Nesti Channel - La Pasqua diversa di Juventus e Torino
A sette giornate dalla fine e a sette giorni dalla sfida contro l'Inter, la Juve ha detto definitivamente addio all'obiettivo scudetto, venendo sconfitta 3-2 e surclassata sul piano del gioco dal Genoa di Gasperini nel posticipo. Qualche ora prima, invece, il Toro era uscito dal limbo, ritrovando la via del successo dopo quattro sconfitte consecutive: adesso i granata rivedono la luce in fondo al tunnel, avendo lasciato al Bologna il terzultimo posto.
Era dal 1° marzo, dalla domenica dello 0-0 di Cagliari, che il Toro non era fuori dal terzetto di coda. Da quel giorno solo sconfitte, le prime tre che sono costate la panchina a Novellino, ma a Palermo le cose non erano andate meglio con l'avvento di Giancarlo Camolese. Ma contro il Catania, nella partita senza domani, i granata non hanno fallito, anche se hanno vissuto l'ennesimo pomeriggio di pazzesca sofferenza.
Mentre l'Olimpico si infiammava ogni volta che giungeva la notizia di un gol del Siena a Bologna, la rete granata non arrivava mai. Anzi, per tutto il primo tempo il portiere degli etnei Bizzarri non ha dovuto effettuare una parata che fosse una. Il Toro sembrava paralizzato dalla paura, incapace di costruire gioco, non parliamo di occasioni da rete, merce assolutamente sconosciuta. Nella ripresa Dzemaili ha suonato la carica, ma la svolta l'hanno data gli ingressi di Ventola e Gasbarroni (o le uscite di Stellone e Rosina). Il Torino ha iniziato a giocare con maggiore ritmo e, spinto dal tifo incessante e commovente della Maratona, dopo l'ultimo cambio deciso da Camola è riuscito a fare tutto quello che aveva mancato in ottanta minuti: Abate ha lasciato il posto a Diana che ha sfornato due cross che sono valsi prima la rete di Bianchi con uno straordinario avvitamento aereo e poi quella di Natali, il cui piattone ha sorpreso Bizzarri.
In mezzo c'è stata la solita distrazione difensiva, che poteva costare carissima, ma almeno per una volta i giocatori hanno dimostrato di avere un po' di cuore granata, non arrendendosi e provandoci fino all'ultimo minuto. Il Toro non incanta ma sul fondo c'è chi sembra annaspare ancora di più: il Bologna è arrivato alla quarta sconfitta consecutiva, se non segna di Vaio i rossoblu sono battibili da chiunque, avendo una retroguardia lenta e priva di giocatori di personalità. Una lezione da tenere a mente in vista del confronto diretto del 10 maggio, ma prima la squadra di Camolese deve cercare di raggranellare altri punti, senza considerare persa in partenza una trasferta come quella di domenica prossima contro il Milan.
Il doppio confronto Milano-Torino vivrà il suo clou sabato con Juve-Inter, che a questo punto varrà per l'onore e per il secondo posto. I bianconeri avevano abdicato già dopo il pareggio casalingo con il Chievo, il 2-2 del Palermo a San Siro avrebbe potuto regalare qualche brivido alla lotta scudetto, se gli uomini di Ranieri avessero saputo approfittarne, ma a Genova gli uomini di Ranieri si sono fatti sfuggire anche l'ultimissima occasione. La Juve ha perso 3-2, ma sul piano del gioco, del ritmo e dell'intensità è stata surclassata dagli avversari, che avevano fatto di più e meglio anche prima della insensata entrata con cui Camoranesi si è fatto cacciare.
La difesa continua a subire gol in fotocopia, giocando con una linea troppo alta e pagando dazio alla mancanza di velocità e qualità, soprattutto sugli esterni. Il ritorno di Legrottaglie non è bastato, così come non è stato sufficiente l'ennesimo sigillo di Iaquinta. Capitan Del Piero ha le gomme sgonfie, dopo aver macinato chilometri per tutta la stagione, senza aver mai potuto fare una sosta ai box, si sente la mancanza di Amauri, soprattutto da quando Trezeguet vive da separato in casa, dopo il botta e risposta con Ranieri. Che nei momenti difficili sembra perdere la bussola.
Sul futuro del tecnico si cominciano ad addensare nuvoloni neri: se la Juve non chiuderà seconda (e porterà a casa la Coppa Italia), si arriverà al divorzio con un anno di anticipo sulla fine del contratto. Senza attendere Lippi e il dopo Mondiale, nell'estate del 2010. Allo stato attuale, più di Conte, c'è Giampiero Gasperini in cima alla lista dei possibili successori: il suo Genoa, capace di vincere cinque volte su cinque senza Milito, dimostra che si possono abbinare bel calcio e risultati senza spendere vagonate di milioni di euro.