Il testamento calcistico di Bearzot servirebbe proprio a questo Torino
Dieci anni fa ci lasciava Enzo Bearzot che guidò l'Italia a vincere il Mondiale di Spagna del 1982 e che giocò nel Torino dal 1954 al 56 e poi dal 1957 al 64 e che nel club granata mosse anche i primi passi da allenatore prima come preparatore dei portieri e poi come assistente di Nereo Rocco e successivamente di Edmondo Fabbri. Nel ricordarlo Gigi Garanzini, che oggi su La Stampa lo definisce un uomo perbene, galantuomo, hombre vertical. riporta anche il testamento calcistico del “Vecio”-
“Il suo testamento calcistico lo affidò ad un libro - scrive Garanzini -. Dove scrisse di suo pugno: «La mia Nazionale è nata come un'orchestra jazz, una delle grandi passioni della mia vita. La batteria che dà i tempi di fondo, come il regista detta le cadenze di gioco, il sax è il fantasista, il contrabbasso il libero capace di difendere ma anche di offendere, la tromba il goleador. Tu che dirigi devi farlo in funzione dell'assolo del solista, perché è quello che ti mette i brividi e ti fa vincere le partite»”.
E pensando al Torino di oggi non si può che dire: servirebbe proprio a questo Torino che chi ha in mano le sorti della squadra prendesse spunto dalle parole di Enzo Bearzot, attualissime anche nel calcio odierno.