Torino: Ricostruire per risalire

03.06.2009 10:51 di  Raffaella Bon   vedi letture
Fonte: di Gaetano Mocciaro per NESTI CHANNEL - carlonesti.it
Torino: Ricostruire per risalire
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© foto di Giacomo Morini

Non c'è stato il miracolo, come previsto. Si torna in serie B dopo 3 anni di sofferenze. Una retrocessione nell'aria da tempo, una retrocessione meritata.

E dire che sulla carta questa squadra rispetto alle due precedenti edizioni sembrava davvero attrezzata per salvarsi senza problemi. E magari, dopo l'incoraggiante 3-0 col Lecce all'esordio, a strizzare l'occhio per un posto in Europa.

Lo scenario pre-campionato era confortante: in porta una certezza come Matteo Sereni; una difesa che proponeva l'emergente Colombo a destra e l'imbarazzo della scelta a sinistra, con un Rubin rivelazione dell'anno prima, tanto da conquistare l'esordio in Under 21 e l'interesse dell'Inter; con lui un affidabile Pisano e la rivelazione della Primavera Ogbonna; al centro a far coppia col solido Natali era arrivato, con tante speranze, Francesco Pratali, uno che fino a poco tempo fa era protagonista all'Empoli, tanto da far gola alla Lazio, che lo voleva per rafforzare la squadra in vista della Champions League 2007/08. Interessante anche il centrocampo, che vedeva l'arrivo di Abate, una delle ali più interessanti in prospettiva futura, Diana, pronto all'occorrenza a mettere a disposizione la sua esperienza (e parliamo di un ex nazionale), Saumel, che allo Sturm Graz è stato il più giovane capitano della storia, Dzemaili, che a soli 20 anni era già in nazionale svizzera, oltre alla chioccia Corini, a Barone, atteso all'ennesimo riscatto e a Rosina, il valore aggiunto. Davanti, dove da sempre si è penato sembrava davvero tutto risolto con l'arrivo prima di Nicola Amoruso, uno che i gol li ha sempre fatti e che, anzi, sembrava migliorato col tempo e soprattutto il colpo Rolando Bianchi. A scalpitare, dietro, il solito Stellone e soprattutto Elvis Abbruscato, richiamato dopo l'esaltante stagione a Lecce.


Invece, il campo ha smentito in breve tempo tutte le premesse fatte sotto l'ombrellone. Le solite amnesie in difesa, col nuovo acquisto Pratali impresentabile e un Colombo non sufficiente; a centrocampo Rosina dopo una prima parte praticamente fermo ai box per infortunio non ha mai dato al suo rientro qual qualcosa in più per fare il salto di qualità, mentre davanti Amoruso dopo le prime partite ha smarrito gol ed entusiasmo e il Bianchi di inizio stagione assolutamente insufficiente. Stellone si è confermato allergico al gol e Abbruscato, sfortunatamente è uscito di scena presto per un serio infortunio.

Non è bastata la nota positiva Dzemaili, che ha portato freschezza, idee e qualità a centrocampo, non sono bastati gli acquisti di gennaio, per altro molto discutibili, con un Gasbarroni, colpo del mercato invernale, arrivato praticamente a mezzo servizio. Non sono bastate le volate di Abate e la ripresa di Bianchi nel finale.

Si volta pagina, si torna in B, un'abitudine in questi ultimi vent'anni per il Toro. C'è da ricostruire. La ricostruzione deve partire da una base societaria solida, quella che finora è semper mancata con tanti, troppi volti nuovi. La conferma di Rino Foschi ds è già un bel colpo. Arrivato agli sgoccioli di gennaio non si può certo incolpare l'ex diesse del Palermo, uno che di calcio ne capisce e lo dimostrano l'operato al Verona e al Palermo.

Dalla dirigenza alla panchina, dove il destino di Camolese sembra segnato. Cairo ha sottolineato come non sia stato centrato l'obiettivo, anche se col poco tempo a disposizione il Camola non può avere colpe, considerata una situazione già disperata. Meriterebbe una chance, conducendo la squadra da inizio stagione, ma è probabile l'arrivo di Stefano Colantuono, che Foschi ha avuto e voluto già a Palermo. In seconda battuta Mario Beretta, un allenatore di valore che meriterebbe maggiori riconoscimenti.

Una volta scelto il tecnico si potrà operare sul mercato, anche se si hanno già idee piuttosto chiare su chi resterà nel nuovo progetto Toro. Un progetto che partirà da Rolando Bianchi. In Serie B uno come lui è un lusso e il forte investimento fatto su di lui fatto solo un anno fa ne suggerisce la conferma. Lo stesso Bianchi, infine, ha giurato amore al Toro nonostante la retrocessione. Si ripartirà da lui, come si ripartirà da Rubin, Ogbonna, D'Onofrio: giovani affamati. Non ci saranno molti giocatori, che andranno via per fine contratto e che verranno ceduti per sfoltire la rosa e abbassare il monte stipendi.

Non ci saranno, purtroppo né Dzemaili né Abate: loro si, resteranno in serie A. Il primo, appena riscattato, verrà ceduto per fare cassa (piace alla Lazio), il secondo tornerà al Milan a giocarsi le sue chances (a Leonardo, in cerca di gente sulle fasce, potrebbe fare comodo) altrimenti altro prestito sempre nella massima categoria.

E Rosina? Con la conferma di Bianchi confermare anche il numero 10 sarebbe un bel sacrificio economico. Le richieste non mancano sebbene il valore del suo cartellino è inevitabilmente sceso. Lui si è preso tempo e aspetta che la delusione per la cocente retrocessione gli passi. Il suo addio è più che un ipotesi, considerato un rapporto, con l'ambiente Toro, che non è più come prima. Rapporto che si salderebbe in caso decidesse di restare, di prendere per mano la squadra come da sempre gli si chiede e che la riporti in A. Sempre che lui non abbia voglia di misurarsi in palcoscenici più importanti.