Leggo - Dzemaili all'asta, Palermo favorito

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Lacrime svizzere. Puntuali come il passato che torna. Inesorabile. Per Cairo è la prima volta, per il Torino e i suoi tifosi un film già visto in cento occasioni. Per sopravvivere, bisogna vendere: lo fanno più o meno tutti. In granata però ha un altro sapore. Perchè sotto metà Molenon è facile vedere talenti e ancor più che mettano radici. Quando li scopri, ti accorgi che sono già stati ceduti. La storia del Toro è piena di ferite mai cicatrizzate. Farci il callo, non significa smettere di soffrire. Affezionarsi, il solito sbaglio. Benvenuto fallimento cimminelliano: almeno non si è vista gente come Quagliarella o Acquafresca passare dall’altra sponda del Po a suon di milioni.

Ora si ricomincia. Avanti con Dzemaili: troppo bello averlo riscattato dal Bolton per meno di due milioni. Gioia effimera: sarà ceduto per otto milioni. Come dar torto al Toro, appena retrocesso? E a Cairo, che in B perderà venti milioni? O Dzemaili, o Bianchi: dalla cessione di uno dei due non si scampa. Meglio il primo, pagato poco e rivenduto quattro volte tanto. Economicamente, un’operazione impeccabile. Fiorentina, Udinese e adesso Palermo: gli avvoltoi volano basso. Che l’asta abbia inizio. Il popolo granata ha sopportato la cessione di Lentini al Milan dopo aver perduto la finale di coppa Uefa contro l’Ajax senza sconfitte nel 1992) ed ha metabolizzato l’ultima bandiera Balzaretti in maglia bianconera. Con Dzemaili sarà una passeggiata. L’ultima offerta è del Palermo: «Ci piace molto, prima però dobbiamo vendere», a denti stretti Zamparini.
Il gioco al rialzo conviene al Toro: chi vuole il gioiellino deve pagarlo. Anche il viola Corvino bracca il mediano: cinque milioni per la metà. Pozzo aspetta il denaro del Real Madrid per D'Agostino per dare l’assalto. Foschi non ha fretta, si gode una squadra quasi fatta e aspetta l’ultimo sì, quello del Chievo per Italiano.

Francesco Manassero