Torino-Pescara 3-1, l'analisi tattica
Un Toro a due facce quello visto sabato contro il Pescara di Eusebio Di Francesco: insicuro e privo di precisione nella manovra e nella ricerca della profondità nella prima mezz'ora, progressivamente più incisivo, fino a diventare finalmente padrone del campo e col pallino della gara in mano dal finale di primo tempo in avanti.
Imperioso Ogbonna, carismatico Rivalta al centro della difesa: con Pratali fuori condizione e non del tutto costante e Di Cesare raramente convincente, l'ex-Atalanta rappresenta un'importantissima alternativa a disposizione di Lerda. Sufficiente qualità e consistente sostanza da parte di Garofalo, più modesto il contributo di D'Ambrosio: buono, a tal proposito, l'impatto di Cavanda, certamente da sgrezzare ma in grado di tornare utile alla causa da qui fino al termine della stagione (auspicati playoff compresi). Nota positiva a metà per Rubinho, felino sul calcio di rigore di Sansovini ma decisamente rivedibile sui rinvii di piede.
In crescita il rendimento di De Feudis, più sottotono in generale ma decisivo sul gol dell'1-1 De Vezze. Più che aperture memorabili dalla mediana si registra un costante lavoro di sostanza, e più che per un oggettiva superiorità sul reparto avversario è il generale andamento del collettivo a limitare l'iniziativa originata dal cuore del collettivo avversario. Non entrato nemmeno in corso d'opera, rimane comunque importante l'inserimento di Alessandro Budel.
Sensibilmente migliorata l'intesa tra Bianchi (che trova il gol seppur in campo nei soli 25 minuti finali) e Antenucci, la vera marcia in più la fornisce Dejan Lazarevic: diligente e colmo d'iniziativa già in apertura di partita, lo sloveno diviene semplicemente devastante nella riprsa, portando a spasso gli avversari che gli si parano davanti. Ancora da registrare 100% ma comunque autore di una discreta prova Pagano, scarseggia nuovamente l'apporto di Sgrigna, evidentemente provato psicofisicamente dall'impiego incessante di cui è stato oggetto fin da metà agosto.