Lazarevic è il Krasic granata
Bimbo. Lo chiamano affettuosamente così gli amici ed i compagni di squadra. Però, quella sua faccia da adolescente birichino in campo diventa un diavolo assatanato, che non toglie mai la gamba e stantuffa su e giù per la fascia, facendo impazzire i compagni e talvolta Lerda. Anche il Torino ha il suo zingaro di fascia destra. Come Krasic per la Juve, il granata è la nota più positiva e sorprendente di questo inizio di campionato. E’ Dejan Lazarevic, nato a Lubiana e scoperto dal Genoa quando aveva quindici anni: subito arruolato. «Il Toro è un’esperienza bellissima ed un’occasione da prendere al volo – dice – io vivo il presente e del futuro non m’interesso. Conta solo tornare in serie A». E’ scoppiato il fenomeno Lazarevic. Dalla seconda giornata contro il Cittadella, lo sloveno è entrato nel giro dei titolari e non ne è più uscito. Ha sbagliato solo la sfida di Pescara, dove peraltro il naufragio è stato collettivo. Poi, tutti complimenti: sabato scorso contro il Portogruaro è stato il più applaudito dall’Olimpico. Lerda e i tifosi stravedono per lui, ma non se ne possono innamorare: al termine della stagione il baby prodigio, arrivato in prestito, tornerà a Genova. Lazarevic non si scompone: cuore caldo, sguardo gelido. Sangue balcanico non mente. «Adesso conta solo migliorarsi, giorno dopo giorno». Se l’è messo in testa, vuole diventare famoso, anche se molto probabilmente non raggiungerà mai il livello dell’argentino Messi, il suo modello, né di Ronaldinho, l’idolo da ragazzino ai tempi felici in cui il brasiliano spopolava nel Barcellona. «Devo crescere in tutto, ma per prima cosa nel tiro a rete». Obiettivi chiari e volontà di ferro. Lazarevic ha scritto il decalogo del futuro campione: certo, non gli basta aver vinto l’anno scorso lo scudetto con la Primavera del Genoa. E’ sempre il primo ad arrivare e l’ultimo a varcare i cancelli della Sisport. Vedere per credere. Con il berretto in testa, l’i-pod nelle orecchie dove rimbombano i bassi dell’ hip hop, torna a casa a piedi. Sono tre isolati, dalla Sisport: «Così sono più vicino e arrivo prima al lavoro». I risultati del suo impegno sono già evidenti. Il 28 agosto ha debuttato in granata giocando l’intera partita a Cittadella. Il 3 settembre ha risposto alla prima chiamata della nazionale slovena Under 21. Da tre partite, è sempre titolare nel Toro, dove in tutto ha già giocato 402 minuti. Per fargli posto, Lerda ha accentrato Iunco alle spalle di Bianchi. E pensare che quando è arrivato era dietro a Stevanovic e anche a Cofie, il suo compagno l’anno scorso nella Primavera del Genoa campione d’Italia. Ha sorpreso tutti. Ma non se stesso.