Nesti, come cambierei il Toro
E’ veramente arduo stilare una scaletta degli errori e degli “orrori” granata. Innanzitutto, il fattore ambientale. Una parte della tifoseria, alla fine del match contro il Lecce, aveva sbagliato, fischiando i giocatori. Ieri, a Piacenza, quegli stessi tifosi, e tanti altri, hanno sostenuto la squadra per 90 minuti. Alla fine, quando hanno chiamato i ragazzi sotto la curva, almeno il capitano doveva andarci, per riconoscenza, anche a costo di ricevere solo dei sonori “vaffa”. Nulla mi toglie dalla testa che, in questo contesto, alcuni giocatori, niente affatto “scarsi” per la Serie B, siano terrorizzati, e si stiano esprimendo al 10 per 100 delle loro possibilità: penoso vedere Belingheri e Saumel “camminare”, invece che “correre”. Pensate, dunque, quanto sarebbe opportuna una “mediazione”, che riavvicinasse la squadra al suo popolo! Per questo, non me la sento ancora di giudicare il mercato di Foschi, troppo influenzato da fattori psicologici. I fatti dicono che è stato corretto confermare Sereni, Gasbarroni e Bianchi, acquistare Loria e Coppola, e recuperare Di Michele, ma appaiono fallimentari le operazioni Loviso, Belingheri e Leon. Venendo a Colantuono, credo che sia lecito pensare a moduli come il 4-3-1-2 (il famigerato “rombo”) o il 4-3-3 (ieri) solo quando si è sicuri di essere “superiori” agli avversari, perché 3 o 4 giocatori offensivi devono essere sempre supportati adeguatamente. Siccome, in questo momento, il Toro non è “superiore” agli avversari, tornerei al modulo più semplice e più umile: il 4-4-2. E’ più sensato distribuire equamente le energie in campo, e schierare, davanti a Sereni, Rivalta (poi Colombo), Loria, Ogbonna e Pisano; in mediana Gasbarroni, Gorobsov (poi Coppola), Zanetti e Rubin; in attacco Di Michele e Bianchi. In caso di necessità, Rubin scala al posto di Pisano, e Leon entra al posto di Rubin, azzardando, ma solo quando serve, un più spregiudicato 4-2-4.