Muzzi: "In Granata ricordi splendidi. Ventura lavora per tre"
Ricomincia il campionato e con lui la rincorsa del Toro verso il mantenimento del punteggio pieno. Ad affrontare i Granata sarà l'Hellas Verona di Mandorlini, ancora inchiodato a quota un punto. A parlare del momento granata e non solo, ai microfni di Tuttosport, è stato Roberto Muzzi, ex Granata che ha legato la sua storia calcistica alla prima era Cairo.
"L'attacco Granata? Da ex, ho un occhio particolare per i granata che sono partiti alla grande e che secondo me saranno protagonisti per l’intero campionato. Fabio Quagliarella e Maxi Lopez sono tra i migliori interpreti del ruolo, non li scopro certo io. Parliamo di due ottimi attaccanti e Fabio, di nuovo tra i titolarissimi dopo le stagioni dentro-fuori alla Juventus, ha la possibilità di far valere il suo tasso tecnico, la sua abilità. Un punto di riferimento importante là davanti. Belotti è giovane, ha solo ventun'anni e deve fare le giuste esperienze. Però è davvero un acquisto con i fiocchi del presidente Urbano Cairo. Darà una grande mano per centrare gli obiettivi, perché sa essere un trascinatore, con le sue sgroppate, con il suo insistere nell’azione. Possiede grande carattere e carica agonistica. Così Ventura si ritrova un attaccante diverso, alternativo. Il Toro può calzargli a pennello."
Poi, un retroscena interessante riguardante l'arivo di Ventura in granata, risalente al 2011:
«Ho consigliato Ventura a Cairo? Immagino che lui e i suoi dirigenti lo avessero già contattato. Diciamo che io ho dato la conferma, che sì era l’allenatore giusto per il Toro, perché lo conoscevo benissimo e sapevo cosa poteva dare, che tipo di lavoro avrebbe impostato, per il presente e per il futuro. Ventura è una sorta di Ferguson nostrano: lavora per la società, per i tifosi e per i giocatori. E poi i risultati, ovvio, lo gratificano, anche se ciò che conta maggiormente è il progetto, lanciato in Serie B e rafforzato, anche nelle ambizioni, in queste ultime stagioni».
Infine, un pensiero ai primi dieci anni di Cairo e alla sue esperienza a Torino: "Non fu semplice all’inizio. Quando sono arrivato non avevamo nulla. Mancavano il campo, gli spogliatoi e anche i palloni. Un trauma. Ma c’era l’ambizione, il presidente doveva soltanto conoscere il nuovo mondo. Abbiamo tutt’ora un bel rapporto. Il Toro mi rimarrà sempre dentro per tutto quello che abbiamo passato. Ricordo i playoff acciuffati con una squadra costruita all’ultimo momento all’inizio dell’anno. Realizzai la rete nello spareggio contro il Mantova. Un gol che, sommato a quello della stagione seguente all’Olimpico contro la Roma che ci diede la salvezza, resterà indelebile nella mia memoria. Due anni stupendi quelli in maglia granata".