Nassi: il Calcio che vorrei! E basta con queste maglie variopinte....

13.02.2024 12:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Tmw
Claudio Nassi
TUTTOmercatoWEB.com
Claudio Nassi

Claudio Nassi, dirigente sportivo ed ex giocatore nel ruolo di centrocampista, per TuttoMercatoWeb.com ha ragionato sul fatto che il calcio ha perso di vista le cose che veramente contano. Ecco il suo pensiero:

Rivisito il calcio per scoprire se tutto quello che si spaccia per progresso è tale.
Non piace vedere squadre che indossano maglie con colori diversi da quelli sociali.
Capisco gli sponsor, ma non condivido, anche perché i soldi possono arrivare da altre parti. Facile intuire che cosa penso della numerazione a pene di segugio con cui si mandano in campo i calciatori. Un tempo le squadre avevano una precisa fisionomia, chi giocava era conosciuto dal numero e si identificava col ruolo.
Da qui alla terminologia made in Coverciano il passo è breve. Non viene da piangere?

Quindi è tutto sbagliato?
Non tutto, ma se mi sono presentato a Lucca nel '74 con gli scout del Fernet Tonic Bologna e della ChinaMartini Torino per adattarli al calcio; se avevo lo psicologo nel '78 alla Pistoiese, quando era considerato uno sciamano; se sono stato il primo in Europa a fare il procuratore nel settembre '82; se nell''84 a Perugia si andava in campo col computer per avere i dati delle squadre già dopo 45'; se, quando sono uscito nell''89, ho confezionato, con amici, un annuario, "Tuttocalcio", di 1.300 pagine dal costo di 120mila lire, dove si poteva preparare una gara, oltre a vivisezionare arbitri, calciatori e allenatori, spero si perdoni il diritto alla critica. Dimenticavo che si spiegava, con precise tabelle, come non si potesse prescindere dal tempo effettivo, se c'erano squadre che alla fine avevano disputato tre partite più di altre. Una vergogna e un danno alla regolarità del campionato. Problema irrisolto dopo trentacinque anni.

Ma il calcio non cambierà mai, perché non si vuole e non si capisce. Non si vuole da parte di chi ha interesse a mantenere lo status quo e soprattutto non si capisce. Il calcio non si insegna sui banchi di scuola, è una trasmissione di esperienze. Poi i bilanci si giocano in tempi di mercato e pochi gli operatori preparati. Infine, se la Covisoc vigilasse non ci sarebbero problemi.
Correggere le percentuali degli agenti e i compensi degli allenatori una formalità. Dimenticavo il cartellino blu, di cui si parla, per l'espulsione a tempo. Altra stortura. Non servono ulteriori interruzioni.
Esiste il VAR e va bene per il fuorigioco, mentre con il fallo da rigore basta tornare alla volontarietà. Seppoi si capisse che il calcio dipende dallo spettacolo della domenica, si scoprirebbe che conta solo e soltanto la tecnica, ma, purtroppo, insegnare i fondamentali e correggere i difetti è per un'esigua minoranza!