messo giudizio e che le "schifezze" sono state giudicate: fuori tutti i falsi fenomeni ... la classe operaia va in paradiso.
La rivolta dei "Cavalieri" (sbagliata comunque) un po' come la presa della Bastiglia, la nobiltà relegata a Versailles (il campetto nascosto) ed il Terzo Stato che prende il sopravvento, Petrachi come Robespierre il tagliatore di teste li faceva fuori uno dopo l'altro mettendoli davanti alle proprie responsabilità e diciamocelo pure ... di fronte alla loro pochezza.



Una scommessa certo, un azzardo che Urbanuccio ha tentato e (toccandoci) l'uomo fortunato, l'imprenditore dalle intuizioni vincenti, sembra aver avuto ragione.



Incredibile ... ma da quanto tempo non vedevamo un Garofalo al Toro, da quanto non ci coccolavamo una promessa alla D'Ambrosio, persino il legnoso Barussò (per dirla alla Pregnolato) diventa un novello Giacomo Ferri ed il dinocolato (sembra sempre sul punto di svenire ... fa fatica a vivere verrebbe da dire) Gasbarroni da uomo che nessuno voleva, regalato dal Prezioso Preziosi, inventa cross che diventano assist ... incredibile.



Due mesi fa eravamo schiavi (si fa per dire) del "praticamente gobbo" Aimo, sempre incavolato e con il fiato grosso in recuperi che non avvenivano mai e oggi non ce lo ricordiamo nemmeno più.



Dalla Reggia Granata i nostri vecchi nobili si sono trasferiti in provincia, alcuni nella Provincia della Provincia ... proprio il Conte Aimo è emigrato nel paese del formaggio con i buchi e del cioccolato.



Oggi i popolani granata sono proprio felici di giocare nel Toro e i tifosi se ne sono accorti subito e sono tornati ad incitare alla grande la squadra, mentre i detrattori di Urbanuccio sembrano spariti.



Fino a qui la fiaba sembra incredibilmente bella, aspettiamo solo di vedere se ci sarà il lieto fine (ari-tocchiamoci) intanto però ci godiamo la felicità dei giocatori condendola con la nostra per il Toro ritrovato.






GMC